MARCO PALMEZZANO E LE SUE OPERE
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inamente invaghito dell'arte prediletta, a cui consacra la maggior parte degli affetti e tutta
l'operosità di una vita lunghissima.
Attenendoci anche noi alla iscrizione [Marcus Palmegianus noi), forai. Me. semetip. pinxii
oda. («'taf. sxftc. Anno 1536.] che ancor si vede sulla cornice del bellissimo ritratto (tav. I)
dipinto da sè stesso, secondo gli storici del Seicento, mentre aveva ottantanni, o secondo
un illustre critico moderno, il Venturi, dal suo concittadino Francesco Menzocchi, 1 veniamo
a conoscere l'epoca della sua nascita che cade appunto nel 1456.
Nacque egli adunque dal menzionato Antonio Palmezzano e da Antonia di (raspare
Bonucci, nobili entrambi. 2
Da chi però apprendesse le prime nozioni dell'arte non è facile dire poiché documenti
che ciò asseriscano non ne rintracciammo, nè altro ci occorse di vedere nelle scarse me-
morie scritte intorno a lui ; come pure nulla trovammo circa la sua vita famigliare per
quante ricerche si tentassero nelle cronache del tempo e negli storici locali del Seicento
e Settecento. Dalle accennate tavole genealogiche di famiglie illustri forlivesi, si rileva
soltanto il nome dei genitori, dei fratelli, dei figli Fabrizio e Pamfìlo e quello della madre
loro, Maria di Giorgio, morta nel 1533.
II.
Avanti di congetturare chi possa essere stato il suo primo maestro, o, meglio, a quali
opere siasi ispirato ne' suoi primi anni, non sarà inopportuno dare uno sguardo all' ambiente
artistico, alle condizioni, cioè, di allora, rispetto all' arte pittorica in Forlì, e conoscerne
i suoi cultori. E poiché nessuno prima di noi pensò di raccogliere in poche pagine le
notizie dei pittori locali, permetta il lettore che ci accingiamo a farlo noi in forma siste-
matica e concisa.
Anche in Forlì la rifioritura dell'arte si manifesta, sebbene con intervalli, sin dai tempi
di Giotto. Giotteschi infatti sono gli artisti Guglielmo Organi e Baldassarre Carrari il
Vecchio. Seguono poi un Lattanzio, un Pietro Giacomo ed un altro Pietro Gentile da Forlì.
Ma tutti costoro non proclameremo grandi maestri, la cui operosità in patria basti ad
imprimere nell'arte pittorica del luogo un carattere di continuità, dall'uno all'altro artista,
da dover riconoscere nell'opera loro la fondazione di una scuola forlivese. Essi non furono da
tanto: vi si oppose certamente la mediocrità dell'ingegno di alcun di essi, fatta forse ecce-
zione del valoroso Carrari, e la vita randagia degli altri, spesa al servizio di maestri in
quel tempo più o meno noti in Italia ; maestri che essi seguivano in qualità forse di gar-
zone, nelle peregrinazioni loro non sempre liete, nè sempre feconde. Ond' è proprio inutile
aggiungere, per la nostra storia, che il Palmezzano, nato nel 1456, quando, cioè, anche
gli ultimi di que' suoi concittadini eran vecchi o morti all'epoca della sua giovinezza, nulla
potè avere di comune con loro. Quindi non è ardito affermare come su nessuno di essi,
appartenenti a questo primo ciclo di pittori forlivesi, debbasi cercare la benché menoma
influenza diretta sulla sua prima educazione nell' arte. 3
Ma un' altra schiera di valorosi, d'ora innanzi non mai interrotta, e che giustamente
diede il nome alla scuola forlivese, comincia coli'Ansuino da Forlì, il rude campione della
scuola toscana in Romagna, nel Quattrocento. E da questo punto veramente si dovrebbe
scrivere che si apre il più importante ciclo di pittori forlivesi, chiusosi dopo circa un secolo
1 Si vegga E. Calzini, F. Menzocchi, pittore forlivese,
Forlì, tip. Dem., 1894, p. 12 e seg.
2 Tavole genealogiche di famiglie illustri forlivesi,
ms. presso la Biblioteca A. Saffi, Forlì.
3 Per questi artisti, che operarono dalla prima
metà del secolo xiv alla prima del secolo successivo,
rimandiamo il lettore alla nostra Appendice, ove di
essi diamo quelle poche notizie biografiche ed arti-
stiche clie ci fu dato di raccogliere.
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inamente invaghito dell'arte prediletta, a cui consacra la maggior parte degli affetti e tutta
l'operosità di una vita lunghissima.
Attenendoci anche noi alla iscrizione [Marcus Palmegianus noi), forai. Me. semetip. pinxii
oda. («'taf. sxftc. Anno 1536.] che ancor si vede sulla cornice del bellissimo ritratto (tav. I)
dipinto da sè stesso, secondo gli storici del Seicento, mentre aveva ottantanni, o secondo
un illustre critico moderno, il Venturi, dal suo concittadino Francesco Menzocchi, 1 veniamo
a conoscere l'epoca della sua nascita che cade appunto nel 1456.
Nacque egli adunque dal menzionato Antonio Palmezzano e da Antonia di (raspare
Bonucci, nobili entrambi. 2
Da chi però apprendesse le prime nozioni dell'arte non è facile dire poiché documenti
che ciò asseriscano non ne rintracciammo, nè altro ci occorse di vedere nelle scarse me-
morie scritte intorno a lui ; come pure nulla trovammo circa la sua vita famigliare per
quante ricerche si tentassero nelle cronache del tempo e negli storici locali del Seicento
e Settecento. Dalle accennate tavole genealogiche di famiglie illustri forlivesi, si rileva
soltanto il nome dei genitori, dei fratelli, dei figli Fabrizio e Pamfìlo e quello della madre
loro, Maria di Giorgio, morta nel 1533.
II.
Avanti di congetturare chi possa essere stato il suo primo maestro, o, meglio, a quali
opere siasi ispirato ne' suoi primi anni, non sarà inopportuno dare uno sguardo all' ambiente
artistico, alle condizioni, cioè, di allora, rispetto all' arte pittorica in Forlì, e conoscerne
i suoi cultori. E poiché nessuno prima di noi pensò di raccogliere in poche pagine le
notizie dei pittori locali, permetta il lettore che ci accingiamo a farlo noi in forma siste-
matica e concisa.
Anche in Forlì la rifioritura dell'arte si manifesta, sebbene con intervalli, sin dai tempi
di Giotto. Giotteschi infatti sono gli artisti Guglielmo Organi e Baldassarre Carrari il
Vecchio. Seguono poi un Lattanzio, un Pietro Giacomo ed un altro Pietro Gentile da Forlì.
Ma tutti costoro non proclameremo grandi maestri, la cui operosità in patria basti ad
imprimere nell'arte pittorica del luogo un carattere di continuità, dall'uno all'altro artista,
da dover riconoscere nell'opera loro la fondazione di una scuola forlivese. Essi non furono da
tanto: vi si oppose certamente la mediocrità dell'ingegno di alcun di essi, fatta forse ecce-
zione del valoroso Carrari, e la vita randagia degli altri, spesa al servizio di maestri in
quel tempo più o meno noti in Italia ; maestri che essi seguivano in qualità forse di gar-
zone, nelle peregrinazioni loro non sempre liete, nè sempre feconde. Ond' è proprio inutile
aggiungere, per la nostra storia, che il Palmezzano, nato nel 1456, quando, cioè, anche
gli ultimi di que' suoi concittadini eran vecchi o morti all'epoca della sua giovinezza, nulla
potè avere di comune con loro. Quindi non è ardito affermare come su nessuno di essi,
appartenenti a questo primo ciclo di pittori forlivesi, debbasi cercare la benché menoma
influenza diretta sulla sua prima educazione nell' arte. 3
Ma un' altra schiera di valorosi, d'ora innanzi non mai interrotta, e che giustamente
diede il nome alla scuola forlivese, comincia coli'Ansuino da Forlì, il rude campione della
scuola toscana in Romagna, nel Quattrocento. E da questo punto veramente si dovrebbe
scrivere che si apre il più importante ciclo di pittori forlivesi, chiusosi dopo circa un secolo
1 Si vegga E. Calzini, F. Menzocchi, pittore forlivese,
Forlì, tip. Dem., 1894, p. 12 e seg.
2 Tavole genealogiche di famiglie illustri forlivesi,
ms. presso la Biblioteca A. Saffi, Forlì.
3 Per questi artisti, che operarono dalla prima
metà del secolo xiv alla prima del secolo successivo,
rimandiamo il lettore alla nostra Appendice, ove di
essi diamo quelle poche notizie biografiche ed arti-
stiche clie ci fu dato di raccogliere.