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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. IV
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Calzini, Egidio: Marco Palmezzano e le sue opere, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0318

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276

IRIDIO CALZINI

Resta l'altra questione intorno ai ritratti di Girolamo e di Caterina. Certo i linea-
menti che- cii loro ci lasciò il Palmezzano, in questo trittico, appalesano evidenti e sostan-
ziali differenze di contorni e di forme con quelli raffigurati nella famosa lunetta nella
prima cappella della stessa chiesa. Infatti, quello di Girolamo Riario che nella lunetta
(tav. IV) si presenta con la barba piena e divisa a due punte, è calvo sul cranio; in questo
del trittico lo vediamo invece identico a quello stesso dipinto dal Melozzo nell'affresco
rappresentante Sisto IV che propone il Platina alla Prefettura della Biblioteca Vaticana, con
il medesimo profilo, gli stessi capelli castagni, lunghi, abbondanti e leggermente scendenti
sulla fronte. Così notevoli differenze abbiamo nel ritratto di Caterina, la quale apparisce
assai più bella e di forme più regolari nell'affresco della lunetta che non in questa tavola
del Palmezzano. Quali de'due il più vero? Non lo sappiamo; diciam solo, per venire a
una conclusione, che, anche a non volere tener conto delle parole dello storico forlivese,
il quale fin da due secoli e mezzo a questa parte, accennava già a questo trittico con i
ritratti dei Riario-Sforza, noi crediamo di avere esposte ragioni non senza valore per rite-
nere, fino a prova contraria, che essi ragionevolmente debbano essere i veri, non diciamo
gli unici, i veri ritratti loro. Quindi anche la nostra datazione del trittico, sino a prove
più sicure per negarlo, deve essere ritenuta giusta.

Meno notevole del trittico di San Biagio, ma similmente con qualche carattere umbro,
è la tavola (n. 197) della regia Pinacoteca di Brera, ove è rappresentata la Natività di
Cristo (1.25 X 1.51. E il primo quadro ove si nota, senza rendercene troppa ragione,
qualche influenza anche del Francia. In alto sono tre angioli portanti un cartello ; in basso
a destra, due pastori che s'avviano verso il presepio costituito, a sinistra, da un tempio
diroccato, mentre un pastore guarda dietro dai rottami. Il Bambino, che lo si direbbe
peruginesco, appoggia il capo sopra un manipolo di spighe, e ne tiene una in mano ; sotto
di lui è un cartellino, fisso in un ramo tronco, con le parole Marchus Palmizanus — Foro-
liviensis — fecit MCCCCLXXXXII.

Nelle decorazioni dei pilastri su campo d'oro, è dell'identico gusto d'altri suoi quadri
in cui sono arabeschi; nello sfondo, i monti dell'Appennino romagnolo, con piccole figure
di persone a cavallo che corrono su piccoli sentieri e di gente che lavora. Assai diverso
per composizione e forme è l'altro nella stessa Galleria classificato col n. 185. Esso appar-
teneva alla Confraternita di Valverde di Forlì e misura m. 1.70 X 1-56. La Madonna seduta
in trono col Bambino è attorniata dai Santi Giovan Battista, Paolo, Domenico e Maria
Maddalena, indietro, sulla cima di un paese montuoso, è un castello; il piano su cui
stanno le figure è formato da un pavimento a quadrelli di marmo; sotto, in una sola linea,
si legge : Marclius . Palmizanus . Foroliviense . fecerunt (sic) MCCCCLXXXXIII. Questa leg-
genda, in bel stampatello classico, potrebbe ben essere contemporanea, anzi è da notarsi
che la scrittura è identica a quella dipinta nella striscia bianca tenuta dal San Giovanni:
Ecce Agnus Dei, ecc. Alla fine del nome e della data è il suo monogramma. Il trono è
formato da un'ampia sedia, ricca d'ornamenti, sollevata dal piano per mezzo di una base
di forma pentagonale, anch'essa riccamente decorata. Anche qui, dietro la Vergine è una
tenda. Il Bambino, in piedi, in atto di benedire, è sostenuto con ambo le mani dalla
Madre che lo appoggia sulla coscia sinistra. Belle le teste dei Santi Pietro e Domenico ;
il San Giovanni è inferiore alle figure consimili del Palmezzano e a noi non pare, come
fu osservato, ch'essa ricordi la maniera di Giovanni Santi, il quale se per dolcezza e sen-
timento uguaglia il Palmezzano, e nel tocco delle carni lo supera, non così può dirsi
rispetto alle forme ove riesce talvolta più secco e nei panneggiamenti forse meno ricco
e meno grandioso.

Il tipo della Maddalena (tav. V) si scosta affatto dal tipo muliebre, abituale al nostro
artista, e alcune altre figure si presentano qui più rigide e impacciate del solito; epperò
sorse a taluno il dubbio che questo quadro e l'altro al n. 11)7 non siano dello stesso
autore; mentre invece, malgrado la data 1492 (la quale potrebbe essere stata ridipinta), è
 
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