Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Your session has expired. A new one has started.
Metadaten

Archivio storico dell'arte — 7.1894

DOI issue:
Fasc. IV
DOI article:
Calzini, Egidio: Marco Palmezzano e le sue opere, [2]
DOI Page / Citation link: 
https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0331

DWork-Logo
Overview
loading ...
Facsimile
0.5
1 cm
facsimile
Scroll
OCR fulltext
MARCO PALMEZZANO E LE SUE OPEEE

289

carattere profondamente umbro si attribuì un tempo al Perugino. Infatti vi si appalesano
molti caratteri ili questa scuola: figure graziose, dolci: bella la Maddalena die conserva
i lineamenti muliebri abituali dell'artista: interessantissimo il San Giovanni il cui atteg-
gia mento ricorda a taluno la prima maniera di Raffaello; perfette le estremità di questa
figura, la quale, insieme alle altre, che molto ben colorite ed armonizzate, spiccano assai
distinte, sul paese dai monti azzurri, sul cielo luminoso. Nel paesaggio i soliti alberetti sottili
un poco ischeletriti, e varie figurine sedute o pei sentieri della campagna rocciosa. 1

Il Milanesi lo giudica del 1500, e scrive che una tavola consimile la possiede il nego-
ziante signor Giuseppe Vallardi, di Milano, nella propria Galleria, col nome del Palmezzano
e la data del 1631. Noi non l'abbiamo veduta, la tavola del Vallardi, ma ne diamo notizia
stando alla asserzione dell'illustre critico toscano. 2

* *

Coloro che male giudicarono il nostro artista dovrebbero conoscere, oltre che la superba
tavola di Faenza, anche quella che fino ai nostri giorni si attribuì al Melozzo, perchè
portante la scritta di Marciai* de Melotius foroliviensis facehat. Opera degna di un artista
di prim' ordine per vigoria e potenza di colorito, per la singolare bellezza delle figure, per
la verità del paese e per la profonda conoscenza della prospettiva. E la glorificazione di
Sant'Antonio abate: vestito di un manto verde, scurissimo, coperte le mani di candidi
guanti e con la mitra bianca listata d'oro in testa, siede il santo sur Tina sedia posta
sopra un piedistallo, in atto di benedire, mentre ha la sinistra mano sopra un libro aperto,
poggiato sul ginocchio, nel quale si legge: VB1. EEAS . BONE . IESV . VB1 . ERA . ecc.,
col resto della leggenda in carattere più piccolo. In piedi, a destra è San Giovanni Bat-
tista e a sinistra San Sebastiano. Quest'ultimo poggia sopra uno dei pilastri ornati da can-
deliere su fondo d'oro, pilastri che sostengono un arco decorato, sotto cui è seduto il santo
vescovo, e dietro il quale scende, dalla spalliera della sedia, l'abituale tenda rossa. Un bel
cielo azzurro, chiaro, e piccola parte di paese ai lati, magistralmente coloriti, danno maggior
rilievo ai personaggi del quadro. Nel piedistallo, terminante in tre zampe di leone, è il
cartellino col nome dell'artista; più sotto vedesi lo stemma della famiglia Ostoli.

Nel Museo bolognese c' è una tavola di Lorenzo Costa, che per la composizione e
disposizione delle figure ricorda questa del Palmezzano. Nel mezzo è pure seduto un santo
vescovo, San Petronio, con ai lati San Francesco d'Assisi e San Tommaso d'Aquino. Quella
però non può aver suggerito questa del pittore forlivese, più bella, più ricca, nell'archi-
tettura e nella ornamentazione, della tavola del Costa; il quale, del resto, la dipinse dopo,
e cioè nel 1502. L'artista ferrarese adopera pel trono semplice, povero, la stessa forma;
ma come base vi pone un dado rettangolare, con cornice incassata, e sotto un gradino
sottilissimo. Anche qui dietro la figura principale è una tenda. Notevole è il piegare di
quel maestro: solenne nell'atteggiamento delle sue figure, ma secco e duro nelle estre-
mità, sempre troi^po sottili.

In questa del Palmezzano (tav. X), la figura del Battista è di gran lunga superiore

1 Nel cartellino di questo quadro si legge ancora :
"Visse il Palm., fra il 1492-1537 „ ! Il polizzino è
proprio ni piedi della croce; nel paese è una città
turrita, piuttosto grande, che si perde poi a sinistra
dietro le piante.

La tavola, proveniente dalla chiesa di Monte
Oliveto presso Firenze, fu trasportata nella Galleria
nel 1S11. l'ini bella incisione di essa, sul rame, fatta

Archivio storico dell'Arte - Anno VII, Fase. IV.

da Domenico Gandini, si vede nel fascicolo 48° della
grandiosa opera la Galleria di Firenze, pubblicata ivi
nel 184;ì; alla quale pubblicazione rimandiamo il
lettore che desiderasse una più ricca e dettagliata
illustrazione del lavoro.

- La Galleria Vallardi essendo stata venduta in
più tempi, inni sapremmo dire <>gi;'i ove detta ta-
vola possa trovarsi.

8
 
Annotationen