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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. V
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Calzini, Egidio: Marco Palmezzano e le sue opere, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0382

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MARCO PALMEZZANO E LE SUE OPERE

339

(vedi la bella composizione a tav. IV) e molta parte della cupola ideata, disegnata e
lasciata incompiuta dal suo grande maestro.

Sulla colonna centrale della parete sono gli avanzi di un cartellino nel quale scorgonsi
ancora le traccie del nome del Palmezzano e la data che pare debba leggersi : Mccccc,
seguita dal solito monogramma. Da essa si deduce come la decorazione della cappella
dovesse essere interrotta per cinque o sei anni all' incirca, e cioè dalla morte del Me-
lozzo (1494), al cadere del sec. xv. La prima cagione di tanto ritardo dobbiamo attribuirla
all'uccisione di Giacomo Feo, il favorito castellano di Caterina, il quale, come narra il
Cobelli, contemporaneo, fu ucciso adi 27 del mese di agusto, Vanno 1495;1 e per la cui morte
Caterina oltrepassò i limiti della più severa giustizia. Il Bernardi, l'altro cronista della
famiglia Eiario-Sforza, descrivendone i funerali, dice che furono fatti nella cappella attigua
a quella degli affreschi, nella cappella cioè dedicata a San Bernardino, ov' è il monumento
a Barbara Manfredi; 2 la qua! cosa avvenne forse per essere la cappella degli Ordelafn,
poi Feo (oggi con lo stemma Bonucci), ingombra tuttavia col ponte del pittore.

Li seguito, più forte ragione dell'abbandono del lavoro potremmo trovarla nella venuta
in Forlì del duca Valentino (gennaio 1500), ma allora bisognerebbe supporre che l'artista
continuasse le pitture anche dopo la partenza di Caterina, e per ordine di lei ; ma questa
supposizione ci obbligherebbe a spostare la data dell'affresco, che non si sarebbe potuto
finire prima dell'anno 1501. Noi invece, seguendo il bene informato Scannelli, il quale dice
che i dipinti furono eseguiti dal Palmezzano per ordine di Caterina, 3 troviamo più vero-
simile che l'ordinazione per la continuazione dei lavori sia stata data a questo maestro
non molto tempo dopo la morte di Giacomo Feo, e che alla venuta del Valentino, tutti
gli affreschi, compresi quelli delle pilastrate e le altre decorazioni, fossero già terminati,
rimanendo così la data d'esecuzione, anche della parete, tra il 1499 e il principio del 1500.

Per cui erra il Milanesi quando attribuisce tale lavoro al 1505, attenendosi forse alla
Guida del Casali.

Intorno ai pregi della pittura riportiamo qui, brevemente, il giudizio dei signori Crowe
e Cavalcaselle; i quali scrivono che la prospettiva vi è vera, buona la distribuzione delle
figure, sempre giusta e conservata anche nelle singole parti ; ne deplorano, infine, il cattivo
stato di conservazione 4 e la dichiarano, sotto molti aspetti, un'opera preziosa. Lo Schmarsow
vi nota le belle qualità dell'artista, la forza del colorito e la sicura padronanza del disegno
prospettico. Noi aggiungiamo che in tutto il resto del lavoro, e cioè nell' invenzione e
decorazione delle pilastrate, ne' fregi, nelle cornici si appalesa il Palmezzano artista di
molta esperienza, fondato nella prospettiva e nell'architettura ; 5 ricco nei grotteschi e nei
dettagli; duro però e angoloso ne'contorni, ma sempre proporzionato, ben scolpito, corretto.

Le tristissime condizioni — alludiamo alla parete da gran tempo piena di incisioni,
specie inferiormente ■ nelle quali si trova un lavoro di tanto pregio ci fanno pensare
con desiderio ad altre pitture a fresco dello stesso Palmezzano eseguite circa alla stessa

1 Cobelli, Cronaca, p. 381.

2 Bernardi, Cronaca, f'ol. 301, verso " e fu in la
capela di Sani Bernarcline dove fu sepelite M.a Bar-
bara zia moie del nostre S.e Pine. „

3 Scannelli, op. cit., p. 223.

4 Sino al 1880 l'acqua penetrava dal di fuori su-
gli affreschi della cupola, con quanto vantaggio del-
l'insigne pittura è facile immaginare. In quello stesso
anno fu riparato il tetto e dal Muzio restaurati i
dipinti di tutta la cappella, oggi tenuti con molta
cura e dichiarati monumento nazionale.

h Che sia stato valente e profondo conoscitore
dell'architettura, e che ne facesse altresì professione,

ce lo attesta un concorso promosso in Forlì nel 1521,
tra i più rinomati architetti del luogo, per il dise-
gno dell'Ospedale e chiesa di San Michele, dirim-
petto alla chiesa di Sant'Ambrogio; convento e
chiesa da gran tempo però soppressi.

Tra i competitori di Marco, il Marchesi (p. 668)
che attinge dalle cronache del tempo, cita un Cri-
stoforo di Fiore Bezzi, un Sigismondo Ferrarese,
maestro delle Scuole pubbliche, geometra insigne et
astrologo, un Ser Paolo G-uerrini ed un Girolamo Al-
bicini, nobili forlivesi e fratelli della Compagnia di
San Michele.
 
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