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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. V
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Calzini, Egidio: Marco Palmezzano e le sue opere, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0384

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341

e il verde, chiari, nel manto e nell'abito del mistico monarca, ci mostrano indubbiamente
la tavolozza del Palmezzano.

Ed è proprio peccato che anche questa unica parte rimasta della cappella, forse anti-
camente tutta coperta dai dipinti del bravo allievo del Melozzo, siasi resa da tanti anni,
così poco godibile per le larghe e lunghe strisce bianche che la attraversano per ogni parte.

XI.

Volgevano tristi giorni pei principi di Forlì ali1 entrare del xvi secolo. Caterina Sforza
vinta dal duca Valentino, il 12 gennaio 1500, è nella primavera condotta prigio-
niera in Castel Sant'Angelo in Roma: la patria del pittore caduta in mano d'altri stra-
nieri, in mezzo a nuove lotte e tristissime contingenze ; tumidi è da credersi che poco
favorevoli si presentassero que' giorni anche al Palmezzano che Caterina, da qualche anno,
nobilmente serviva. Egli infatti abbandona pel momento la sua città prediletta e si ritira,
forse con tutta la famiglia, nella vicina Castrocaro ; poi nelle Marche, a Materica, ove di-
pinge uno de' suoi più belli lavori ; ma nel 1505 lo troviamo ancora in Romagna, a Faenza.
Frattanto a Castrocaro eseguisce varie pitture tra cui due pale d'altare per la Chiesa mag-
giore. Di queste due pitture quella che ancora oggi si ammira è molto deperita, e si con-
serva nella stessa chiesa di San Francesco, nel primo altare a destra per chi entra. In
origine non occupava quel posto ma vi fu collocata perchè meglio illuminata e all'asciutto,
1' 11 aprile 1892, quando il Governo dovette sequestrarla ad un signore di Rimini che per
lire 4000 l'aveva comperata dal patrono della vecchia cappella, che d'accordo col defunto
parroco, gliela aveva venduta nel 1882.

Nella parte centrale dell'ancona, ai lati della Vergine, stanno due santi in piedi. La
Madonna seduta sostiene sulle ginocchia il Bambino Gesù che per la prima volta in questo
divoto maestro, riscontriamo al petto della madre, poppante, mentre guarda lo spettatore.
A dritta è Sant'Antonio con un libro chiuso, rosso sulla destra ed il giglio sulla sinistra:
dall'altra parte è Sant'Agostino. Il tipo di quest'ultima figura è affatto nuovo nel pittore
forlivese: non è più il caratteristico vecchio mitrato che si riscontra ogni tanto, ma sib-
bene quello di un uomo ancor giovane e robusto, dalla barba castagno-grigia, divisa in
due, i cui lineamenti belli sono vigorosamente disegnati e coloriti: veste, oltre la mitra
bianca orlata d' oro in capo, una mozzetta scura sopra il piviale rosso-rosa. Le candelliere
in gran parte coperte dalle figure somigliano perfettamente a quelle nel Sant'Antonio
della famiglia Ostoli. Belle in generale le teste nobili e grandiose. Peccato che il manto
della Vergine sia guasto affatto, forse perchè malamente ritoccato; come deperita è tutta
la parte inferiore del quadro e più specialmente il lato vicino ai piedi del Sant'Antonio.
Nel fregio che adorna la base del trono leggesi questa scritta :

VT. FIETIET. MANDAVIT. MAGI
EIVS. VXOR. PRO. SVA. ET. SVOEVM.
DTE NOVEMBRIS.

Nel sott'altare mancano le tavolette. Nella lunetta è figurato il Presepio. Il putto, nel
centro, è riscaldato dal bue e dall'asino posti al di là di uno steccato dentro la capanna:
alla destra del Bambino è San Giuseppe seduto, appoggiato al bastone, il quale ha molta
parentela col San Giuseppe nella Natività che è a Brera, e con l'altro a Rontaiia, mi-
gliore di quello, eseguito molti anni dopo. Questa figura caratteristica nel Palmezzano ri-
corda anche la figura dello stesso santo, di Lorenzo di Credi nella sua Sacra Famiglia
nella Galleria Pitti a Firenze (351) specie nel colore del manto. Dall'altra parte vedesi la

Archivio dorico dell'Arie - Anno VTT, Fase V. 4

HOC. OPVS. EECIT. FIERI. ATQ.
STER. THOMAS. ET. DNA. IVLTANA
SALVTE, ANO D. MD-VI

Marchìis PaImezanus
pictor forolivicnsis
faciebat
 
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