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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. V
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Calzini, Egidio: Marco Palmezzano e le sue opere, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0385
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■n-2

EGIDIO CALZINI

Vergine genuflessa, a mani giunte, e in atto di adorazione. Sopra la capanna è un angio-
letto, nel paese è una figurina in piedi che si volta a guardare il presepio. Questo mezzo
tondo, come il resto dell'ancona ha estremo bisogno del riparatore e la raccomandiamo
all'attenzione del Governo. 1

Fa meraviglia come una si bella tavola non si trovi descritta dal Casali che ne ri-
cordò pure un'altra del Palmezzano, eseguita per la stessa chiesa cinque anni dopo e cioè
nel 1505. Anzi egli scrive, ed il Milanesi ripete, che questa seconda tavola si trovava
presso il signor Pellegrino Brunetti di Forlì, raccoglitore di quadri antichi. In nota ne
riportiamo l'intera descrizione, 2 aggiungendo qui ch'essa veramente stette al culto in
San Francesco di Castrocaro fino al 1831, come risulta da un rescritto della Curia vescovile
di Forlì in data 7 ottobre di quell'anno. In quell'epoca fu levata alla chiesa e consegnata
ai signori Paganelli, patroni della cappella, i quali poi nello stesso tempo la vendettero,
molto probabilmente al ricordato antiquario Brunetti, dacché il Casali lasciò scritto di
averla veduta presso di lui. Oggi pur troppo a Forli non esiste più tale pittura.

Una lunetta simile, Dio-Padre circondato da una gloria di Serafini, e rispondente alla
descrizione della tavola accennata dal Casali, è in casa del signor Liguorio Fornasari di
Forlì: che sia quella proveniente dall'ancona posseduta dal Brunetti?

*
* *

Tutta una schiera di amatori e d' intelligenti del principio di questo secolo continuò
ad attribuire, sino a pochi anni addietro, a Marco Melozzo degli Ambrosi una tavola di-
pinta nel 1501 dal suo allievo. Alludiamo alla insigne pittura di Matetica (Tav. XI), nel
terzo altare a sinistra di chi entra nella chiesa di San Francesco. Primo a cogliere nel
segno fu, se non erriamo, il Cavalcaselle, il quale dopo di avere riscontrati in essa tutti
i caratteri del Palmezzano potè con sicurezza proclamare esatta la datazione del quadro,
secondo il cartellino dell'artista lasciato nella base del trono, con la scritta: MARCVS.
DE MELOTIVS. FOEOLIVIENSIS. FATIEBAT. AL TEMPO DE FRATE ZOEZO
GVAEDIANO. MDL, scritta che taluno sospettò posteriore al dipinto per provare che il
quadro doveva appartenere al Melozzo, morto nel 1494, e che la data del 1501, essendo
apocrifa, non aveva alcun valore.

L'ancona con cornice intagliata e dorata dell'epoca, è splendida. Nella parte centrale,
ai lati del trono, stanno San Francesco e Santa Caterina. Quello ha riscontro nelle forme

1 Una cornice intagliata e dorata uguale a que-
sta della tavola in San Francesco trovasi, senza
lunetta, in Santa Maria pure di Castrocaro; essa
racchiudeva un altro dipinto del Palmezzano sparito
al tempo delle soppressioni. Non si hanno memorie
per indicare che cosa rappresentasse. (A meno che
non fosse la cornice del secondo quadro in San Fran-

* cesco venduto al Brunetti. Vedi sopra). Nel 1892
esistevano ancora le tre piccole tavolette del sofc-
t'altare: anche quelle oggi non sono più al posto.
Furono mandate a Firenze non sappiamo a quale
effetto.

2 " L' anno 1505 fece Marco per la chiesa di
Sun Francesco di Castrocaro una ben dipinta ta-
vola, nel mezzo tondo superiore della quale figurò
Dio Padre in atto di pronunciare il fiat, copia di
altra lunetta eseguita dal suo maestro, che tutt'ora,
sebbene mal concia, vedesi nella chiesa parrocchiale

di San Valeriano in Livia, poche miglia distante da
Forlì. Vi aggiunse perù bella gloria di serafini ; e
nella parte inferiore, alli fianchi di una nicchia che
lasciava vedere una nostra donna da più antico ar-
tista dipinta nel muro, collocò sotto a due arcate
li Ss. Girolamo dottore, e Francesco d'Assisi: nei
peducci delle medesime pose lo stemma di quella
terra, che è un leone d'oro in campo azzurro, e
l'altro del divoto che ordinò il dipinto, composto di
tre monti rossi con sopra un albero d'oro, avente
alla sommità una colomba con ramo verde d'olivo
nel becco; e di sotto, oltre il solito cartellino, evvi
questa leggenda :

" Hoc. opus, fecit. fieri. Petrus. Franciscus. Cor-
bici, de. Castro. Caro. prò. sua. et. suor, salute,
anno. D. M. CCCCC.V. VI. Pie Octobris. . Ca-
sali, Memorie, ecc., Forlì, 181-4. p. 8.
 
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