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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. V
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Calzini, Egidio: Marco Palmezzano e le sue opere, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0391

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348

EGIDIO CALZINI

l'artista.1 Nel medesimo tempo condusse la tavola, ricordata dal canonico Crespi, rappre-
sentante la Vergine col bambino Gesù, corteggiata da tre santi por lato: Santa Lucia.
San Bonaventura, San Girolamo ; San Lodovico, San Francesco e Sant'Antonio. Tale
opera, " magistralmente dipinta, „ come dice il Crespi, sarebbe stata venduta, sin dal 1832,
al re di Baviera per la Galleria di Monaco, insieme all'altra pittura del Palmezzano della
quale più avanti riportiamo il facsimile. La notizia di tale vendita si deduce dai citati
manoscritti del Casali, del Reggiani e del Giordani, oggi presso il conte F. Guarini. Ma
è un errore, poiché l'illustre direttore della stessa Pinacoteca di Monaco, interpellato in
proposito dal dottissimo E. Simonsfely, assicurò che in detta Galleria non si ammira del
Palmezzano altro quadro all'infuori di quello del 1513. Ad ogni modo però noi riteniamo
che le due tavole del 1508 trovinsi in qualche Galleria all' estero, non avendone notizia
qui in Italia ; e non mancheranno, speriamo, studiosi ricercatori che ce ne diano più esatto
ragguaglio. Intanto aggiungiamo che la seconda, quella che si diceva passata a Monaco,
è la famosa pittura fatta pel duomo di Forlì, " tenuta allora delle pitture moderne la
migliore „ (Vasari, Vita di Girolamo Oenga)) quella stessa cioè, che il forlivese Francesco
Menzocchi (1502-1574) " essendo fanciulletto cominciò a imitare e a disegnare da sé „ prima
di incontrarsi nel Genga, che poi gli divenne maestro.

L'anno seguente (1509) gli fu allogata la tavola della Concezione (tavola XIII), che
anche oggi si ammira nella quarta cappella a sinistra in San Mercuriale, 2 dedicata anti-
camente al Santissimo Sacramento, poi alla Concezione. Nella parte principale dell'ancona,
con cornice del tempo, è rappresentato l'Eterno Padre, circondato da graziose testine di
angeli, mentre manda alla Vergine un angioletto, il quale, inginocchiatosele dinanzi, sor-
regge una fettuccia svolazzante su cui è scritto : ... mater filii mei sine peccato originali con-
certa. La Madonna, di profilo, sta in ginocchio e a mani giunte; dietro di lei è Santo
Stefano: dall'altra parte, i Santi Mercuriale e Barbaziano. Nella lunetta è Cristo risorto,
con ai lati due mezze figure di soldati abbagliati dalla luce divina. Nei pennacchi, entro
a due medaglioni, due teste di profeti. Nel basamento dell' ancona, sotto la candelliera di
sinistra, i Santi Giovanni Gualberto e Pietro : a destra San Paolo e San Bonaventura ;
nella scansia centrale son dipinte alcune storie di Elia e la lapidazione di Santo Stefano.
Queste quattro tavolette di fattura squisita, più che lavori a olio, si direbbero miniature.
Dicemmo ancora con quanto amore e quanto fosse valente il Forlivese in questo genere
di pitture ; qui giova notare coni' egli non trascurava occasioni per dipingerne delle eccel-
lenti ; e questa è la ragione per cui non è raro trovare frammenti di sott' altare da lui
dipinti in diverse epoche: due di esse, per esempio, si vedono nella Pinacoteca di Forlì
ai numeri 111 e 112 (m. 0.58 X 0.30), la Fuga in Egitto e la Presentazione di Gesù al tempio:
altre due sono presso la vedova Martini, anche in Forlì, e rappresentano il Presepio ed
un San Girolamo ; così nell'Accademia di Ravenna sono : ancora la Presentazione al tempio
(n. 305) ed il Presepio (n. 316; ; la seconda, a dir vero, di colorito più scuro e più forte
del solito, tanto da far sospettare se convenga attribuirla alla stessa mano. Misurano
m. 0.60 X 0.33.

Proseguendo nella descrizione della pala d'altare in San Mercuriale, è da notare come
le figure del mezzo tondo si appalesano alquanto dure nelle forme, benché vigorose nel
colore; egregiamente dipinta invece la testa del santo vescovo e quella del Santo Stefano,
benché di color terreo; la Vergine, bella, grandiosa, è condotta da maestro: ricca nelle
pieghe larghe, abbondanti della veste e del manto; però nell'espressione del volto essa
ha quasi nulla di divino; vi si tradisce il ritratto più che il tipo ideale: è un profilo che

1 Milanksi, nota cit. A Dublino invece non c'è
che la tavola segnalataci dal Venturi.

2 Cronaca Albertina, pag, 114: " Eode anno (1509)
die mensis aprilis, sociefcas Corporis Xpti in Ecclesia

S. Mercurialis, promisit ducatos centos videlicit li-
bras 365 M.vo Marco q. Antonij de Palmizanis prò
faciendo imam anconam ad altare S. Mercurialis. „
 
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