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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. V
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Calzini, Egidio: Marco Palmezzano e le sue opere, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0395
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i

352 EGIDIO CALZINI

XIII.

Sino al 1513 non abbiamo altri lavori firmati dal Palmezzano; ma non per ciò devesi
supporrò ch'egli durante questi tre anni, abbandonasse del tutto i pennelli. Pensando in-
vece all'età sua, che allora si avvicinava alla settantina, si può sospettare elio qualche infer-
mità l'obbligasse al riposo privandolo del supremo godimento ch'ei traeva dal lavoro as-
siduo; oppure, essendo ciò più verosimile, le opere da lui eseguite in quel periodo di tempo
andarono perdute o scambiate sotto altro nome. Vedemmo già come simili cambiamenti
avvenissero rispetto ad alcune altre opere sue. E anche vero del resto che non mancano in
Italia, e più specialmente in Romagna, pitture dello stesso maestro rimaste senza data, ma
non perciò crediamo di dovere ascrivere alcuna di esse a questo periodo, giudicandole
almeno dai caratteri che esse presentano, di un'epoca più prossima agli ultimi anni della
sua vita. La R. Pinacoteca di Monaco, possiede, come si disse, la bella tavola (Tav. XV)
che anche il Crespi cita nella nota lettera all'Antaldi, e la descrive chiamandola una mara-
viglia. 1 Appartenne alla nobile famiglia Ercolani di Strada Maggiore (Bologna), e da
questa, si crede, sia stata venduta al re di Baviera, nel 1832.

Il marchese Albicini di Forlì possiede, dello stesso anno, due tavolette di sott'altare, hi
Natività di N. Signore, e la Presentazione al Tempio, ricche eli figure. Provengono dall'ar-
chitetto Tomba di Faenza, ma in origine pare esistessero alla Pergola, chiesa campestre
del Faentino. Misurano m. 0.32 in altezza e m. 0.62 in larghezza. Nel piccolo pilastro che
è in mezzo alla Presentazione è scritto : Dnus Vincentius fieri fecit a. M0CCCCCXHI. Nella
figura della Madonna è perfettamente conservato il tipo muliebre riscontrato in tante altre
tavole del Palmezzano dipinte in principio del secolo xvi.

A quale quadro d'altare, queste due tavolette, avranno esse appartenuto? Crediamo di
non esser lungi dal vero sospettando che dovessero far parte della grande tavola dogli
Ercolani. già sull'altare di una chiesa di Romagna e portante la stessa data. Ma non ci
fu possibile rintracciare il casato di tale signor Vincenzo che dovett'essere l'ordinatore del
dipinto, quegli stesso il cui stemma era costituito da una Rosa in campo bianco.

1 Una parte di tale lettera riportiamo anche noi
per mostrare come i pregi dell'artista l'ossero tenuti
in grandissima considerazione anche in quel tempo:
" Bisognerebbe ch'ella vedesse una tavola a olio,
scrive il Crespi, dipinta dal Palmeggiani, conserva-
ti ssima, che serviva per un altare d'una città di Ro-
magna, acquistata anni sono dalla nobilissima fa-
miglia Ercolani di Strada Maggiore, e che in questa
casa, fra le tante bellissime pitture, si ammira, ed
allora comprenderebbe di qual valore sia l'artefice.
Voglio descrivergliela. Rappresenta una quanto mae-
stosa, altrettanto divota Beata Vergine col suo Divin
Figliuolo in braccio, sedente in alto sopra bellissimo
piedistallo di marmo, fra una nobile architettura di
marmi frammischiati da pilastrate dorate, sopradi-
pinta con arabeschi alla chhiese, e con l'arma gen-
tilizia di chi lo lece l'are, consistente in una Rosa
in campo bianco. Quattro santi, 'due per parte di
grandezza naturale in piedi, stanno corteggiandola,
e sono un San Francesco a man destra, e un San
Pietro Apostolo colle chiavi: a mano sinistra un

Sant'Antonio Abate, e un San Paolo Apostolo colla
spada; nel piano, sedente nel mezzo sta un Angelo
sonante un violino a' cui piedi in un cartello si legge;
Marcus Palmezanus, Pictor Forolivensis, facìebat, e nel

M

forte della spada COCCO Non può essere meglio di-

XIII.

segnata questa tavola, e dipinta. Bellissime sono le
teste, le mani, i piedi: toccate mirabilmente le barbe;
piegati graziosamente i panneggi, che fanno nel
tempo istessp vedere, senza durezza, l'andamento del
nudo che ricoprono, e solo resta desiderabile che
fosse più bello e virgineo il volto della Santissima
Vergine; il tutto è accordato poi sì bene con degra-
dazione, con linimento, e con un gusto sì particolare
che è una meraviglia. „ Bottart, Lettere piti. Milano,
1812, voi. 7, p. 95.

- il bellissimo facsimile che di questo importan-
tissimo lavoro riproduciamo, dobbiamo alla cortesia
squisita dell'illustre E. Simonsfeld; al quale, anche
per ciò, esprimiamo qui la nostra più viva grati-
tudine.
 
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