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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. VI
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Gianuizzi, Pietro: Giorgio da Sebenico: architetto e scultore vissuto nel secolo XV
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0466
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GIORGIO DA SEBENI0O ARCHITETTO E SCULTORE

423

sindicis operarijs et fratribus tres columpnas lapidum eidem magistro georgio mutuatas per dictos
fratres et per eum operatas Indicto (sic) laborerio. Item dicimus sententiamus pronunctiamus (sic)
laudamus declaramus et condemnamus dietimi magistrum georgiani addandum (sic) et sóluendùm
dictis sindicis operariis et fratribus dictis nominibus valorem et extimationem lapidum habitorum
a dictis fratribus et per eum positorum in dicto laborerio. Vidélicet supra quadam parte diete
porte secundum extimationem dominorum magistrorum Indicta (sic) Arte expertorum. Item eon-
demnamus dictum magistrum georgium addandum (sic) et solvendum dictis sindicis operariis et
fratribus dictis nominibus ducatos quindecim aurj prò Interesse dictorum fratrum passo prò por-
tatura lapidum non laboratorum a portella Vsque ad dictam portam et prò deterioratone ligna-
minum armature. Abomnibus (sic) alijs vero corani nobis per dictas partes Itine Inde petitis et
maxime a lapidibus positis extra pilastros a parte exteriorj 1 contre dictum magistrum georgium
petitis et abexpensis (sic) Indicta causa factis ipsas partes absoluìmus et liberamus Mandantes
liane nostram sententiam per dictas partes Inuiolabiter observari debere sub pena et adpenam (sic)
Indicto compromisso expressam omnj meliorj modo Via Iure causa et forma quibus magis et
melius definire possumus et debemus.2

Lata data et Inscriptis sententialiter pronuntiata fuit dieta sententia laudum arbitrium et
deelaratio et omnia et singida supradicta Inter dictas partes et Indicta (sic) causa per dictos
arbitros et arbitratores et lecta per me notarium Infrascriptum de voluntate et commissione
dictorum arbitrorum ipsis prò tribunal] sedentibus ad hunc actum Inquodam (sic) banco ligneo

1 Queste pietre poste extra pilastros a parte exte-
riorj saranno state quelle che formavano gli scalini
'retondi (ora sono quadri) indicati dai due cronisti ?
A me pare che no: e riterrei invece fossero le mu-
rate rasente ai fianchi della porta come principio
di quella cortina che tra il 1859 e il 1860 ricordo
aver veduto ampliare sulla facciata ov'essa ritrovasi
per mano di soldati austriaci. Del resto : se gli sca-
lini mentovati dal Bernabei e dal Ferretti non fos-
sero stati soltanto tre o quattro aderenti alla porta,
ma tutti quelli che occorrevano a costituire l'alta
gradinata che elevavasi dalla sottoposta strada
conducente al Comune, formando in capo al suo ri-
piano, presso la stessa porta, un largo pavimento,
dove il Buglioni avvertì che si vedeva scolpito a
basso rilievo un Religioso giacente prosteso, con il volto
rimirante l'ornato supcriore come in atto di rimirare
l'opera grandiosa fatta da lui erigere; potrebbonsi loro
ammettere per giuste le somme che affermarono
siccome occorse per quelle due opere insieme riunite.
Sebbene il Buglioni non indicasse il nome del Re-
ligioso in detta guisa raffigurato, è da credere altri
non fosse, se non il P. Maestro Giovanni de Rogieri,
oppure il P. Giovanni Bigozzetti. Per questo secondo
però sembra minore la probabilità : poiché sappiamo
esser venuto a lite con Giorgio. Quel bassorilievo
invano nel 1821 fu cercato dal Maggiori. La mae-
stosa gradinata la quale, come ne avvisa la moderna
guida di Ancona, con improvvido consiglio fu tolta
in questo secolo nella speranza vana di poter tro-
vare sott'essa una sorgente d'acqua potabile per i
bisogni della città, forse di già era andata distrutta.
Può però anche darsi che lo stesso bassorilievo,
dopo essere stato per circa tre secoli esposto ad

ogni intemperie, e quel che è più, al continuo at-
trito di quanti sopra vi camminarono, rimasto neces-
sariamente del tutto o quasi consunto, o fosse stato
di lassù rimosso e chi sa dove adoperato, allor-
quando nel secolo a questo antecedente, con al-
trettanto improvvido consiglio, il pittore ed archi-
tetto fanese Francesco Maria Ciaraffoni die altra
forma all'interno della istessa chiesa e ne esiliò i
due belli monumenti sepolcrali di marmo che ora
adornano la esterna porta d'ingresso del contiguo
Ospedale Civile e l'altra interna della sua farmacia.
Prima della ricordata riforma praticata dal Ciaraf-
foni, la chiesa medesima, fondata, come ho mostrato,
sin dal 1323 col titolo di Santa Maria Maggiore e
poscia, fin da tempo non so di quanto anteriore
a Giorgio da Sebenico, denominata pur anco di
San Francesco, non dovette esser più alta della
cuspide principale che sollevasi sulla sua porta.
Un consiglio incomparabilmente più improvvido di
quelli che produssero i fatti della sua riforma e della
distruzione della sua grandiosa scalea, è stato quello
che, appunto entro il settimo decennio del nostro
secolo illuminato, ha prodotta la sua soppressione
e conversione in caserma. Eppure a salvarla da
tanta iattura se non fosser bastate le più care me-
morie di pietà e d'arte cumulatevi dallo spirito e
dall'oro anconetano per un lasso d'anni vie più che
cinque volte centenario, per quelli che ciò ordina-
rono avrebbe dovuto essere più che sufficiente un
ricordo ad essi tanto più sacro, cioè quello di avere
nel 1848 sentita ivi enfaticamente tuonare la pa-
triottica parola di frate Ugo Bassi.

2 Qui nell'originale è lasciato in bianco uno
spazio di due intiere righe.
 
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