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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. VI
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Gianuizzi, Pietro: Giorgio da Sebenico: architetto e scultore vissuto nel secolo XV
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0484

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GIORGIO DA SEBENICO ARCHITETTO E SCULTORE

441

della stessa città e della città di Umana, scelto a giudice dell'accennata lite dal legato della
Marca anconitana, ed in ogni altra lite che gli convenga di sostenere contro chicchessia
ed innanzi a qualunque Curia non meno spirituale che temporale.

Procura paulj magistri georgij lapidari}.

Die 23 mensis Junij [1487, Indizione V, Pontificato d'Innocenzo VIII]. Aduni In
apoteca (sic) mei notarij infrascripti posila ut supra 1 presentibus donipno petto Johannis tintj
et fratte peregrino ser nicolaj de scacchis de ancona testibus ad hec vocatis habitis et rogatis
Paulus filius et heres quondam magistrì georgij mathei lapicide de Sibinico Non reuocando alios
suos procuratores nec acta facta et gesta per eos sed illos potius confirmando ratificando et ap-
probando fecit constituit vocavit et legitime ordinavit ser nicolaum bartolomei de Scacchis de
ancona presentem et acceptantem suum uerum et legitimum procuratorem actorem factotem et
certuni nuntium specialem nel siquo alio nomine melius de Iure dici et censerj potest specialiter
nominatum et expressum In quadam causa quarti dictus constituens elido nomine habet siue
habiturus est seu spetat habet e 2 cum fratribus et operarijs ecclesie sancii augustinj de plano
de ancona et commi iSindicis coram Reuerendissimo Domino Domno Benincasa de benincasis
de ancona dei et apostolice Sedis gratia Episcopo anconitano et liumanensi tamquam judice
delegato In causa predicta Reuerendissimi domini legati marcine ancone3 et generaliter in omnibus
et singulis ipsius constituentis causis litibus et questionibus contra quascumque alias personas

Paolo II a soli 54 anni, il 3 del susseguente ottobre
il proseguimento della costruzione del tempio lore-
tano, con solenne istromento celebrato in Recanati
a rogito, ser Jacopo di maestro Petruccio, ivi notaio
fu affidato dal dottor Angelo da Sutri, commissario
del nuovo papa Sisto IV, a maestro Marino di
Marco Cedrino (ivi per errore è scritto de Jadrino)
veneziano : e il Fosco ci assicura che Giorgio, tor-
nato a Sebenico (avrebbe dovuto dire non fin dal 1470,
ma dal 1471) qual che ne fosse la cagione, di là più
non si mosse.

1 Cioè: " in parrochia sancti nicolai juxta rcs lau-
rentii peregrini, res ser antoniohannis Jacobi de
auximo viam publicam et alia latera. „

2 Questa curiosa frase trovasi anche in altre pro-
cure alle Liti.

3 La lite che dette occasione a questo mandato
di procura dovette certamente nascere dal non aver
Giorgio, padre di Paolo, condotto a termine la porta
della chiesa di Sant'Agostino d'Ancona, siccome
avea promesso nel contratto stipulato il 28 di giugno
del 1460. Qui non è detto chiaro chi promovesse
tal lite, ma pare che ciò facessero i frati e non già
Paolo : poiché, quando questi rilasciò il presente atto,
evidentemente la causa, che non sappiamo qual esito
avesse, era già stata accesa e si era persino desti-
nato dal legato della Marca il giudice avanti al
quale aveva ad esser trattata.

Lazzaro Bernabei nel capitolo 40 della sua Cro-
naca, così lasciò scritto : " Questo maestro Giorgio
[da Sebenico] fo quello el quale ad plenum fece la
porta degnissima de sancto Francesco de le Scale,
et el quale comenzò la porta de sancto Augustino,

Veruni morte preventus eam adimplere non potuit
unde adhuc pendent opera interrupta. „

E Landò Ferretti, cambiando ed aggiungendo sol
qualche parola, a carte 204 della propria, in questa
guisa uniformemente al Bernabei si espresse :

" Questo M. Giorgio fu egli (come di sopra di-
cemmo) che Certamente lavorò la ricca e nobil porta
del tempio di S. Frane" della Scala in Ancona e
quegli che parimt0 incominciò la porta della Chiesa di
S. Agostino, ma prevenuto dalla morte non avendola
potuta finire rimane quel opera finora imperfetta. „

Ho già accennato ai fatti che dovettero formare
la vera cagione per la quale questa seconda porta
rimase trascurata e incompleta : nè è duopo nuo-
vamente ripeterli. Se altri lavori ancora più urgenti
non avessero distratto Giorgio da essa, in più che
quindici anni (quanti ne passarono, dal giorno in cui
egli la assunse, al finir di sua vita) la morte certo
non gli avrebbe impedito di finirla. Errò adunque
il Bernabei, ascrivendo al mentovato "doloroso acci-
dente ciò che a ben altre contingenze" avrebbe do-
vuto attribuire. Ed è pur da rimproverarsi allo stesso
cronista il non aver cambiate o corrette le parole:
unde adhuc pendent opera interrupta; perchè, se dice-
van vero quando egli le scrisse, più noi dicevano,
dopo il 14 agosto 1493 in cui, come si vedrà nel
seguente documento, la stessa porta di Sant'Ago-
stino era stata data a finire ad|altri artisti; e molto
meno dopo che, ancora lui vivente (poiché la sua
Cronaca narra ancor fatti accaduti nel 1497), questi
l'avean del tutto finita o poco o punto loro mancava
a finirla. Ma assài maggior rimprovero deve farsi
al Ferretti il quale, scrivendo tanto più tardi del
 
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