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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. VI
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Calzini, Egidio: Marco Palmezzano e le sue opere, [4]
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478

i

EGIDIO CALZINI

Pietro, Girolamo, Paolo, Agostino, con due altre figure e un paggio che tiene per la briglia uno dei
tre cavalli che stanno più indietro. L'opera è molto interessante per l'epoca che rappresenta e per gli
elementi ch'essa può fornire allo studioso intorno alle sviluppo dell'arte, in Eomagna, al tempo dei
giotteschi.

Sino a qualche anno addietro il frammento non era stato assegnato a verun pittore ; oggi invece
è attribuito a Guglielmo Organi; ma chi vorrà prendersi la cura di confrontare questa bella opera
con le poche cose teste ricordate dell'Organi, ben vedrà quale differenza corra tra le pitture di questo
e l'affresco derivante dall'antica chiesa di Schiavonia. Il Cavalcaseli così ne scrive nella sua storia
della pittura (voi. 2°, p. (30). " Ci duole che più nulla rimanga di queste pitture (di Schiavonia),
tranne l'Adorazione dei Re magi in grandezza naturale, San Pietro, San Girolamo, San Paolo e San-
t'Agostino, con tre altre figure e due cavalli. 1 Queste composizioni fanno in questa parte d'Italia
più onore alla scuola di Giotto che non tutte insieme quelle del Vasari attribuite agli artisti ora
nominati (Guglielmo da Forlì, Ottaviano e Pace da Faenza). Chi vorrà darsi la briga di esaminarle
dovrà concedere, che quelle figure con quelle teste e quelle mani disegnate con tanta cura, con quel
loro panneggiamento largo e facile, danno alla composizione una certa nobiltà di carattere. Questa
opera non è finora stata assegnata a verun artista, ma la storia ricorda un Baldassarre pittore del 1354,
il quale si vuole dipingesse molto a Forlì, e il tempo in cui egli visse coincide con quello delle pitture
in discorso. „

Ma in quella stessa epoca operava anche Guglielmo, il preteso maestro di Baldassare, ci si potrà
osservare ; qual bisogno adunque di dar vita ad un' altra personalità una volta che l'artista non manca
appunto in Guglielmo Organi ? Certo che il ragionamento non farebbe una grinza se 1' opera di cui
è parola, non ci mostrasse, come dicemmo, tutt' altri caratteri da quelli che si presentano nelle opere
credute anche oggi di Guglielmo. Infatti l'importante avanzo delle pitture di Schiavonia, 2 oltre quella
certa nobiltà e correttezza di forme di cui si parla nella storia della pittura italiana, ha il pregio
altresì d' una certa grandezza ci' insieme ed una larghezza ne' panneggiamenti, ben disegnati e ben
coloriti, quali non si riscontrano affatto nelle pitture assegnate all' allievo di Giotto. Quindi caratte-
ristiche individuali spiccatissime, al tutto differenti da quelle di Guglielmo, quali ad esempio le pieghe
del manto ripiegato sul braccio, in alcuni suoi personaggi, a larghi cannoni uguali, ripetuti, ben
distinti. Così 1' artista si ripete e mantiensi quasi identico ne' lineamenti e nell'espressione delle figure
degli adulti, tra loro perfettamente somiglianti; come anche uguale trovi ne' suoi personaggi alcune
forme, quali quelle dell' orecchio, sempre di fronte e col lobo inferiore alquanto piegato. Non senza
ragione quindi scrivevamo di non poter seguire 1' opinione dell' egregio biografo del Melozzo intorno
all' esistenza del Carrari, pittore, ad ogni modo, puramente giottesco, il quale però non può essere
considerato quale maestro del grande pittore forlivese, M. Melozzo.

Il Casali lasciò scritto d' aver veduto anche una Sacra Famiglia dipinta dal Carrari, e precisa-
mente presso la famiglia del conte Benedetto Rosetti, di Forlì, raccoglitore di memorie patrie, e da
molti anni defunto. Ma noi non ne faremo per ciò solo un caso di fede, tanto più che di essa tavola
non trovammo alcuna memoria in nessun altro scrittore forlivese. Giovanni Casali ricorda anche una
piccola opera di certo Lattanzio da Forlì, da lui, come la prima, veduta in casa del conte Rosetti;
ma neppure di essa ci riuscì di saperne altro ; s quindi nulla di sicuro.

1 I cavalli, nel dipinto sono tre, non due, come
scrive il valentuomo.

2 Chissà quanti altri capi d'arte giottesca e dei
secoli xv e xvi, andarono perduti nella demolizione
della vecchia chiesa, in causa dell' ignoranza di chi
vi comandava. Tutta la chiesa era dipinta a fresco,
e persino sotto il campanile erano figure, tra cui
una Madonna, della scuola di Giotto, ed un San Mer-
curiale, anch' esso molto bello per quello che vi rima-
neva. Cosi ci narrano alcuni vecchi, allora presenti
alla demolizione del vecchio tempio. Altre poche

cose a fresco, tolte dalla stessa chiesa, si vedono
oggi nel primo riposo dello scalone che conduce
alla Pinacoteca, tra cui un San Rocco ed un San Se-
bastiano, del secolo xv, inoltrato, non senza interesse
per la storia dell'arte in Forlì. Sopra il San Rocco
è una testa di santo che deriva in modo sicuro da
quella stessa mano che dipinse il grande affresco
proveniente da Schiavonia ; avendo gli stessi carat-
teri, lo attribuiamo al vecchio Cari-ari.

3 La Galleria del conte Rosetti fu venduta molti
anni addietro, in pai'te a Roma, in parte qui e al-
 
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