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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. I-II
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Ridolfi, Enrico: La Pallade di Sandro Botticelli
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0010

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chiarissimo Muntz, di un disegno a penna del Botticelli che vedesi nella Galleria degli
Uffizi, e dell'inventario delle Collezioni dei Medici nel xv secolo; ed è un fatto che il disegno
degli Uffizi ha certo servito di norma alla figura femminile che vedesi nell'arazzo, e che,
per lo scudo ornato della testa di Medusa appeso ad un tronco d'albero, e per alcuni versi
latini che leggonsi in un rosso cartello, è dichiarata Minerva; la quale, spogliate ed appese
le armi, e tenendo con la destra l'elmo e con la manca un ramo di olivo, si avanza (facendo
germogliare fiori dietro a'suoi passi) per recare ai popoli la pace, ed i benefici suoi con le
arti che si appellan da quella.

Comunque però la retatura del disegno accenni al suo probabile trasporto in maggiori
proporzioni, ciò può render verosimile che il Botticelli abbia fatto un cartone per l'esegui-
mento dell'arazzo; ma che avesse dipinta quella rappresentazione in un quadro, del quale
l'arazzo sia copia, non può dedursi dalle parole del Yasari, nè da quelle,dell' inventario delle
collezioni medicee, che nota nella camera di Piero (di Lorenzo) un quadro di mano di
Sandro di botticello entrovi ima fighnra di pa... E se può giustamente supplirsi la parola
lasciata in tronco dall' inetto copista, col nome di Pallade, restano senza plausibile interpre-
tazione altre parole errate da lui; ma pur sempre è chiaro che la Pallade del quadro aveva
scudo e lancia, il che non si verifica nell'arazzo. Considerando poi, che se anche il Botticelli
avesse dovuto fare, per servire alla volontà del committente e forse sotto sua dettatura, un
cartone del detto arazzo, rimpinzato di una quantità di emblemi, di nastri parlanti, di un
cartello rosso che campeggia sul cielo senza alcun sostegno, risultandone un insieme che,
tolta la figura graziosa della donna, non è per fermo nè piacevole nè conforme al suo gusto
squisito, male si sapeva indursi a credere che egli avesse potuto dipingere un assai gran
quadro di quella composizione. E da tale credenza ci distoglie ora affatto il bellissimo
dipinto tornato in luce, il quale anche pel concetto e per la composizione è in tutto degno
del celebrato maestro, e giustifica appieno l'importanza che vedemmo essere stata attribuita
dal Yasari al quadro di Pallade, da lui dipinto pel Magnifico Lorenzo.

Chè se non corrisponde interamente al cenno che egli ce ne dà, per non vedervisi quei
bronconi che buttavan fuoco, e per non esser da lui invece menzionato il Centauro che
ne fa parte, può attribuirsi ciò ad un' inesattezza risultante dall'aver descritto il quadro
a memoria; e il persuade ancora il non essere i bronconi ardenti impresa di Lorenzo, ma
impresa galante del figliuolo di lui Piero, usata « per significare, dice il Giovio, che il suo
ardore d'amore era incomparabile, poiché egli abbruciava le legna verdi », e soggiunge che
« fu questa invenzione del dottissimo uomo M. Angelo Poliziano, che gli fece ancor questo
motto latino: In viridi teneras exurit fiamma medullas ».

Ma comunque sia della descrizione del Yasari, il quadro del Botticelli è là, e nessun
più lontano dubbio può nascere dell'originalità sua, e nessun dubbio che rappresenti Pallade;
ma non propriamente la Pallade greca, della quale non ha le vesti e le armi usate, bensì
la Pallade medicea, dichiarata con piena evidenza dalli anelli d'oro con incastonato un
diamante (la misteriosa impresa assunta già dal gran Cosimo e di cui, al dir del Giovio,
nemmeno ai suoi discendenti fu ben chiaro il significato) dei quali, o soli, o a gruppi di
tre e di quattro, ornò il Botticelli con gran profusione ogni parte della veste della Dea;
della Dea che, debellato il genio del disordine e della violenza, raffigurato in un selvaggio
Centauro che depone le armi, e di cui essa tiene nel pugno le arruffate chiome, coronato il
crine e cinta il seno ed il fianco del simbolico olivo, viene ad apportare ai popoli la sospi-
rata pace, e con essa il rifiorire delle arti, delle lettere e dei commerci.

E se vuoisi anche più limpido il concetto dell'artista, quale a noi sembra evidente, egli
intese a simboleggiare il trionfo del Magnifico Lorenzo, che con invitto ardimento ed opera
sapiente seppe vincere la formidabile violenza di potentissimi principi, quando per salvare
la patria sua a mal partito condotta, non curando il proprio pericolo, andò a porsi nelle
mani del suo acerrimo nemico il Re Ferdinando di Napoli, e con l'eloquenza giunse a
distaccarlo dalla lega formata con Papa Sisto e renderlo amico ed alleato de'fiorentini ;
 
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