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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. I-II
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Sant' Ambrogio, Diego: Bernardino de Rossi in Santa Maria delle Grazie in Milano: nella Sala del Cenacolo e nella crocifissione del Montorfano
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0033

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24

DIEGO SANT'AMBROGIO

Ora, i dipinti con queste figure di Bernardino De Rossi, pittore in Pavia, come lo
designa il Yalerio, sussistono tuttora in quella camera superiore, 1 già ad uso del priore,
ma se essi ci danno agio per attribuire al De Rossi la parte figurativa del piedicroce delle
Grazie e le aggiunzioni al Cenacolo del Montorfano, non ci recano invece alcun lume per
definire la questione se a lui pure vadano ascritte le lunette con corone, e la corona con la
Tergine nel locale di cui dicemmo della Certosa, opere egregie entrambe per le quali la pre-
sunzione sta tuttora in favore dello stesso Leonardo da Vinci.

Constano questi dipinti del De Rossi alla Certosa in due affreschi di due metri circa
d'altezza per un metro di larghezza, posti nel mezzo delle due pareti maggiori della camera
con vòlta a crociera e nervature rotonde destinata originariamente a sede del priore, prima
che i locali del priorato venissero trasportati verso la fronte del chiostro, ov'è l'attuale abi-
tazione dell'ispettore incaricato della custodia del monumento.

In una di quelle pitture a fresco vediamo riprodotta la scena del Cristo crocifisso fra
la madre Maria e 1' apostolo prediletto Giovanni ; Maddalena, penitente in ispecial onore
presso i Certosini, abbraccia lacrimosa il tronco della croce, la quale sfonda su un paesaggio
lontano con una torre a merlatura coperta in ricordanza delle mura di Gerusalemme.

Nell'altro affresco che gli sta di faccia scorgiamo dipinto con certa sicurezza d'esecu-
zione e in ispecial modo con una forte intonazione di colorito la Tergine in trono col divino
figlio in braccio, ai cui fianchi stanno a destra dell'osservatore San Girolamo intento alla
lettura di un sacro libro e a sinistra San Giovanni egregiamente dipinto. Davanti alla Ter-
gine e al celeste Bambino si prostra poi in atto di espansiva adorazione pel suo mistico
matrimonio Santa Caterina da Siena, il cui vestito domenicano dai toni bianchi e neri spicca
con un singolare impasto e tale vigoria di tinte, quali solo seppe raggiungere da noi col-
l'affresco quell'insigne pittore che fu Bernardino De Rossi.

Benché si abbia ragione di credere che a questo valente frescante sia pure ascrivibile
la decorazione tutta quanta di questa sala a crociera del priore con un crisma radiante e
il monogramma del Cristo nella serraglia di mezzo e leggiadre fascie a colori lungo le diverse
modanature, il documento che abbiamo citato del padre Matteo Talerio non assegna a Ber-
nardino De Rossi che le figure dei due dipinti teste accennati, le quali sarebbero state da
lui eseguite nel 1494.2

Comunque sia, ciò può bastare, in uno studio basato unicamente sui raffronti, per attri-
buire a Bernardino De Rossi le pitture che, come questa della Certosa, si fanno notare a
prima vista per uno speciale impasto d'intonaco e di colorito che acquista una singoiar
tempra e un carattere veramente personale nelle tonalità bianche e nere degli abiti dei Dome-
nicani e in quelli interamente bianchi dei Certosini.

Dato pur anche che questi affreschi della Certosa risalgano al 1494, Bernardino De
Rossi si tenne sì strettamente fedele a quel suo individuale modo di 'dipingere che, pur
negli affreschi della porta grande od atrio della Certosa stessa del 1508, non men che in
quelli più mirabili ancora di Tigano Certosino del 1511, una delle sue caratteristiche più

1 Felice Calvi, nella sua opera sui maestri lombardi,
già aveva fatto menzione di queste pitture a p. 264 del
voi. II nel modo seguente:

«Nell'anno 1494 e 95, il pittore prediletto del mo-
nastero della Certosa Ambrogio da Fossano era occu-
pato per lavori in San Satiro di Milano ed altrove, onde
quel priore, desiderando di far ornare la sua camera,
invitava a ciò da Pavia Bernardino De Rossi, che pare
subingredisse al Fossano, di cui forse fu allievo. Fa-
ceva allora nelle stanze del priore alcune figure delle
quali ignoriamo il significato.

2 Ecco la testuale annotazione quale risulta dai re-
gistri del priore Valerio:

« 1494. M.° Bernardino de Rossi, pittore in Pavia,
ha fatto certe figure nella camera superiore del padre
Priore, l'anno 1494 ». (In altra annotazione s'accenne-
rebbe invece sulle generali agli anni 1495-96 e 97).

Si fa menzione pure in quei registri di avere il De
Rossi dipinto nel chiostro grande una passione di No-
stro Signore, e nel colloquio un'altra passione, dipinti
che ora più non vi si ravvisano.
 
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