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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. I-II
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Baudi di Vesme, Alessandro: Giovan Francesco Caroto alla corte di Monferrato
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ALESSANDRO VESME

Il rovescio ci offre la scena seguente: Ercole, nudo, tiene con la mano sinistra i capelli sciolti
di una donna pure nuda (nella quale l'artefice intese personificare la Yoluttà, o la Corruzione, o
Venere impudica), seduta a terra e con una borsa in mano, e poggiandole sopra il capo il piede
sinistro, è in atto di percuoterla con uno staffile. Dietro di lui vedesi la sua clava, presso la
quale sta scritto in quattro linee : «.F.[RANCISCI] 11 CAR 11 OTI. 11. OP.jTS.] ». In alto si legge :
« VITIORVM . DOMITOR . » (e non, come asserisce il Yasari : « MONSTRA DOMAT »).

Nella descritta composizione, posta così a riscontro del ritratto di un giovinetto, l'ar-
tista, o clii gliela suggerì, volle certamente nascondere un senso allegorico, che può essere
interpretato col seguente aforisma: Chi da giovane non combatte fieramente contro le sedu-
zioni del piacere non perviene ad acquistare la fortezza d'animo e di corpo.

Questa medaglia dev'essere di una rarità straordinaria. Così almeno son portato a credere
dal vedere che i più riputati autori moderni che trattarono delle medaglie italiane del Rina-
scimento (Friedlaender; Die italienischen Schaumunzen; Armand, Le.s médailleurs italiens;
Ileiss, Les médailleurs de la Renaissance), non soltanto non ne danno la riproduzione
grafica, ma, contro il loro solito, non citano alcun gabinetto che la possegga. Sembra dunque
che essi non l'abbiano mai veduta e si sieno contentati di parlarne d'appresso la mediocre
incisione inserta dal Litta nelle sue Famiglie celebri, in calce alla genealogia dei Paleologi
marchesi di Monferrato. Ma il ricco medagliere di S. M. il Re d'Italia ne ha un bellissimo
esemplare in bronzo, ed inoltre un secondo esemplare pure in bronzo, ma di men perfetta
conservazione, del solo ritratto senza il rovescio.

Ha il Caroto, in Monferrato o altrove, fatto altre medaglie, oltre questa di Bonifacio
Paleologo? Il Yasari afferma di sì, quantunque tanto vagamente che ben si conosce ch'egli
parla di cose non vedute. D'altra parte nessun numismatico segnalò mai alcun'altra opera
di conio lavorata da Giovan Francesco. È tuttavia probabile che gl'intelligenti di tale
materia, passando in esame le medaglie delle quali sinora non si conobbe l'autore, ne sco-
prano di quelle attribuibili con fondamento al nostro veronese. E veramente farebbe stupire
che il Caroto sia entrato in lizza producendo subito un'opera così magistrale come la me-
daglia di Bonifacio, ed ancor più ch'egli non abbia mai esercitato l'arte delle medaglie in
Verona, città dov'essa era in fiore forse più che in alcun'altra d'Italia, o in Milano, per aspet-
tare a produrre il suo primo saggio quando già era in età di 48 anni e si trovava in un
ambiente dove le opere di quel genere erano una completa novità.

Qualcuno potrebbe anche supporre che Giovan Francesco abbia coniato monete per la
zecca di Casale. Ma la vista delle monete monferrine d'allora non convalida tale ipotesi.
In quegli anni era maestro generale della zecca certo Claudio Besson, da Lione, il quale
però era piuttosto un appaltatore che non un artefice. Un atto del notaio Giacomo Negri,
con la data del 5 dicembre 1516, dà i nomi di tutte le persone che lavoravano alla zecca, ne
fra essi è notato quello del Caroto:

« In civitate Casalis, in cantono Brignani, videlicet in domo nobilis Philippi de Pichis,
in qua domo fabricatur sive laboratur ceclia generalis Montisferrati, et sub quadam portici!
sive tecto sub quo fabricatur sive laboratur dieta cecha. Ibique convocatis et congregatis
nobilibus viris dominis operariis et monetariis diete ceche de mandato spectabilis dominis
Glaudii de Besson Lugdunensis, magistri generalis diete ceche; in qua congregatone inter-
fuerunt infrascripti domini operarii, videlicet dominus Germanus de Gabatoribus, Bernar-
dinus Rizolus, Joannes Antonius de Burgo, Bernardus de Morfìnis de Castello, Leonardus
de Inzaglio, Ioannes Petrus Zachella, Micheliinus de Botallis, Joannes Marcus de Burgo et
Simon de Castello, omnes operarii diete ceche; necnon nobilis Paulus Froa, Baptista de
Reynonibus, Gaspar de Casate et Joannes Filippus de Mombretis, omnes de Mediolano,
monetarii eiusdem ceche... Creant et ordinant in eorum prepositum suprascriptum magistrum
Bernardum de Gabatoribus de Mediolano... ».

Dopo questa digressione ritorniamo al Yasari. Il privilegio, com'egli lo chiama, ossia
la lettera patente, o decreto, con cui il marchese Guglielmo nominò il Caroto suo cameriere
 
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