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Il Bode suppone clie nella sua giovinezza lavorasse al fonte battesimale, che è in
Pistoia.1 Certo, dopo i lavori della fontana di Perugia tornò Giovanni a Pisa, e nell'anno
stesso nel quale morì il padre, ebbe l'incarico della costruzione del Camposanto (1278).
E, poiché in quest'epoca e dopo vogliono gli storici ch'egli scolpisse le due statue di
Vergini, una sulla porta del Battistero, l'altra, a mezza figura, nel Camposanto, sotto il
primo affresco di Benozzo, così cominceremo a studiare l'opera del nostro artista da questi
non dubbi lavori di lui.
IY.
Scrive il Yasari, che « una Nostra Donna, che in mezzo a San Giovanni Battista ed un
altro Santo si vede in marmo sopra la porta principale del Duomo, è di mano di Giovanni,
e quegli che a'piedi della Madonna sta in ginocchioni, si dice essere Pietro Gambacorti
operaio... Similmente sopra la porta del fianco, che è dirimpetto al campanile, è di mano
di Giovanni una Nostra Donna di marmo, che ha da un lato una donna in ginocchioni, con
due bambini, figurata per Pisa, e dall'altro l'imperadore Enrico».2
Di quest'ultima vide il Da Morrona gli avanzi in un magazzino vicino al Camposanto,
e lo stesso Yasari ci ricorda le iscrizioni che in tali sculture si leggevano: «Nella base
dove posa la Nostra Donna, sono queste parole:
AVE MARIA GRATIA PLENA DOMJNUS TECUM.
«Intorno alla detta base:
NOBILIS ARTE MANUS SCULPSIT JOHANNES PISANUS
SCULPSIT SUB BURGUNDIO TADI BENIGNO.
« Intorno alla base dell'Angiolo sinistro, sopra la detta porta, che tiene in braccio una
donna con due bambini in collo:
VIRGINIS ANCILLA SUM PISA QUIETA SUB ILLA.
«Intorno alla base dell'Angiolo destro che tiene Enrico Imperatore:
IMPERATOR HENRICUS QUI CHRISTO FERTUR AMICUS. 3
Della prima non sappiamo capire come mai il Yasari abbia potuto vederla sulla porta
principale del Duomo. Il Rosini, nella sua descrizione delle pitture del monumentale Cimi-
tero, scrive che il tabernacolo eli'è sulla porta principale è opera di Giovanni Pisano,
architetto del Camposanto. Yi siede in mezzo la Yergine col Bambino, e dinanzi a lui sta
genuflesso Pietro Gambacorti, allora operaio, e, secondo alcuni, l'architetto Giovanni che
colle altre figure scolpì sè medesimo. Così anche il Da Morrona. I signori Cavalcasene e
Crowe poi confermando l'attribuzione aggiungono che il tabernacolo con la Yergine e quattro
Santi mostra come egli sia artista pregevole, vuoi come architetto, vuoi come statuario. Ma
sarà bene intenderci, perchè non piccola è la confusione intorno a queste opere differenti,
una delle quali è all'ingresso del Camposanto, l'altra sulla porta del Battistero.
Se proprio il Gambacorti è rappresentato in quel personaggio genuflesso, con le mani
giunte rivolto alla Yergine, che è sulla porta principale del Camposanto, Giovanni Pisano
non può assolutamente aver lavorato a quel tabernacolo, come del resto pare a noi più
probabile, anche senza insistere sulla questione delle date e dei nomi, dal momento che
1 W. Bode, Die Italienische PlastiJc, p. 22.
2 Vasari. Ed. Sansoni, voi. I.
8 Orlandi, Memorie stoì'iclie. Manoscritto del secolo xv,
dell'archivio Rondoni, che contiene tutte le iscrizioni
che si leggevano così all'esterno clie all'interno del
Duomo. Abbiamo riportato da questo codice le nostre.
Il Bode suppone clie nella sua giovinezza lavorasse al fonte battesimale, che è in
Pistoia.1 Certo, dopo i lavori della fontana di Perugia tornò Giovanni a Pisa, e nell'anno
stesso nel quale morì il padre, ebbe l'incarico della costruzione del Camposanto (1278).
E, poiché in quest'epoca e dopo vogliono gli storici ch'egli scolpisse le due statue di
Vergini, una sulla porta del Battistero, l'altra, a mezza figura, nel Camposanto, sotto il
primo affresco di Benozzo, così cominceremo a studiare l'opera del nostro artista da questi
non dubbi lavori di lui.
IY.
Scrive il Yasari, che « una Nostra Donna, che in mezzo a San Giovanni Battista ed un
altro Santo si vede in marmo sopra la porta principale del Duomo, è di mano di Giovanni,
e quegli che a'piedi della Madonna sta in ginocchioni, si dice essere Pietro Gambacorti
operaio... Similmente sopra la porta del fianco, che è dirimpetto al campanile, è di mano
di Giovanni una Nostra Donna di marmo, che ha da un lato una donna in ginocchioni, con
due bambini, figurata per Pisa, e dall'altro l'imperadore Enrico».2
Di quest'ultima vide il Da Morrona gli avanzi in un magazzino vicino al Camposanto,
e lo stesso Yasari ci ricorda le iscrizioni che in tali sculture si leggevano: «Nella base
dove posa la Nostra Donna, sono queste parole:
AVE MARIA GRATIA PLENA DOMJNUS TECUM.
«Intorno alla detta base:
NOBILIS ARTE MANUS SCULPSIT JOHANNES PISANUS
SCULPSIT SUB BURGUNDIO TADI BENIGNO.
« Intorno alla base dell'Angiolo sinistro, sopra la detta porta, che tiene in braccio una
donna con due bambini in collo:
VIRGINIS ANCILLA SUM PISA QUIETA SUB ILLA.
«Intorno alla base dell'Angiolo destro che tiene Enrico Imperatore:
IMPERATOR HENRICUS QUI CHRISTO FERTUR AMICUS. 3
Della prima non sappiamo capire come mai il Yasari abbia potuto vederla sulla porta
principale del Duomo. Il Rosini, nella sua descrizione delle pitture del monumentale Cimi-
tero, scrive che il tabernacolo eli'è sulla porta principale è opera di Giovanni Pisano,
architetto del Camposanto. Yi siede in mezzo la Yergine col Bambino, e dinanzi a lui sta
genuflesso Pietro Gambacorti, allora operaio, e, secondo alcuni, l'architetto Giovanni che
colle altre figure scolpì sè medesimo. Così anche il Da Morrona. I signori Cavalcasene e
Crowe poi confermando l'attribuzione aggiungono che il tabernacolo con la Yergine e quattro
Santi mostra come egli sia artista pregevole, vuoi come architetto, vuoi come statuario. Ma
sarà bene intenderci, perchè non piccola è la confusione intorno a queste opere differenti,
una delle quali è all'ingresso del Camposanto, l'altra sulla porta del Battistero.
Se proprio il Gambacorti è rappresentato in quel personaggio genuflesso, con le mani
giunte rivolto alla Yergine, che è sulla porta principale del Camposanto, Giovanni Pisano
non può assolutamente aver lavorato a quel tabernacolo, come del resto pare a noi più
probabile, anche senza insistere sulla questione delle date e dei nomi, dal momento che
1 W. Bode, Die Italienische PlastiJc, p. 22.
2 Vasari. Ed. Sansoni, voi. I.
8 Orlandi, Memorie stoì'iclie. Manoscritto del secolo xv,
dell'archivio Rondoni, che contiene tutte le iscrizioni
che si leggevano così all'esterno clie all'interno del
Duomo. Abbiamo riportato da questo codice le nostre.