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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. I-II
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Supino, Igino Benvenuto: Giovanni Pisano
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0059

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50

IGINO BENVENUTO SUPINO

Pietro Gambacorti operaio»; ove lo storico aretino allude non già al gruppo di statue ora
sopra il Camposanto, ma sivvero all'altro che sta sulla porta principale del Battistero, di
cui la Tergine col Figlio, bellissima e maestosa figura, porta nello zoccolo la scritta:

sub petri cura hec pia fuit sculpta figura

nicoli nato sculptore j oh anne yocato,

ed ha alla destra quel San Giovanni Battista con una figurina genuflessa ai piedi: opera
questa che insieme all'altro San Giovanni Evangelista, il quale sta dall'opposto lato, non
potremmo assolutamente assegnare a Giovanni. E come il Da Morrona male interpretò il
Yasari, così questi credette senz'altro che quel sub petri cura significasse che il lavoro
fosse stato eseguito a tempo dell'operaio Pietro Gambacorti, il quale del resto non ebbe mai
quell'ufficio. Ma egli deve aver sbagliato ancora la collocazione di quella statua di Giovanni,
che non potè mai essere sulla porta della chiesa maggiore, dal momento che ci è dato sapere
che un Pietro, e certo quello di cui si parla, fu nel 1304 operaio di San Giovanni Battista,1
e lo ritroviamo con lo stesso incarico nel 1315.2 Fu dunque per lui che Giovanni lavorò
quella statua della Tergine, che è da ascriversi fra una delle migliori opere sue. Dritta in
piedi, tenendo il corpo leggermente inclinato indietro per lo sforzo di sostenere il Bambino,
è una figura d'insieme grandioso, dal volto severo e pur gentile, che conserva ancora il
carattere dell'antico. Il naso diritto, la bocca socchiusa, lo sguardo rivolto al fanciullo,
dànno alla faccia un sentimento vivissimo e una intensa espressione di amorevolezza, degna
in tutto dello scalpello dell'insigne artista. Del putto non è il caso di parlare: rifatta la
testa e rinnovate le estremità superiori da un rozzo scarpellino, il quale nemmeno lonta-
namente si è dato la cura di ridarci i caratteri dell'originale, l'opera ha perduto ogni arti-
stico valore: ne poi potremmo in nessun modo creder di Giovanni le due figure laterali,
sculture vuote, scorrette e volgari, che hanno soltanto la maniera e i caratteri superficiali
proprj della Scuola. L'altra Madonna col Bambino, a mezza figura, e un po'più grande del
vero, che è nel Camposanto, sotto il primo affresco di Benozzo, e che stava prima sull'ar-
chitrave della porta di fianco di San Ranieri, ove ora è una statua rappresentante un santo
vescovo, è certo una delle opere sue, nelle quali meglio sia riescito ad accoppiare, come giu-
stamente osservano i signori Cavalcasene e Crowe, la naturalezza e la grazia dei movimenti
a un fare largo e facile. È rappresentata con la corona in testa e una benda che dal capo
le scende sulle spalle, mandando il lembo sinistro sull'omero destro, sopra una tunica fermata
con un nastro sotto il seno. Ha nel braccio destro e guarda amorevolmente il Bambino,
anch'esso vestito di una tunica, aperta sul davanti, per lasciar uscire le braccia. Questa bel-
lissima immagine ci fa venire alla mente l'altra Madonna in avorio che si conserva nella
sagrestia della Primaziale di Pisa, e che, pei documenti pubblicati, è pur esso non dubbio
lavoro del nostro Giovanni, e fra i suoi importantissimo.3

T.

I signori Cavalcasene e Crowe affermano esser dello stesso tempo (1278-1290) la Ter-
gine col Putto che sorge in cima alla facciata del Duomo di Pisa.

Sappiamo veramente che nel 1302 Sigerio Magnani, giudice, ricevette dall'operaio, alla
presenza di maestro Enrico converso dell'Opera e di maestro Giovanni di maestro Niccola, la
somma di soldi cinquanta di denari pisani per un pezzo di marmo da lui acquistato per
fare una immagine della Tergine col Figlio da porsi nella chiesa maggiore: ponendam in
maioris ecclesie; 4 ma l'essere stato testimone è troppo poco per poter affermare che Giovanni

1 Archivio del Capitolo, filza 2.

2 Arch. dell'Opera, entrata e Uscita, 9, c. 48.

3 Archivio storico dell'Arte, anno vi, fase. \ .

4 Entrata e Uscita, 3, turchino, c. 127.
 
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