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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. I-II
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Supino, Igino Benvenuto: Giovanni Pisano
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0069

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IGINO BENVENUTO SUPINO

Ed è egli possibile che un artista dell'ingegno di Giovanni Pisano desse lo stesso atteggia-
mento a due figure, che dovevano esprimere differente soggetto nel medesimo monumento?

La statua di Pisa ha i due putti alle mammelle per dinotare, sempre secondo il Rondoni,
la fertilità del suo suolo, come li ha la figurina allegorica della Grammatica nella base del
centro. Studiate poi le fisonomie, la struttura delle estremità, l'andamento delle vesti, il carat-
tere generale delle figure, come evidente apparisce in quei due gruppi il superficiale imitatore,
l'artista che lavora copiando il maestro, senza talvolta nemmeno rendersi couto dell'opera
ch'egli produce !

IX.

Ma avanti di ricercare di dove quelle statue fossero tolte per adattarle in seguito al
monumento, guardiamo se i documenti potessero darci maggior luce, e venire meglio a
confermare la nostra supposizione. Sappiamo dai registri di amministrazione dell'Opera che
dal 1461 al 1511 si lavorava con grandissima attività al riordinamento artistico del Duomo.
Nel 1461 si incominciano i sopracieli, e si fa nuovo tutto il coro, dal parapetto alle sedie
che vi andavano dentro; nel 1477 si lavora al coro dell'Incoronata; dal 1486 al 1488 il
Civitali comincia a rinnovar gli altari, che furon poi proseguiti dallo Stagi, e il Ghirlan-
daio e il Botticelli vengono in questi anni a dipingere nella chiesa maggiore: è un periodo
questo di grande rinnovamento; e poiché oltre il lavoro del coro, v'è anche quello del pavi-
mento davanti al coro, non è presumibile che mentre tutto si mutava o per lo meno si riat-
tava, il pulpito di Giovanni solo dovesse e potesse rimanere al suo posto. Sappiamo infatti
che nel 1499 si spesero soldi trentasei a fare un modine per rifare la scala del pulpito di
Duomo:1 questo nel libro di Ricordanze segnato col n. 7 ; e per quello antecedente, del-
l'anno 1494, ci è noto che Pietro di Bartolommeo da Carrara istette due giornate ad aiutare
a levare le graticole sotto al pervio, rassettò le buche del piano dove era impiombata la
graticola e fece più pezzi di marmo per il piano sotto la scala del pervio.2 Ora, se notiamo
che mancano i libri di Ricordanze dal 1494 al 1499, e teniam conto del fatto che prima
si è levata la graticola che era attorno al pergamo, poi s'è accomodata la scala, è lecito
supporre che qualche cosa al pulpito sia stato fatto negli anni appunto che corsero fra il '94
e il '99. E che il pulpito che era al vecchio coro appiccato dovesse subire per lo meno
qualche spostamento o riadattamento, in seguito alla costruzione del nuovo coro, differente
dall'antico per forma e ubicazione, ci pare ornai ben provato anche pei documenti: che se
si fosse lasciato come era in origine, a che prò rifar la scala nuova? E se non doveva esser
toccato, perchè si toglie la graticola di ferro, che difendeva i leoni e la splendida hase del
sostegno centrale dai danni che avrebbe potuto arrecar loro il pubblico? Ma noi non dob-
biamo contentarci di questo. Dai momento che noi non crediamo opere di Giovanni e parti
del pulpito i due gruppi di statue con le quattro Virtù, e i quattro Evangelisti, insieme alle
due figure sovrastanti, di dove mai furon tolti e a chi si dovrebbero attribuire?

X.

Narrano gli storici che nella tribuna dell'altare maggiore furono collocate in un sarcofago
le ceneri dell'imperatore Arrigo settimo, dopo essere state trasportate a Pisa; e il monumento
fu lavorato nel 1315 da Tino di Camaino discepolo di Giovanni Pisano. Ma per mancanza

1 «E a dì 12 di settembre soldi trenttasei, per pezzi pervio di duomo». Ricordanze, 7, c. 108.
sei di taule doppie d'abeto si compronno da Andrea da 2 Arch. dell'Opera. Ricordanze, 6, c. 84 t.

Llavaiana per fare uno modeno per rifare la schala del
 
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