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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. I-II
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Ffoulkes, Constance Jocelyn: L' esposizione dell'arte veneta a Londra, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0086

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L'ESPOSIZIONE DELL'ARTE VENETA A LONDRA

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Stretta relazione con Catena, nella sua epoca beli inesca più sviluppata, ha la nobile
Madonna di lord Northbrook (n. 19), segnata JOANNES BELLINVS. Anche questa tavola fu
esposta l'anno scorso a Burlington House, e in questa occasione abbiamo già osservato che
fu dipinta dallo stesso pittore che ebbe a produrre le Madonne di Palazzo Giovanelli e delle
chiese di San Trovaso e del Redentore a Venezia. Che codesto pittore fosse il Catena non
può essere affermato con sicurezza, benché la Madonna somigli molto alla donna a sinistra
nella tavola segnata del Catena a Padova, quella cioè a dire della Presentazione al Tempio.
Il signor Berenson poi ci addita una tavola analoga che porta la segnatura attendibile di Kocco
Marconi, nella Galleria di Strasburgo, e non esita ad attribuirgli eziandio quella di lord North-
brook. Seguono le pitture che per le forme si rivelano quali opere del Catena, benché mostrino
1111 fare molto più sviluppato, evidentemente in grazia dell'influenza potente di Giorgione.

Fra queste la prima è quella della Sacra Famiglia, di proprietà Ileseltine (n. 161).
Chiunque conosce la gran tavola della Galleria Nazionale col devoto guerriero in ginocchio
davanti alla Madonna col Bambino, sarà subito col pi to dalla somiglianza straordinaria che
corre fra queste due pitture. Da qualunque parte del quadro s'incominci lo studio compa-
rativo, il risultato è dei più soddisfacenti in ogni particolare; tanto nei tipi di tutte le figure,
nelle forme, nel colorito, quanto nel paesaggio di carattere spiccatamente giorgionesco. C'è
da meravigliarsi veramente che nella pubblica Galleria inglese non sia per anco restituito
dal Catalogo al suo vero autore il quadro accennato, laddove lo stesso è stato ben riconosciuto
nella tela del signor Ileseltine.

Questa pittura ci conduce ad un'altra di gran pregio, forse il capolavoro di Vincenzo.
Il proprietario lord Brownlow lo attribuisce al Bellini, attribuzione che viene negata in
maniera energica dal quadro stesso. Non v'è il minimo dubbio che, progredendo nella sua arte,
e appartenendo al gruppo di coloro che sentirono l'impero del magico ingegno di Gior-
gione, egli, nel suo apogeo, avesse saputo giungere a tanto da creare un simile capola-
voro. È un idillio poetico e incantevole in alto grado, e per la cognizione del Catena impor-
tantissimo. Il paesaggio dev'essere annoverato fra i più belli dell'epoca. Notiamo qui di
passaggio, che fra le altre caratteristiche che indicano la mano del Catena abbiamo, nel
pastore che entra a destra, la figura identica con una nel fondo del quadro di proprietà
Ileseltine, testé nominato. La Madonna, come osserva il signor Berenson, corrisponde nel
tipo alla Santa Cristina nel quadro di Santa Maria Mater Domini a Venezia; il Putto trova
il suo riscontro in quello del Catena indiscutibile della Galleria di Berlino; gli accessori
dell'ambiente in quelli del bel San Girolamo della National Gallery, riprodotto in fototipia
we\VArte del Rinascimento del dottor G. Frizzoni.

Al Catena viene pure attribuita da alcuni critici la piccola Santa Famiglia del signor
Benson, che passa sotto il nome di Giorgione. La composizione coll'aggiunta di parecchie
altre figure ricorre anche in una tavola della Galleria Nazionale; tutte e due sono dello stesso
pittore, ma se sia davvero il Catena è cosa problematica. Ci pare un artista di carattere
diverso, tanto nel concetto quanto nella esecuzione. Allo stesso forse va pure aggiudicata
una tavola in largo, situata fin qui nella sala Contarini dell'Accademia di Venezia, dove
le veniva applicato (certo gratuitamente) il nome di Andrea Cordegliaghi, e nella quale è
rappresentata la Madonna col Bambino, Santa Caterina e San Giovanni, opera di lucente e
fresco colorito pure questa, e con analoghi tipi di teste tondeggianti.

Alene pure attribuito al nostro Catena lo Sposalizio di Santa Caterina (n. 16), una
debole ma graziosa tavola che non ha niente a che fare col Trevisano; pare piuttosto opera
di Francesco da Santa Croce, la di cui maniera di trattare il paesaggio è molto evidente
nel fondo del quadro. Altri bellineschi vi erano pure nella Galleria; ma, per non dilungarci
in cose secondarie, notiamo solo che vi figuravano diverse tavole attribuite, più o meno
ragionevolmente, al Previtali, a Marco Bello, ecc.

Del nobile Cima di Conegliano non trovammo nulla che degnamente lo rappresentasse,
all'infuori di una soave Santa Conversazione (proprietà Brownlow) e delle due figure dei
 
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