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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. I-II
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Jacobsen, Emil: Se il grande prospetto di Venezia sia da attribuirsi a Jacopo de' Barberi
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0117

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108 EMIL JACOBSEN

osserva che potrebbe anche trattarsi dell'intagliatore in legno Jacopo da Strasburgo, famoso
ai suoi tempi. Egli era oriundo d'Italia, e poteva perciò esser partito durante il secondo
soggiorno di I)ùrer a Venezia. Che questo Jacopo fosse al tempo stesso disegnatore, è reso
probabile da un'iscrizione1 esistente sopra un fregio composto di 12 tavole, in cui è rap-
presentato il trionfo di Giulio Cesare (anno 1503).

Che la poco lusinghiera osservazione di Dùrer si riferisca a Maestro Jacopo de' Barberi,
del quale egli essendo giovine scriveva: «Me mostrava una donna ed un uomo, fatti su
modello, e si bene che io in questo tempo più tosto vorrei conoscere le sue idee che
vedere un nuovo regno », 2 è ancora spiegabile, poiché un entusiasmo giovanile poteva benis-
simo essere scomparso affatto in età più matura; ma come conciliare con tale ipotesi la
grande stima ch'egli dimostrava per questo maestro sin nei più tardi suoi anni?

Poiché dal Diario di Diirer risulta, che quando durante un viaggio nei Paesi Bassi,
nel 1520, visitò la Granduchessa Margherita nel suo castello di Mecheln e ne visitò la Gal-
leria, dove erano opere di Jan van Eyck, di van der Weyden e di Memling, non si mostrò
desideroso che di possedere il libretto artistico di Jacopo Walch. Possiamo attribuire queste
giravolte al gusto di Diirer?

Si è tenuto troppo conto della dichiarazione di Diirer nella sua lettera a Pirkheimer.
]| fatto, che Antonio Kolb conobbe e apprezzò un maestro Jacopo, non dimostra ancora
ch'egli abbia eseguito il suo prospetto di Venezia. Collo stesso diritto si potrebbe attribuirlo
a Diirer; poiché dalla stessa lettera risulta che Diirer e Kolb, pur essendo ambedue di Norim-
berga, non erano sconosciuti l'uno all'altro.

Anche in Italia quest'opera fu comunemente attribuita a Dùrer. Questo battesimo tut-
tavia non fu preso sul serio da nessun erudito di cose d'arte, sebbene si debba convenire
che non poche tra le figure del prospetto offrano una superficiale somiglianza colla maniera
di Diirer, specialmente le divinità marine, che furono da lui applicate in modo analogo nella
sua grande serie d'intagli in legno (V. Die Dreieinigkeit. Bartsch, VII, n. 122): ma fos-
s'anche questa analogia stilistica maggiore di quello che in realtà non sia, io riterrei pur
sempre come impossibile che Diirer, come forestiero in Venezia, durante il suo breve primo
soggiorno 3 (e però già nel 1494) si sia impegnato in un lavoro così complesso e seccante
(secondo Kolb non fu compiuto che in 3 anni). Inoltre un tale lavoro non avrebbe avuto
grandi attrattive per un artista di alte aspirazioni.

Per eseguire una simile opera si richiedeva ancora una cognizione locale, che solo pos-
siamo ammetter possibile in un artista nato a Venezia, o che fosse vissuto per più anni
nella città delle lagune.

Si è fatto il nome anche del Mantegna come autore del prospetto. Citiamo dal Nagler
(Loc. cit., p. 769): «Il Morelli invece (Notizie d'opere di disegno, p. 225) rigetta senz'altro
questo asserto (quello di Dùrer), mentre l'Algarotti, in una lettera del 10 febbraio 1758,
aveva affermato, contro l'opinione del conte Bonome: «essere assodato che il piano è da
riportarsi al Mantegna ». Resta tuttavia da decidersi se il Mantegna abbia veramente ese-
guito questo piano nel 1497, o qualche anno prima».

Che il vecchio e celebre Mantegna si sia assunto un tale lavoro faticoso e in parte mec-
canico, mi sembra asserzione tanto assurda, che non ha davvero bisogno d'essere confutata.

1 Manibus propriis hoc praeclarum opus in lucem
prodire fecit Jacobus Argentoratensis germanus archi-
typus solertissima. Anno virgenei partus M. D. III. Idi-
bus februarii sub heniispliaero Veneto fitiem imposuit ».

2 « Der wies mir Mann und Weib, die er aus der Maas

gemacht hatte, sodass ich in dieser Zeit lieber sehen
wollte was seiner Meinung gewesen ware, denn ein neu
Konigreich ».

3 Recentemente questo primo soggiorno è stato con-
testato (v. I). Burckhardt: Albreclit Diirers Aufenthalt in
Basel 1492-1494). Un tal dubbio tuttavia mal si regge
di fronte a quanto è detto nella lettera del febbraio 1506
a Pirkheimer e ad altri importanti argomenti. Cfr. W.
Schmidt, A. Diirer in Basel und Venedig « Ivunstchronik
1891-92, nr 31 ».
 
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