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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. III
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Boito, Camillo: La ricomposizione dell'Altare di Donatello
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0165

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156 CAMILLO BOTTO

imponente figura del Crocifisso compirà la espressione religiosa dell'altare e insieme la
grandezza della composizione statuaria.

TI.

Dove stava l'altare di Donatello, e dove stava l'altare vecchio, quello per il quale fu
fatto il Cristo?

Terso la metà del Trecento l'aitar maggiore sorgeva lì dove l'asse della nave di mezzo
incontra l'asse della nave traversa, chiusa poi dalle cappelle di Sant'Antonio e di San Felice:
sorgeva cioè nel cuore della pianta a croce, sotto la cupola, la quale termina all'esterno
con il singolare aspetto di cono o di pan di zucchero. Nella Visione del cronista Giovanni
da Nono, detto Naone o Naon, il quale scriveva prima del 1350, è descritta la basilica del
Santo. Et sub tertìa revolutione, vi è detto, ponetur altare magnimi; la quale terza cupola,
contando dalla facciata, è appunto quella cui ne stanno ai lati altre due, que crucis formarli
ecclesie dcibunt, quella avente la copertura ad sìmilitudinem acus formata.

Ancora nel 1449 il vecchio altare rimaneva al suo posto, e dovette rimanervi tuttavia
per una ventina d'anni; anzi allora, probabilmente, nessuno bramava levarlo, tanta era la
repulsione che provavano a distruggere altari, e così frequenti erano gli esempi di'due altari
nella nave maggiore delle chiese monastiche. Questo spiega e giustifica ciò che altrimenti
parrebbe uno spreco incomprensibile: l'adornamento dell'altare vecchio, mentre si apprestava
o addirittura si stava ultimando, in un altro posto, il nuovo. Se l'anno 1447, come s'è visto,
mettevano il Crocifìsso nell'altare vecchio del curo o coro, nel giugno del 1449 pagavano
Donatello, forse in ritardo, per uno Dio pare de praeda de sora da la chua grande dal
altaro. Questo Dio Padre di pietra sopra la cupola grande dell'altare era forse un busto,
forse una testa, che serviva di finimento al baldacchino o ciborio, portato da quattro colonne
racchiudenti la mensa, giusta lo stile antico. Il dotto prof. Gloria nella citata pubblicazione
afferma anch'egli con assoluta sicurezza che il Dio pare era destinato al vecchio aitar mag-
giore; e infatti per immaginare che sopra la pala o ancona di Donatello sorgesse una cupola
bisogna non intendere nulla dei documenti, di Donatello e del Quattrocento.

E mi giova avvertire come le due sole volte che il Dio pare viene menzionato nei
Quaderni dell'Arca, segua immediatamente l'indicazione dell'opera delle facce del coro o
della loggia o antipetto marmoreo del coro stesso: le faze del coro e Uantipeto del curo de
marmoro; anzi i lavori della tribuna e del Padre Eterno si pagavano insieme con una sola
cifra di 285 lire. S'immedesimano dunque: e, insomma, quell'altare era l'aitar del coro.
E forse, mentre gli toglievano il Crocifisso per adornarne il colmo dell'arco d'ingresso al
coro de marmoro, lo compivano con una figura non di bronzo, nè di marmo, ma di pietra,
come parte d'un'opera destinata, presto o tardi, a venire disfatta.

L'altare di Donatello sorgeva in fondo al presbiterio. Per esserne certi non mancavano
già le buone ragioni; ma basta dare un'occhiata alla piantina di cui ho parlato e che si
vede riprodotta con la fedeltà della fotografia e della zincotlpia nella pagina 145. Lo schizzo
dell'autore ignoto non poteva riescir più preciso, così nelle forme come nelle proporzioni.
Rappresenta la chiesa quale era verso la fine del Quattrocento o, al più tardi, durante il
primo ventennio del Cinquecento. Nella cappella dei Gattamelata — la capela del Gaia
Metà — manca l'abside o nicchione, aggiunto poi, quando vi fu trasportato il tabernacolo
del Sacramento; nel fianco settentrionale manca la porta, aperta l'anno 1594; non si trovano,
naturalmente, le cappelle del Crocifisso e delle Reliquie; si scorgono le linee planimetriche
della vecchia tribuna, con la sua loggia anteriore; i nove archi del presbiterio sono affatto
liberi; si contano, finalmente, cinque altari — quello della vecchia cappella del Santo, quello
della cappella di San Felice, quello della cappella Gattamelata, quello della Madonna Mora
e quello del presbiterio, l'aitar maggiore.
 
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