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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. III
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Boito, Camillo: La ricomposizione dell'Altare di Donatello
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0168

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159

VII.

Magari si potesse fare di più! Magari fosse dato, oltre Ja scultura, mostrare l'intiera
opera architettonica e ornamentale del sommo maestro! Ma, come s'è detto, senza una cieca
prosunzione od una beata ignoranza non è neppur lecito di tentarlo. Non resta nessuna
traccia dipinta, scolpita, disegnata dell'altare di Donatello ; nessun frammento delle sue cor-
nici, de' suoi sostegni, de' suoi fregi è rimasto a' nepoti. Ogni ricerca è riescita vana. Eppure
è strano che d'una opera così singolare d'un così celebre artista, durata in piedi quasi un
secolo e mezzo, neanche uno dei molti suoi discepoli e creati, neanche uno de'suoi ammi-
ratori abbia fatto una copia o un'imitazione; neanche uno abbia tratto da essa l'ispirazione
o il germe, facile a indovinarsi, d'un proprio concetto. Almeno si sperava, ultimamente,
frugando in mezzo alle fondazioni dell'altare del Campagna e del Franco e in altri scavi lì
appresso, di vedere, fra mezzo ai rottami ed ai calcinacci, spuntare il resto d'una sagoma
o di un fiorame dell'opera miseramente distrutta. Ogni ricerca era un disinganno.

Almeno i vecchi documenti scritti (sebbene le pergamene e le carte non abbiano mai
saputo, da sole, guidare il compasso e la matita del restauratore) almeno registrassero
qualche cosa della composizione delle parti, dessero una certa quantità di misure, come, per
esempio, il contratto di sessantanni più antico, il quale fu conchiuso da Jacobello e Pier
Paolo dalle Masegne con i frati di San Francesco in Bologna per l'ancona famosa.

I documenti padovani già conosciuti e quelli nuovamente letti nell'archivio della vene-
randa Arca del Santo danno all'incontro, in tutto, una sola, una unica misura, e anche
questa di ben poco rilievo. Si tratta di novantacinque piedi di gradini pagati per il nuovo
aitar maggiore a maestro Bartolomeo tagliapietre, il dì 26 di giugno, l'anno 1449; ed erano
schalini de pviede veronexe bianchi rossi. Ma dietro l'altare non s'impiegava marmo di
Verona, bensì pietra tenera di Nanto, pagandola a Nani de Fiorenza; e un mese prima ave-
vano sborsato a maestro Antonio detto Moscatello bochalaro, boccalaro o vasaio, per qua-
reti et liste lui a fato per i scalini lire 59 e soldi 12. D'altro non si può intendere che di

quadretti, ossia ambrogette in terra cotta o maiolica dipinta e invetriata, con le relative



fascie di contorno. Forse per l'ornamento a colori di codeste mattonelle Francesco Squar-
cine aveva dato i modelli sino dal precedente aprile, compensato con meno di sei lire; e
veramente questo è il solo modo di spiegare come il dotto e grasso maestro del Mantegna
potesse depenzeve el pavimento de lattavo grande. E dei gradini altro non si sa; ma è assai
più di quanto sia dato conoscere intorno alle altre parti architettoniche dell'opera.

In essa v'erano otto colonne, di cui si fa già menzione al proposito del simulacro di
altare, esposto, alla maniera che s'è indietro narrata, il giorno della festa di Sant'Antonio
nell'anno 1448. Le colonne definitive, de mavmovo, 4 quave e 4 tonde, con li suo capiteli e
baxe, erano grandi o piccole? Certo, erano piccole, perchè in un luogo son dette colonete;
ma dove stavano e quale aspetto avevano? Forse, anzi probabilmente, reggevano il dossale,
dacché vengono indicate quali cholone a chavaleti pev la pala. Pure un così gran dossale,
come non poteva non essere quello dell'altare di Donatello, con le sue Storie lunghe più
di un metro e 20 centimetri, con le sue statue alte all'incirca un metro e mezzo, doveva
sembrare grave sopra i sostegni nani, quando davvero avesse poggiato su quelli. Vero è
che il dossale dei Dalle Masegne aveva pev sostentamento diecenove colonnelli ; vero è che
l'ancona marmorea straricca, attribuita falsamente a Giovanni Pisano, nella cattedrale di
Arezzo, è retta da sei colonne. Ma non s'ha a confondere l'organismo classico, il quale appa-
risce in tutte le opere di Donatello, ed è poi manifesto nelle architetture delle Storie di
Sant'Antonio, con i contraff'ortini, i tabernacoletti, i pinnacoletti, le statuette, i minuti bas-
sorilievi delle opere, altrimenti ammirabili, del secolo xiv. Può darsi (e se i documenti la-
sciano intendere qualche cosa, s'intende questo) che Donatello nella generale composizione
 
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