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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. III
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Rubbiani, A.: Il convento Olivetano di San Michele in Bosco sopra Bologna
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0205

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196 A. RUBBIANI

disegno pagato dai frati L. 3, a tale che 11011 è nominato, ma che si è sempre detto fosse-
Baldassarre Peruzzi.

Fra i locali che vennero riformati nella prima metà del secolo xvi fu il refettorio del-
l'anno 14(52. Si rialzarono le mura e lo si voltò. Esso misura in lunghezza metri 27.41; è lanro

0 7 o

m. 9.07, ed alto m. 10.36. 11 gran cielo della volta è rinfiancato da lunette poggiate su
mensole scolpite.

È nella vita di Cristofano Gherardi e nella descrizione delle proprie opere che il Vasari
narra di questo vastissimo ambiente, dove egli per mandato di Fra Filippo Serragli fioren-
tino, abate di San Michele, non che più per amor di gloria che di guadagno, condusse, col-
l'aiuto di Cristofano Gherardi e di Stefano Veltroni la decorazione murale, cioè tutto un
alto fregio corrente sui postergali, in cui, fra nuove grottesche, le storie dell'Apocalisse si
alternano ai ritratti dei conventi dell'Ordine Olivetano, più tre grandissime tavole a capo
del luogo figuranti la Cena di Cristo in casa di Marta, la Cena di Àbramo ai tre angioli in
valle Mambre, la Cena di Gregorio Magno ai dodici poveri ; oltre a quant'altro di architet-
tura, spalliere, intagli e tavole occorse per l'adornamento, onde di tanta opera fu ivi posta
una memoria dettata dall'Alciati che esso Vasari trascrive.

*

* *

Non è a dirsi a quale squallore fosse giunto l'onoratissimo refettorio del Vasari, quando
ci si è entrati ora per istudiare come riattato potesse divenire una grande aula per le solen-
nità del nuovo Istituto. Mutata forma alle finestre, quasi distrutto il pavimento, scomparsi
i dorsali in legno, caduto qua e là il fregio, quasi scomparsi i festoni di frutta dipinti dal
Gherardi e dal Veltroni attorno le finestre, spalancate le mura, per ogni dove le devasta-
zioni dell'ignobile bianco di calce.

In ogni modo si comprese che era anche possibile ripristinare l'ambiente, quale appare
nella descrizione del Vasari; e sembrò miglior consiglio riguadagnare pazientemente alla
storia dell'arte un insieme decorativo quale fu immaginato verso la metà del secolo xvi,
piuttosto che invadere colla moderna decorazione un'architettura antica.

Con piacere vidi accettate le mie proposte, e gli assaggi confermarono nel buon pro-
posito moltiplicando i dati al ristauro. Sicché il refettorio del 1539 ritornerà almeno in
gran parte.

I lavori cominciarono nel 1892. Dapprima si ristaurarono le mura, poi si riaprirono in
lor luci le finestre arcuate a tutto serto; poi si rifece tal quale il pavimento a mattonelle
quadrate diviso in comparti da liste di macigno.

Una delle antiche finestre era rimasta murata fino dal 1539, e il A^asari vi aveva finto
a pittura la vetrata a piccoli rulli di Arenezia. Per la demolizione di un pietrinfoglio rimessa
in evidenza, essa pure servì a dare il tipo pei telai e le vetrate delle altre.

A fissare il tipo della banca e del pertergale in noce che girava tutto attorno contri-
buirono le movenze architettoniche del fregio dipinto sovrastante.

Per condurre il ristauro del fregio proposi, e venne accettato, il giovane pittore di Bo-
logna Achille Casanova che, intelligente artista e osservatore pieno di logica, da parecchi
anni si esercita anche nello studio delle decorazioni murali dei secoli xv e xvi, come dei
processi tecnici d'allora tanto a fresco quanto a tempera; sicché alcune sue riproduzioni
o libere interpretazioni delle foggie decorative della Rinascenza al castello di San Martino
(dei conti Cavazza) e altrove gli hanno già dato in paese una speciale riputazione. E lo
aiutano con intelligenza diligentissima altri due giovani pittori: Antonio Faccioli di Firenze,
Alessandro Scorzoni di Bologna.

II ristauro consiste nel completare tutto il partito architettonico e la decorazione a
grottesche, rifacendo le parti perdute per la caduta dell'intonaco o per le squarciature nei
muri. Siccome le invenzioni si ripetono nei comparti che si prospettano, nulla rimase da
 
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