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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. III
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0238
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MISCELLANEA

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sione, mentre il padre vi è indicato ripetutamente
quale pictor de Mediolano o de Serravallo ;

2° perchè tra Franciscus e Paganus, nella
leggenda del quadro, manca la congiunzione et;

3° infine perchè consta dagli atti dell'antico
Collegio dei notai di Treviso che magister Petrus
Paganus insegnò grammatica ed esercitò l'ufficio
di pubblico esaminatore dei concorrenti al grado
notarile in Treviso, dal 1550 al 1560 ; lo storico
trivigiano Bartolomeo Bucchellati, nei suoi Com-
mentariorum Memorabilium, ecc. (Treviso, 1616,
pag. 550), ricorda che nei funerali del Podestà
Alovisius Ponte, celebrati addi 20 dicembre 1559
nella chiesa di S. Margherita, venne recitata una
orazione latina de suggestu... nomine civitatis per
P). Petrum Paganum, virimi de Graecis aeque ac
de latinis litteris optime meritum.

La identità del primo dei due cognomi e della
professione induce a rammentare altri due pittori
lombardi, Figino o Figini Girolamo ed Ambrogio,
che vissero nella seconda metà dello stesso se-
colo xvi.

Il Merzario, nei suoi Maestri Comacini (voi. I,
pag. 616), li vuole entrambi della medesima patria,
di Figino, nelle vicinanze di Como o in un angolo
del Lago di Lugano in faccia ad Agno.

Davvero non si capisce perchè esso, a corto
di documenti, lasci da parte nelle sue congetture
Figino presso Milano, e dimentichi le famiglie dei
Figini che notoriamente fiorivano in quell'epoca a
Milano.

Dott. Gerolamo Biscaro.

Nuova pubblicazione. — La scoperta del ca-
polavoro inedito della Mitologia illustrata di Bar-
tolomeo Pinelli, dovuta alle pazienti ed amorose
cure del sig. F. 0. Maruca, è uno de' più lieti av-
venimenti artistici dell'età nostra.

Ora la Ditta G. Maussier e F. 0. Maruca ha
messo alla luce il primo fascicolo di quest'opera
meravigliosa con testo descrittivo di Angelo De Gu-
bernatis, l'insigne mitografo, professore nell'Uni-
versità di Roma.

La la e 2a dispensa (fascicolo doppio) contiene
la Biografia del Pinelli col suo ritratto, l'introdu-
zione sui miti, di Angelo De Gubernatis, e 6 ta-
vole mirabilmente eseguite presso lo stabilimento
Danesi, con relativa descrizione dello stesso De Gu-
bernatis, rappresentanti : Le tre Grazie - La nascita-
di Venere - Amore partorito da Venere - Amore

Archivio storico dell' Arte, Serie 2*, Anno I, fase. III.

allattato dalle Tigri - Amore ed Imeneo - L'amore
coniugale.

L'Italia, ove il culto del bello non è mai ve-
nuto meno, saprà certamente incoraggiare come
si merita questa monumentale pubblicazione che
sarà la gloria di Roma e dell'arte italiana.

Per gli abbonamenti dirigersi ai signori G. Maus-
sier e F. 0. Maruca, Roma, via Principe Umberto,
n. 61.

Una composizione del Mantegna, terra cotta
del sec. XY. — È noto come la genialità delle
costruzioni bolognesi del sec. xv-xvi è dovuta in
gran parte alle terre cotte ornamentali, cornici,
fregi, capitelli, trafori di bifore ecc., che le fornaci
del paese mettevano a disposizione degli architetti
o dei muratori.

Fino dell'epoca romanica, e molto più nel pe-
riodo della maniera tedesca, le fabbriche si vestono
già riccamente di terre cotte, come può vedersi
nella Mercanzia, in S. Cecilia (esterno) nel palazzo
degli Anziani, nel fianco di S. Petronio, ecc. Ma
quelle erano in buona parte un materiale non tratto
di stampo come le terre cotte della Rinascenza,
ma intagliato a mano o prima o dopo la cottura;
e ogni maestranza o cappella di muratori aveva la
sua squadra di tagliatori o apparecchiatori del ma-
teriale. Nè i modelli di quelle forme geometriche
erano dati da altri fuori che dai maestri architetti.
Tutto ciò è rimasto accertato in occasione di un
recente richiamo della Mercanzia.

Quando alla metà del sec. xv la Rinascenza
penetra in Bologna e prevale nelle decorazioni ar-
chitettoniche se non nella struttura degli edifizii,
è evidente invece la parte che prendono pittori e
scultori tanto al disegno delle fabbriche quanto so-
pratutto alla trasformazione delle terre cotte a or-
namentali.

Modelli e disegni scendono dalla officina dei
contemporanei e colleghi di Lorenzo Cuta, di Fran-
cia, di Cossa, di Nicolò dell'Arca, di Sperandio, di
Onofri e forse da loro stessi alle fornaci, e questo
repertorio di elementi decorativi, benché non isva-
riatissimo, messo in commercio a mite prezzo viene
sfruttato in numerose combinazioni anche dal sem-
plice buon gusto dei piccoli costruttori privati.
Ogni tanto compare una nuova trovata, là dove
un artista è stato chiamato a dirigere o ad abbel-
lire la costruzione. Mastro Sperandio da Mantova
ha modellato egli stesso nel 1479 tutte le terre
cotte della facciata della Santa ; ma talvolta la tro-

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