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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. IV
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Sant' Ambrogio, Diego: Di due marmi sopravanzati nell'antica Chiesa di S. Eufemia d'incino del XIII Secolo e di un altare d'Orvieto del XII
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0246
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quella di San Stefano nel 1073 e quella di San Nazaro nel 1075, portano vestigie di quella
scultura impropriamente detta bizantina; e l'arco scolpito dell'abside di San Nazaro è anzi
oltremodo caratteristico al riguardo. Così dicasi del vecchio San Celso e di alcuni resti
rimastici in San Lorenzo, non anteriori al xn secolo od allo scorcio, tutt'al più, dell'xi.

Mancando però, in ogni modo, in queste sculture, per lo più di carattere meramente
ornamentale, la data dell'esecuzione, si è potuto assegnare loro spesso una remota anti-
chità, e farle coeve o di poco posteriori alle sculture che adornano i tempii di Ravenna
del v e vi secolo.

Chi lia veduto e studiato quei celebri monumenti in cui è ancora sì viva l'impronta
dell'architettura e scultura romana, tralignata bensì fino alla lavorazione col trapano nei
capitelli, ma pur sempre grandiosa ed imponente, e nel mosaico poi ancor maravigliosa,
non può confondere menomamente quelle opere colle sculture della pristina arte lombarda
dopo il Mille, e tanto meno colla sua architettura; ma poiché, come si disse, quelle sculture
erano per lo più senza data, benché apposte a monumenti costrutti indubbiamente solo
nel xn secolo, sentivasi la necessità di rinvenire qualche caratteristica scultura di gusto
così detto bizantino munita di data sicura.

Ora, un perspicuo esempio ce l'offre al riguardo un altare di m. 1.30 di larghezza
per 1 metro circa d'altezza, rimastoci in ottimo stato di conservazione nella vecchia chiesa
di San Giovenale di Orvieto, la quale risale alla fine dell'xi e fu compiuta solo nella seconda
metà del xii secolo.

Questo altare marmoreo, terminato ai lati da due lesene portanti ad una delle estremità
un animale simbolico secondo l'uso del tempo, ha la lastra frontale scolpita coll'intreccio
bizantino dai rombi alternantisi con cerchi e contesti gli uni cogli altri a guisa di vimini
accavallatisi, cosicché non potrebbe essere meglio qualificato come opera di pretto gusto
bizantino.

Non decorati di sculture sono i due fianchi dell'altare, ma su quello di destra leggesi
chiaramente scolpita, in caratteri dell'epoca, la scritta:

GYIDOBALD ART.

MC .LXX

la quale accenna, senza lasciar dubbi di sorta, come un Guidobaldo artefice scolpì quel-
l'altare nel 1170, e così nella seconda metà del xii secolo.

Notisi poi che questa chiesa di San Giovenale, benché deturpata in parte da postume
aggiunzioni e adorna susseguentemente di dipinti murali del xiv secolo, rivela nell'organismo
suo chiari i capisaldi della pristina architettura lombarda, e più nella porta con arco a pieno
centro e nelle finestre anguste ed a strombatura.

E poiché, nei due marmi d'Incino abbiamo un'attestazione che le rozze sculture della
piletta dell'acqua santa e del Redentore fra le palme non sono anteriori al secondo decennio
del xiii secolo, ci parve opportuno di farne qui un importante documento, coli'al tare di San
Giovenale, dell'essere la scultura ad intaglio secco e coll'intreccio così detto bizantino non
già coeva o di poco posteriore ai monumenti di Ravenna, e, in ogni caso, anteriore al Mille,
ma sibbene una caratteristica propria degli originarli edifici chiesastici di stile lombardo
del xii secolo.

Diego Sant'Ambrogio.
 
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