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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. IV
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Ffoulkes, Constance Jocelyn: L' esposizione dell'arte veneta a Londra, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0273

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264 COSTANZA JOCELYN FFOULKES

nvece è l'attribuzione a Giorgione di un altro Putto mal disegnato e debole in ogni par-
ticolare (n. 341).

Il n. 845, due donne e un uomo in mezza figura, desta in noi un certo interesse perchè,
se non erriamo, si avvicina ad una composizione giorgionesca, ora collocata in un corridoio
nell'Accademia di A'enezia.

Fu di questo quadro che il senatore Morelli, negli ultimi giorni della sua vita, ragio-
nava, pregando il suo amico Sir Henry Layard di esaminarlo, perchè nella composizione
sospettava una copia da un originale perduto di Giorgione.

Neanche il disegno di Chatsworth può essere l'originale; esso fu attribuito a di-
versi pittori; il catalogo ci offre la scelta di tre nomi: Giorgione, Tiziano e Domenico
Campagnola, ai quali possiamo pure aggiungere, con uguale ragione, quello di Sebastiano
del Piombo. I tipi e la maniera di disegnare ricordano il suo quadro di San Giovanni
Crisostomo a Venezia.

Un disegno autentico di Sebastiano lo vediamo sotto il nome di Tiziano; è lo schizzo
a penna di un papa, rapidamente abbozzato, ma pieno di brio e di spirito. Potrebbe darsi
che fosse il primo pensiero per il ritratto di Clemente YII, ora nel Museo Nazionale a Napoli,
dipinto da Sebastiano verso il 1527 (vedi Lermolieff, voi. Ili, pag. 87, in nota). Un altro
disegno di una testa muliebre in carbone (n. 346, proprietà Sir Charles Robinson) viene
pure attribuito a Sebastiano dal catalogo. L'attribuzione è infondata, ma è difficilissimo
trovare il vero autore. Critici competenti hanno pensato al Lotto, indicando la somiglianza
che corre fra questo disegno e il sunnominato quadro della così detta Lucrezia; però l'at-
tribuzione non è affatto convincente.

Il n. 850, aggiudicato alla scuola del Giorgione, porta l'impronta di un tempo di molto
posteriore. Rappresenta un uomo in atto di tagliare la testa ad una figura inginocchiata;
quest'ultima appena abbozzata. Nella figura potente del carnefice, come pure nella figura
seduta in fondo, che porta un cappello con piume, tipi che vediamo ripetersi spesso nelle
opere dell'autore, ci pare di riconoscere la mano di Pietro della Yeccliia, lo scolare di Ales-
sandro Yarotari (1605-1678).

Il n. 851, soggetto allegorico, ci conduce a Domenico Campagnola, i di cui disegni
vengono tante volte attribuiti a torto a Giorgione e a Tiziano. Fu il Morelli di nuovo che
primo fece luce attraverso al buio che avvolgeva questo artista, restituendogli tante opere.
Parecchi de' suoi disegni, proprietà del duca di Devonshire, che furono esposti alla New Gal-
lery, vengono annoverati nel suo secondo volume (vedi a pag. 293), fra altri un certo sog-
getto allegorico e quello di un uomo giacente in terra con un altro in piedi che fa cenno
in su (876), a destra un paesaggio con cielo nuvoloso, disegnato nella maniera caratteristica
nella quale soleva disegnare il Campagnola.

Una tecnica compagna a questa si scorge poi in una serie intera di disegni nel balcone,
altre volte attribuiti a Tiziano, ma ora, grazie alle indagini del Morelli, riconosciuti di
mano di Domenico Campagnola. In tutti questi fogli troviamo i tratti distintivi da lui nomi-
nati, e ch'egli specifica negli indizi seguenti:

a) le piccole pieghe rientranti, come presso Giorgione e presso Tiziano, del tempo che
questi segue il Giorgione stesso;

b) la massa dei capelli illuminata con acute chiazze di luce;

c) le linee diritte dei nasi nelle figure delle donne;

d) le mani di grandezza esuberante;

è) le nuvole densamente raggomitolate;

f) la piantagione piuttosto piccola in confronto di quella di Tiziano;

g) i tratti di penna densi in contrapposto di quelli di Tiziano, che suole distinguersi
per una condotta della penna più larga, più libera e più estrosa.

Nel n. 317, sempre attribuito, con ragione, a Campagnola (Andromeda che giace in un
paesaggio), vediamo quasi ogni particolare qui annoverato: la maniera di disegnare, la mano
 
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