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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. IV
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Ffoulkes, Constance Jocelyn: L' esposizione dell'arte veneta a Londra, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0275

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200 COSTANZA JOCELYN FFOULKES

troppo grande della Andromeda, il naso dritto, la maniera tutta sua di segnare le nuvole, ecc.
Sul primo piano un qualche falsificatore volle scrivere il nome «Titianus» per ingannare.

Caratteristico poi in ogni particolare e intimamente connesso coli'incisione in legno
riprodotta dal Morelli nel suo secondo volume è un foglio contrassegnato col n. 838 (fig. 21a).
11 fiume impetuoso ricorre in quasi tutti i disegni originali del Campagnola. Il suo fine
sentimento per la natura si rivela nei bei disegni n. 848, 854, 864, ecc., e ancora più spic-
catamente in quattro squisite composizioni ora esposte al British Museum (172, 179, 180, 181).
Tutti gì'indicati disegni hanno strette relazioni tra loro, sono eseguiti con penna fina, e
appartengono, secondo ogni probabilità, all'epoca quando il Campagnola si compiaceva di
imitare Giorgione o, piuttosto, secondo il Morelli, il Tiziano giorgionesco. Di tempo più
avanzato, quando si mostrò imitatore del Tiziano più sviluppato, è il n. 841 : la Madonna
col Bambino sulle nuvole, circondata da angioletti. Il disegno ed i tipi un po' tondeggianti
dei putti hanno affinità col quadro segnato di Domenico nella Galleria di Praga. Le due
composizioni della Madonna col Bambino e il San Giacomo, tutti e due dello stesso au-
tore (n. 842, 847), paiono invece di qualche seguace del Tiziano, ma non hanno i tratti
distintivi del Campagnola.

Il paesaggio (n. 849), con San Girolamo ed altri eremiti, non ha neppure l'impronta
di Domenico; il disegno, specialmente del cranio, è molto diverso di quello che incontriamo
nei disegni autentici di lui: ne paiono suoi il n. 863 col monogramma PCA, indicante, a
quanto vuoisi ritenere, un altro artista, e il n. 865, tutti due rappresentanti paesaggi con
ed i fi zi e varie figure.

La Maddalena ai piedi di Cristo nella casa di Simone (n. 852) pare della stessa mano,
come un disegno (n. 177) della collezione Malcolm, attribuito a Tiziano. In certi particolari
si avvicinano al Campagnola, ma paiono di un imitatore.

Quale immensa differenza corre fra l'ingegno di Tiziano ed il talento del suo valente
imitatore, il Campagnola, si può benissimo constatare nella New Gallery, dove abbiamo due
squisiti esempi eseguiti nella maniera che il Campagnola si sforzava d'imitare. Essi ci danno
chiara prova di quanto restò indietro quest'ultimo nella poesia del concetto e nel brio
dell'esecuzione.

Il più bello fra i disegni di Tiziano è quello della tragica storietta rappresentante in
un ricco paesaggio un cavallo nuotante attraverso un impetuoso fiume (n. 867, fig. 22ft) per
salvarsi dai flutti; una striscia leggiera segnata sulle onde ci fa capire che il suo cavaliere,
meno fortunato, è stato inghiottito dalle acque. Il cielo coperto, l'aria misteriosa e tem-
pestosa ci indica come presto e di maniera inaspettata, in mezzo a quella natura ridente,
la morte è venuta a sorprendere la sua vittima.

Di uguale bellezza di esecuzione, ma di concetto ben diverso, è il soave ed incantevole
soggetto pastorale (n. 318). Suo pure ci pare il n. 859, e di tempo più avanzato il gran-
dioso San Girolamo (n. 844), nominato dal Morelli a pag. 378 fra i dodici disegni di mano
di Tiziano, che conosceva.

Fra gli altri maestri rappresentati notiamo un bel disegno (n. 883) che Morelli credeva
del Romanino, e che viene annoverato di lui a pag. 373 del suo primo volume; altre volte
fu attribuito a torto a Giulio Romano. Rappresenta la Samaritana, e ricorda, in certi par-
ticolari, il quadro del Moretto nella Galleria Morelli a Bergamo.

Il n. 329, di Polidoro Lanzani, è lo schizzo originale per il suo quadro nella Galleria
di Dresda. Nel quadro il pittore cambiò un po' la posizione di San Giuseppe e del donatore;
rese pure la Madonna più attraente e variò il paesaggio. Il nome di Paolo Veronese, due
volte scritto sulla carta, riuscì ad ingannare i compilatori del catalogo. Se non che la
collezione di fotografìe prestata, come già osservammo, dal signor Herbert Cook, rivelò subito
chi ne fosse il vero autore.

Il n. 853, la Cena in Emmaus, attribuita a Paolo Veronese, sarebbe, secondo un giudice
competente da ascrivere al Zelotti.
 
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