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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. IV
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Supino, Igino Benvenuto: Cellino di Nese
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0277

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CELLINO DI NESE

I.

l nome di Cellino di Nese si trova in quei libri di ammi-
nistrazione dell'Opera della Primaziale pisana, che dal 1349
vanno al 1375; ma poiché di questo periodo mancano molti
registri, così dall'indicazione saltuaria che ci rimane non
può stabilirsi se in questo frattempo ei rimanesse sempre
a Pisa; e le vaghe e indeterminate indicazioni che al no-
stro artista si riferiscono non ci dànno modo di affermare
a quali opere attendesse durante la sua permanenza tra
noi. Sappiamo però che nel 1349, ai primi di maggio, con lo
stipendio di soldi 20 al giorno, e in qualità di capo maestro,
si trova occupato ad murandum in Camposanto ; o in labore-
rio Campi sancii ; e questo fino al 27 giugno dello stesso
anno; che nel 1368 lavora alla taglia, e nel 1374 alle la-
pidi nere, e ai marmi de' sedili del cimitero monumen-
tale, essendo capo maestro Puccio di Landuccio. Nulla dunque di sicuro c' insegnano
i documenti pisani intorno al nostro artista, al quale, per la notizia pubblicata dal Ciampi,
ci è noto che nel 1339 gli operai dell'Opera di San Jacopo apostolo e di San Giovanni
di Pistoia concesserunt magistro Cellino quondam Nesis civi senensis, magistro lapidimi ad
construendum edificandum complendum et perficiendum ecclesiam et edificium sancii Johannis
Baptiste, etc., 1 e sebbene il Yasari voglia che il disegno del San Giovanni stesso sia di
Andrea Pisano, il Ciampi osserva che in quel contratto non si nomina punto Andrea, ciò
che non toglie, aggiunge, che suo potesse anche essere il disegno e a Cellino se ne allogasse
l'esecuzione.2 Ma il Vasari nella vita di Andrea Pisano scrive, che di sua mano è nella
detta città di Pistoia, nel tempio principale, « una sepoltura di marmo, piena nel corpo della
cassa di figure piccole, con alcune altre di sopra maggiori. Nella quale sepoltura è il corpo
riposto di messer Cino d'Angibolgi, dottor di legge e molto famoso letterato ne' tempi suoi,
come testimonia messer Francesco Petrarca in quel sonetto:

Piangete, donne, e con voi pianga Amore;

e nel quarto capitolo del Trionfo d'Amore, dove dice:

Ecco Cin da Pistoia, Guitton d'Arezzo,

Che di non esser primo par ch'ira aggia.

Si vede in questo sepolcro, di mano d'Andrea, in marmo il ritratto di esso messer ('ino,
che insegna a un numero di suoi scolari che gli sono intorno, con sì bella attitudine e

1 Ciampi, Notizie inedite della Sagrestia pistoiese, 2 Loc. cit., pag. 48.

pag. 123, doc. IV.
 
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