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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. IV
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Supino, Igino Benvenuto: Cellino di Nese
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0281

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272

scolpito l'intento decorativo che ha presieduto al lavoro, non mancano alcune figure di buona
proporzione e di carattere. E perchè la stessa tecnica e la medesima maniera d'intendere
le ornamentazioni e di rendere le figure possono riscontrarsi in un monumento del Cam-
posanto pisano, noi non esitiamo ad attribuire a Cellino di Nese l'arca sepolcrale del medico
Ligo Amannati.

II.

Alcuni scrittori vorrebbero dei figli di Andrea Pisano, Nino e Tommaso, i due monu-
menti che si trovano nella cappella Amannati. Il Da Morrona e il Grassi attribuiscono
questi lavori a qualche scolaro di Giovanni Pisano: il Titi, nella sua Guida di Pisa, as-
segna quello del medico Amannati a Giovanni, senza pensare che questi morì nel 1328,
quegli nel 1359. Il Rosini poi scrive che « l'arca sepolcrale di Francesco (?) Amannati, me-
dico, morto nel 1359, si crede della scuola di Andrea Pisano », 1 e i signori Crowe e Caval-
casene affermano che in una delle cappelle del Camposanto si vede distinta in due monu-
menti la maniera diversa di Nino e Tommaso. '2

Ora, poiché tanto nella cappella Aulla quanto in quella Amannati si trovano due monu-
menti, non possiam dire a quali abbiano voluto alludere gli eruditi scrittori. La cappella
detta di San Gregorio fu costruita dal medico Ligo Amannati per farvi la propria sepoltura,
e la tomba ove riposano le sue ossa è ora situata, non certo nella sua originaria colloca-
zione, sulla parete di fianco a sinistra di chi entri. Il sarcofago è sorretto da tre men-
sole riccamente intagliate, ed ha sulla faccia anteriore, divisa in tre scompartimenti, nel
centro una mezza figura di Cristo uscente dal sepolcro, e ai lati due stemmi che si ripetono
eguali da ambe le parti.

Nella fascia della cornice, subito sopra le mensole, ricorre la seguente iscrizione:

HIC JACET VIR PRUDENS ET DISCRETUS M. LIGUS QUONDAM FRANCISCI AMANNATI DE PISIS
IN MEDICINA PIIILOSOFIA ET SEPTEM LIBERALIBUS DOTTORATUM QUI OBIIT A. D. MCCCLYIIII
DIE XVII1I AUGUSTI.

Sopra il sarcofago, entro un ampio arco di gotica architettura, sta distesa la figura del-
l'Amannati con un libro sul petto, sopra il quale poggia ambo le mani, e sopra all'arco,
entro una specie di tabernacolo cuspidato, è ad altorilievo rappresentato il medico in cat-
tedra, mentre alcuni studiosi seduti, ritratti in vari e naturali atteggiamenti, ne ascoltano
la parola, e fra loro par discutano intorno alle dottrine espresse dal maestro.

Il carattere di questa scultura è senza dubbio quello stesso che abbiamo osservato nel
monumento a Cino da Pistoia, e specie in alcuni movimenti delle figurine sedute ritro-
viamo la stessa tecnica (forse in questo sarcofago pisano più trascurata) e il medesimo
modo d'intendere il movimento del corpo e di rendere le pieghe delle vesti. Non v'ha
dubbio quindi per noi che la tomba dell 'Amannati sia lavoro di Cellino di Nese, tanti
e così manifesti sono i punti di somiglianza fra l'arca sepolcrale del Camposanto e quella
dal medesimo artista lavorata per Cino dei Sinibaldi nel Duomo di Pistoia. Pur nella
tomba del medico pisano può riscontrarsi lo stesso intirizzimento nella figura distesa del
medico, nell'insieme dura e poco espressiva; mentre quelle degli scolari hanno un fare più
largo, sebbene talvolta un po'disfatto, e serbano l'impronta dello scalpello, che con pochi
tratti, anche per ottenere con la distanza migliore e maggior risultato, ha reso con una
certa evidenza la varia espressione dei volti. Gli ornati poi sono così sapientemente trattati,
e con tale arte condotti, che attestano intiera l'abilità dell'artefice senese.

E probabile che il nostro artista non attendesse, durante il suo lungo soggiorno a Pisa,

1 Descrizione delle pitture del Camposanto, pag. 200.

2 Storia della pittura, voi. II, pag. 16.
 
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