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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. IV
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Baudi di Vesme, Alessandro: Matteo Sanmicheli: scultore e architetto cinquecentista
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0293

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284

« Retroscriptus modellus Capette Sanctissimi Corporis Christi apud eccelsiam Sancii Silve-
stri et ad formam illius magister Matheus de Sanato Michaele mediolanensis magister pichapetra
promisit facere modis et formis ut ibidem, retro depictum est et ut apparet in instrumento
recepto per dominimi Johannem Thomam de Parvopassu sub die ultima octobris 1528. —
Jo. Tito, de Parvopassu».

« Atestor ego magister Matheus de Sanato Michaette promissise (sic) acturum ut supra.
Et in fidem premissorum hec me propria manti scripsi et subscripsi. — Idem Matheus manu
propria ».

L'esame di questa firma — la quale è l'unica che s'abbia di Matteo Sanmiclieli —
dimostra clie le iscrizioni sul recto del foglio, quella eccettuata che dissi essere più recente,
sono della stessa mano.

Anche i due disegni or descritti sono i soli conosciuti dell'esimio artista lombardo.
Essi avrebbero dovuto restare nell'Archivio civico, allegati all'istrumento del 31 ottobre 1528,
rogato da Giovanni Tommaso Parvopasso notaio del Comune; ma già in epoca antica ne furono
sottratti e andarono dispersi. Fortunatamente nel 1672 furono dal conte Calcagni, decurione
della città, nelle cui mani erano capitati, donati alla città con altri undici documenti rife-
rentisi al miracolo del Sacramento, 1 e furono poi riposti e con somma gelosia custoditi

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AUTOGRAFO DI MATTEO SAtfMICHELI

nell'armadio dalle quattro chiavi, sinché la Giunta municipale, con lodevole deliberazione
del 6 marzo 1872, ne decretò il trasloco al Museo Civico, dove però non furono esposti alla
pubblica vista che nel corrente anno 1895. L'atto del notaio Parvopasso più non si trova
nò nell'Archivio civico, nò altrove.

Le note autografe del Sanmiclieli sopra uno dei due disegni possono servire di base
per calcolare le dimensioni della costruzione, conoscendosi che il piede di 6 oncie, detto
anche piede geometrico, è di m. 0.256, vale a dire esattamente la metà del piede liprando
di 12 oncie.2 L'altezza, dal pavimento al ciglio del tetto, era approssimativamente di m. 6.50,
la larghezza di m. 10.70 e la profondità di m. 3.30.

Questi miei calcoli differenziano non poco da quelli fatti dal Promis. 3 La ragione ne
è che questo autore suppose che il Sanmiclieli, da lui falsamente creduto veronese, adope-
rasse in Piemonte le misure dello Stato Yeneto, perchè, dic'egli, in quei tempi ciascun
artista, dovunque andasse, mai non si serviva d'altre misure che di quelle della sua patria.
Il che quanto sia falso, lo dimostrano, per non citare che un esempio, gli Annali della
fabbrica del Duomo di Milano. 4

Pochi e brevi sono i ricordi dell'oratorio del Sacramento lasciatici da persone vissute
mentre esso ancora esisteva. Il più antico è quello fattone dal Pingon, 5 che lo definisce
marmoreum sacellum. Angelo Peruzzi, vescovo di Sarsina e visitatore apostolico della diocesi

1 PROMrs, pag. 60. 3 Pag. 64 e 65.

2 Bertolotti, Descrizione di Turino; Torino, 1840; 4 Milano, 1877.

pag. 453. — Martini, Manuale di metrologia,; Torino, 1883; 5 Angusta Taurinorum; Torino, 1577, pag. 63.

pag. 783.
 
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