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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. IV
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Baudi di Vesme, Alessandro: Matteo Sanmicheli: scultore e architetto cinquecentista
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0328
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319

bardo? Si noti che la casa ove trovatasi Ja lapide del Sanmicheli apparteneva in principio
del secolo scorso, come appare da un'iscrizione e da uno stemma dipinti sopra la porta car-
raia, a certo Antonio Re, ignoro se dei Cocco o dei Porlezza.1

XXIX.

Al verso della carta 1 del Manoscritto G di Leonardo da Vinci si legge:

« Monbracco sopra Saluzzo, sopra la Certosa un miglio, al piò di Monviso è una miniera
di pietra faldata, la quale è bianca come marmo di Carrara, senza macule, che è della du-
rezza del porfido e più-, della quale il compare mio maestro Benedetto scultore 2 ha impro-
messo di darmene una tavola per li colori, a dì 2 di genaro 1511 ».

L'Amoretti3 ed il Muletti4 deducono da questa nota del grande enciclopedista toscano
ch'egli visitò personalmente i luoghi in essa nominati.

Gustavo Uzielli5 invece dice essere soltanto probabile ch'egli si trovasse allora nell'Alta
Italia, ma non potersi affermare che egli andasse nelle sopradette località, senza che peraltro
tale supposizione possa del tutto escludersi.

Su questo punto io vado più in là che l'Uzielli, e ritengo che le parole di Leonardo
non solo non provino, ma anzi escludano ch'egli nel 1511 si trovasse nel Saluzzese. Difatti,
s'egli si fosse recato alla miniera da cui s'estraeva la pietra che destò la sua attenzione, od
anche s'egli si fosse trovato in Saluzzo, facil cosa gli era di procurarsi direttamente la desi-
derata «tavola per li colori», mentre dovette contentarsi della promessa di maestro Bene-
detto. Inoltre egli sarebbe stato più esatto nelle sue indicazioni topografiche.

Ma qual'era questa «pietra faldata, bianca come il marmo di Carrara? » L'Uzielli, com-
mentando le parole di Leonardo, così discorre in proposito:

«Fra Envie, borgata situata ali chilometri da Saluzzo alle falde e ad oriente del Monte
Bracco, e Barge, che giace a tramontana di esso, elevasi sul monte stesso, al confine di quei
due Comuni, un antico convento, già spettante alla Certosa di Collegno: ed è appunto da
quella parte del Monte Bracco che si trovano, in generale a mezza costa e specialmente a
due chilometri, oltrepassata la Certosa verso Barge, le cave principali della pietra che da
questo paese è conosciuta sotto il nome di bargìolina. Essa, come è noto, si sfalda in lastre
sottili, perfino di un centimetro, ed è costituita, quasi essenzialmente, di quarzo con poche
lamine di mica interposte fra lastra e lastra, ed è quindi durissima e molto adattata, fra
altri usi che può avere, per macinar colori.

« Due punti del citato passo di Leonardo possono sembrare poco esatti. Il primo è quello
ove dice che le cave da lui indicate a un miglio sopra la Certosa sul Monbracco, sono pure
al pie del Monviso, mentre il Monbracco è un'ultima diramazione del gruppo di quell'alto
monte; e soltanto quindi in quest'ultimo senso l'espressione di Leonardo è giusta. Il secondo
punto è quello ove è detto che la pietra in discorso è bianca come il marmo di Carrara.
Ora veramente le bargioline hanno un colore vario che oscilla dal bianco grigiastro al gial-

1 Molte sono le famiglie chiamate Re in altre terre
vicine alle Calcinere. Ed io credo che da nna di esse
abbia preso il nome l'incantevole Piano del Re, alle
falde del Monviso, nome che gli storici vanamente si
sforzarono di far derivare da qualche sovrano che là
avrebbe soggiornato.

2 II Ravaisson Mollien ha creduto che questi po-

tess'essere Benedetto da Maiano; ma, come fu osser-

vato dal Richter, costui era già morto fin dal 1497. Un

tempo io fui persuaso che questo misterioso personag-

gio fosse Benedetto da Rovezzano, scultore fiorentino
o pistoiese, nato nel 1474 ed ancor vivo nel 1552, il
quale fece più d'un viaggio nell'Alta Italia; ma ora
propendo a credere che si tratti piuttosto di Benedetto
Briosco da Porlezza.

3 Memorie storiche su Leonardo da Vinci.

4 Storia di Saluzzo, VI, 58-60.

5 Leonardo da Vinci e le Alpi, in Bollettino del Club
Alpino Italiano, voi. XXIII, n. 56, anno 1890.
 
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