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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. V
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Bonola, Giulio: Il tritico di Borgomanero
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0339
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330 GIULIO BONOLA

copriva, e della tabella dedicatoria, che lo coronava; esso costituiva l'ancona del nostro aitar
maggiore, dedicato a San Bartolomeo.

Alcuni anni or sono il tritico mancava anche della stessa Pietà; e spetta al dott. Carlo
Balsari il merito d'averla con studiosa cura ricercata e d'averla rinvenuta nei solai della
chiesa parrocchiale, dimenticata e sepolta, chissà da quanto tempo, sotto la polvere.

Le ricerche fatte per ricuperare anche gli angioli e la dedica riuscirono finora com-
pletamente infruttuose.

Ma, come vedesi, non ostante che contengano tante preziose notizie, anche gì'inventari
della Confraternita ignorano l'autore dell'opera.

*

* *

Essa è tuttavia di valore, e merita l'affetto dei Borgomaneresi e vale la pena che si
ricerchi a chi noi la dobbiamo.

La parte centrale è la migliore: la Madonna col Bambino in braccio e l'angiolo ai piedi
sono mossi assai caramente, ed è grazioso molto il concetto che anima tutta la composizione;
poiché Gesù, tolto un frutto dal canestrino di San Giuseppe, lo porge, dall'altro lato della
Tergine, a San Bartolomeo, il quale, senza distrarsi dalla lettura, stende quasi meccanica-
mente la mano a riceverlo, mentre l'angioletto, seduto su fiorellini ed erbette, accompagna
quella sacra e semplice poesia, ora col violoncello ed ora col mandolino.

Sono pure assai buone le figurine dipinte sul basamento: San Cristoforo, San Seba-
stiano, San Rocco, S. Eustachio e San Bartolomeo. Questo si vede a sinistra, mentre viene
scorticato da due manigoldi, ed a destra, che, scorticato, si è messa la sua pelle in ispalla
su di un bastone e, con molta disinvoltura, se ne va, come fanno i nostri contadini colle
loro sacche da viaggio, lasciando così insoddisfatti sullo sfondo, pare, due mercanti che si
direbbe v'abbiano fatto conto.

Invece, meno buone sono le due tavole grandi di San Giovanni e di Sant'Andrea, che,
oltre all'essere completamente convenzionali, presentano un fare molto rigido e statuino.

Nella Pietà, all'ottima composizione corrisponde poco l'accuratezza della esecuzione.

Conforme la tradizione, che l'opera appartenga a più pittori, il modo di colorire non
può essere precisato e sembra vario; uno solo invece sembra il disegno e le stesse parti-
colarità, nelle mani, nei piedi, nelle pieghe, ecc., si riproducono in tutte le parti.

Qualche licenza pittorica segna l'avvicinarsi del seicento: alcuni santi hanno l'aureola
ed altri 110; gli animali sono foggiati stranamente, un carnefice di San Bartolomeo è strac-
ciato sino alla miseria, ecc.

L incorniciatura, coi suoi viticci dorati arrampicantisi sul fondo celeste delle colonnette,
ha, non ostante la grossolana ingessatura, certamente posteriore, un effetto gentile.

*

* *

Certo questo tritico appartiene alla scuola di Gaudenzio Ferrari.

Ma la sua mano non v'è certamente, e non occorre la data fornitaci dagl'inventari per
escludere che sia sua fattura; ne giova in contrario la tradizione raccolta dal Cotta,1 che
il Ferrari ha pure lavorato in Borgomanero, e l'osservazione che il nostro Borgo non pos-
sederebbe altro da potergli attribuire.

Passando perciò in rassegna gli scolari di Gaudenzio, nasce a prima vista la domanda:
se autore del nostro tritico possa essere 0 Antonio Zanetti, 0 Gio. Batta Della Cerva, il
maestro del Lomazzo.

E, infatti, il Della Cerva è da antiche memorie ricordato come nativo di Borgomanero,

1 Museo Novarese, Stanza IV, pag. 287.
 
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