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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. V
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Supino, Igino Benvenuto: Nino e Tommaso Pisano
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0359

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IGINO BENVENUTO SUPINO

sinistra, poggiato al muro, è ora collocato il monumento ed lia rappresentate nella base,
in tre bassorilievi scolpite, tre storie relative alla vita del defunto. Al di sopra due angeli
alzano una tenda, e fra gli archi, sostenuti da colonnette a spirale, appare la salma dell'arci-
vescovo in abito pontificale. Sopra al coperchio è un tabernacolo a tre scompartimenti, nel
centro del quale sta la Vergine col Figlio, nello stesso atteggiamento di quella della chie-
setta della Spina, ma men fine e corretta; e ai lati due angeli con le mani al seno congiunte
in atto di adorazione. Nel centro del coperchio è scolpita in bassorilievo una figurina fra
due angeli volanti raffigurante l'anima dell'arcivescovo portata in cielo; ai lati sono pure due
altri angeli, con le mani incrociate sul petto. Sopra il piano dove posa il coperchio stanno
lateralmente le due statue di San Domenico e di San Pietro Martire, quest'ultima guasta,
sì che la testa perduta è stata sostituita da una di stucco.

La Vergine col Figlio, l'abbiamo del resto già detto, ripetizione del solito tipo di Nino,
appare un po' gretta di fattura: la testa del Bambino, povera e meschina, non è trattata colla
consueta maestria; gli angioli hanno forme scarne, e nella durezza dei loro movimenti, come
bene scrissero i signori Cavalcasene e Crowe, ricordano la vecchia Scuola pisana; non così
però la statua del defunto, che è eseguita con naturalezza e con verità: il viso largamente mo-
dellato, il manto che ricopre il cadavere, quasi disegnandone il corpo, tutto è studiato e reso
con intelligenza e sapere. Ma l'abilità intiera dell'artefice è dimostrata nelle tre storiette della
base, sapientemente e abilmente scolpite, piene di movimento e di vita. Noi però, dopo esami-
nate le varie parti del monumento, siamo d'avviso che quelle men felici per interpretazione di
vero e per condotta tecnica sian dovute a Tommaso; e gli angioli, di cui sopra abbiam deplo-
rato le forme meschine e la fattura gretta, si possono rassomigliare, come vedremo in seguito,
non solo con quelli che sono ai lati dell'immagine della Vergine nell'altare di San Francesco,
ma con la stessa figura della Madonna in quella scultura rappresentata.

A proposito di quest'arca sepolcrale, scrivono i citati signori Cavalcasene e Crowe che
la parte architettonica manca di proporzione, e con le sue forme gravi e pesanti guasta non
poco l'insieme del monumento. «E per spiegare la cosa », aggiungono essi, «noi saremmo
quasi indotti a credere che esso sia avvenuto per un errore commesso nelle misure da chi
ebbe l'incarico di eseguirla col disegno di Nino, quando non fosse per avere Nino scolpito
le sole figure. Qualunque sia la causa cui debba attribuirsi, è però un fatto troppo evidente
questa mancanza di armonia tra il lavoro delle figure e quello dell'architettura». 1

Ma invece di cercare l'errore in origine, e l'accusa è del tutto infondata, bisognerà tro-
varlo nelle mutazioni fatte subire al monumento dopo l'incendio della chiesa. Scrive il Bo-
naini, che il Mattei pubblicò questo ricordo, il quale leggevasi in un Sepoltuario manoscritto
del Convento, che egli non potè rinvenire nonostante le più scrupolose indagini :

«Sopra l'altare di San Pietro Martire c'è una sepoltura grande di marmo, nella quale
vi è sepolto Monsignor De Saltarelli ».

Poco più sotto, di carattere moderno, vedevasi scritto : « La detta sepoltura era un
sepolcro grande, tutto di marmo bello, quale arrivava quasi fino al tetto; guastatosi dal fuoco,
che abbrugiò tutta la chiesa l'anno 1651 pisano, la notte della vigilia di tutti i Santi; posto
a tempo del P. M. Fra Domenico Amadori Priore del convento, nella muraglia in alto, donde
in oggi è fatto il presepio: e, per ultimo, posto dal P. Priore, Padre Lettore Frate Aurelio
Portigiani, nell'uscio di sagrestia, per entrare in chiesa, a mano sinistra, nel 1681 pisano».2
Ma poiché abbiamo avuto la fortuna di rinvenire il Sepoltuario di cui parla il chiaris-
simo Bonaini, ci piace trascrivere la parte che al nostro monumento si riferisce:

«Sepoltura. Saltarelli. Il corpo di monsignor Saltarelli, fiorentino, della nostra reli-
gione, arcivescovo di questa città, stava in un bellissimo deposito grande e magnifico, che
la sommità arrivava sino al capitello del tetto, et alto da terra solamente da quattro braccia
in circa; era tutto di marmo lavorato con colonnette, angeli e statue, e spostava tutto in

1 Storia della pittura, voi. II, pag. 13.

2 Bonaini, Cronaca del convento di Santa Caterina, pag. 466.
 
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