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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. VI
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Frizzoni, Gustavo: La Pinacoteca Scarpa di Motta di Livenza
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0418

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LA PINACOTECA SCARPA DI MOTTA DI LIYENZA'

LLORQUANDO per ineluttabili vicende accade che una
pregevole raccolta artistica viene a sfasciarsi e ad
essere dispersa ai quattro venti, non è fuori di luogo
che si tenti di ricostituirne l'unità nella nostra mente,
richiamando alla memoria almeno i capi principali di
che si componeva. E quello che si vuol fare qui bre-
vemente rispetto alla Pinacoteca Scarpa, venduta al-
l'asta a Milano i giorni 14 e 15 dello scorso novembre,
col concorso di molti amatori ed antiquari, tanto na-
zionali quanto esteri.

Fondata dal celebre medico Antonio Scarpa, nato
ne] 1752, che fu a lungo professore all'Università, di
Pavia, la raccolta occupava da anni due sale nella di
lui villa a Motta di Livenza nel Friuli. I suoi eredi, dovendo dividere la sostanza fra di
loro, recentemente vennero nella deliberazione di procedere alla vendita dei quadri per
realizzarne il valore.

Uno dei capi pei quali la Galleria era celebrata fu venduto in precedenza da solo, ed
era quello di una colossale figura di San Sebastiano, legato a un palo e trafìtto dalle freccie,
opera autentica di Andrea Mantegna. L'originalità di questo quadro già si trova attestata
da un noto antico libro, che si può qualificare quasi per una delle prime guide artistiche
di alcune città del Yeneto e di Lombardia, v. a. d. il così detto Anonimo Morelliano, dove
è citato come esistente a Padova, in casa di M. Pietro Bembo. Ivi viene rammentato nei
termini seguenti: « E1 San Sebastiano saettato alla colonna più del naturale, sopra una tela,
fu de mano del Mantegna ». 2

Fu trovato nello studio del pittore alla sua morte, insieme all'altra tempera sulla tela,
ora appartenente alla Pinacoteca di Brera, dov'è rappresentato N. S. morto, visto di scorcio
e pianto dai suoi.3 Dalla proprietà del cardinale Bembo il San Sebastiano passò in quella
degli eredi, dai discendenti dei quali nel 1807 lo comperò lo Scarpa per incorporarlo alla
sua Galleria.

Il Santo è una poderosa figura, maggiore del vero, condotta con grande realismo e
studio d'anatomia. Sul piano anteriore è rappresentata una torcia accesa, una doppia fila di
coralli e un cartello al basso sul quale sta scritto: « Nil nisi divinimi stabile est, caetera
funius ».

1 I modelli fotografici delle qui unite figure sono
tolti tutti dalla Raccolta di riproduzioni degli originali
della Galleria Scarpa, fatta dal fotografo Luigi Dubray.
Corso Venezia, 11, Milano.

2 Vedi Notizia d'opere di disegno, pubblicata e il-

Archivio storico dell'Arte, Serie 2', Anno I, fase. VI.

lustrata da Don Jacopo Morelli, 2a ediz. di G. Frizzoni.
Bologna, Zanichelli, 1884, pag. 50.

3 Vedi nell'opera nota del conte Carlo d'Arco, II,
pag. 70, la lettera di Lodovico Gonzaga a F. Gonzaga,
del 2 ottobre 1506.

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