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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. VI
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Carotti, Giulio: La gran pala del Foppa nell'oratorio di Santa Maria di Castello in Savona
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0474
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la gran pala del foppa

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Conclusione. — L'ancona del Foppa della confraternita di N. S. del Castello in Savona
ha anzitutto un interesse storico per il ritratto del cardinale Giuliano della Rovere, che fu
poi papa Giulio II, e per l'iscrizione che attesta la sua munificenza in prò di Savona.1

Artisticamente è interessante, ancorché squilibrata nelle sue parti, perchè appunto coi
suoi vari elementi così diversi l'un dall'altro porge la conferma della genesi e dell'evoluzione
del Foppa, e vale a spiegare la grande differenza di valore tra alcune delle sue opere, spe-
cialmente tra alcuni dipinti e i suoi affreschi, differenza rilevata da parecchi critici, e tra
gli altri dal Muntz.

Infatti, le due tavole superiori degli Evangelisti confermano ad evidenza la sua deri-
vazione diretta dalla scuola padovana dello Squarcione; la tavola della Madonna presenta
un'allargarsi della sua maniera, e colla tecnica dimostra che da lui derivarono il Bergognone
ed il Bufinone; la tavola poi dei Padri Dottori della Chiesa e quella del San Giovanni Bat-
ttsta ci presentano il maestro in tutto il suo maggior valore, ce lo confermano artista gran-
dioso e dotato di sentimento, di grande valore nel disegno e nella tecnica, di maniera larga
e potente.

Così noi possiamo persuaderci che egli, al pari del Perugino, cedette alla pressione
delle ordinazioni; tenne botteghe a Brescia, a Milano, a Pavia, dove, più che eseguire, faceva
in gran parte eseguire le pale d'altare, le pitture di venerazione, e queste, come la pala di
Savona, condotta probabilmente in Pavia (se non in Brescia in obbedienza al volere dei Bre-
sciani) riesci un amalgama di tavole sue e degli allievi, di opere delle varie sue maniere.

Coli'ultima sua opera il Foppa scioglie adunque il quesito della ineguaglianza di valore
delle sue opere, e ci lascia nei Dottori della Chiesa e nel San Giovanni Evangelista il canto
del cigno. Ma in quale stato! La pala è in tali condizioni che non posso esimermi dall'espri-
mere il voto che la Direzione generale delle antichità e belle arti voglia sottoporla ad esame
e curarne il restauro, poiché credo, senza esagerazione, che un maggiore indugio tornerebbe
fatale alla sua conservazione.

Giulio Cahotti.

1 ii tesoro del Duomo vecchio, trasportato nel nuovo,
è ancor ricco di preziose suppellettili, pastorali e para-
nienti donati da Giulio ii; anche l'attuale coro di splen-
didi stalli è quello che egli aveva fatto fare pel Duomo
vecchio, e che era stato compiuto nel 1509. Aveva pur
fatto erigere dall'architetto Giuliano da San Gallo un
palazzo che fu poi trasformato in convento, e Yateneo,
la cui grandiosa facciata ci pervenne incompiuta, ma
è una pagina ammirabile di architettura grandiosa.
Prima ancora di salire sul trono pontificio, nel 1501,

il cardinale si era rivolto ad un altro lombardo, a
Marco d'Oggiono, associato ad un altro pittore, Am-
brogio de Zafferoni, perchè adornasse di affreschi la
cappella della Tergine Maria nel Duomo. Opera che,
se anche fu eseguita, sarà andata distrutta colla distru-
zione del Duomo. L'Alizeri.non aveva avuto cognizione
di tale ordinazione che scopri il Motta, bibliotecario
della Trivulziana. Archivio Storico Lonibai'do, 1895,
pag. 424.

Archivio storico dell'Arte, Strie 2*, Anno I, fase. VI.

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