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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. VI
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0481

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MISCELLANEA

Studi e memorie riguardanti l'arte italiana
pubblicati nel 1894 nelle principali riviste di
storia dell'arte in Germania. — Due sole, e poco
importanti, sono le contribuzioni che ci reca a pro-
posito l'annata del 1894 (nuova serie, tomo Y) della
Zeiischrift fur bildencle Kunst (Rivista delle arti
figurative) edita a Lipsia dal prof, von Liitzow.
Nella prima, dal titolo Lionardo da Vinci und die
bemlunten weiblichen Bildnisse ini Louvre and in der
Ambrosiana (Lionardo da Yinci e i celebri ritratti
muliebri nel Louvre e nella Ambrosiana) G. Friz-
ioni c'intrattiene del ritratto della Gioconda, della
cosidetta Bella Ferroniera (ambedue nel Louvre)
e di quello che, fino a pochi anni fa, passava per
essere quello di Beatrice d'Este, moglie di Lodo-
vico il Moro (nell'Ambrosiana), svolgendo i pregi
singolari del primo, che è indubitabilmente dipinto
da Lionardo, in confronto ai due altri in cui egli,
e ci pare giustamente, non si trova in stato di
poter ravvisar la mano del grande maestro. Ma
mentre, quanto riguarda gli autori di essi, egli per
quello dell'Ambrosiana non esita di accettar l'at-
tribuzione, datagli dal Morelli, ad Ambrogio De
Predis, non si dichiara in grado di poter sicura-
mente additare a chi dipinse la Bella Ferroniera,
di essere però inclinato a seguire l'opinione emessa
dal signor Carlo Loeser, che cioè ne fosse autore
il Boltraffio. Discorrendo poi delle copie antiche
della Gioconda, di tutte quante gli pare arrivare
il più vicino all'originale, in quanto alla fedele sua
interpretazione non solo, ma anche al tempo quando
ebbe origine, quella del museo di Madrid, a cui
egli assegna un autore fiammingo della numerosa
schiera dei veneratori e imitatori di Lionardo e
della scuola lombarda, di pochi decenni posteriore
al maestro stesso. Anzi gli pare di poter ravvisar
la mano del medesimo pittore anche nel quadro

del museo di Berlino, raffigurante il Cristo risorto
fra S. Leonardo e S. Lucia, ed attribuito nel ca-
talogo di quel museo a Leonardo stesso.

Nel secondo contributo si illustrano due palazzi
della città di Zante, capoluogo dell'isola omonima,
e se ne danno riproduzioni dall'autore dell'articolo,
il prof. Strygowslci. Tutti e due fanno testimonianza
del predominio che, dopo due anni di dominio dei
Turchi, dal 1481 fino al 1797 vi esercitò la repub-
blica di Venezia, inquantochè ambedue additano,
se non a modelli diretti, almeno all'evoluzione che
l'architettura prese in questa città. Il primo dei
palazzi in discorso, per le sue areature a mezzo
tondo, riposanti su tozzi pilastri ottagonali nel
pianterreno, per le finestre chiuse con archi a ca-
rena e la loro ornamentazione di stile gotico (a
guisa di quelle sull' incoronamento della facciata
di S. Marco), nel primo piano (il secondo pare so-
predificato molto posteriormente), mostra la sua di-
pendenza di analoghe costruzioni veneziane del-
l'epoca gotica. Il secondo invece si svela subito
agli occhi di chi lo guarda quale una emanazione
maestosa della scuola di Jacopo Sansovino nelle
sue arcate tonde al pianterreno, cinte da pilastri
e trabeazione di stile toscano, simili in tutto (meno
le mezze colonne) al piano corrispondente della
celebre biblioteca a Venezia, siccome anche nel-
l'architettura dei due piani superiori compartiti,
il primo di pilastri ionici, il secondo di tali di stile
corinzio con le rispettive trabeazioni e cornici, fra i
quali nelle pareti lavorate alla rustica si aprono
sopra davanzali ornati di balaustri grandi finestre
chiuse nel primo piano di frontoni triangolari poco
erti, nel secondo di timpani arcuati. Della storia
dei due palazzi l'autore non ci rivela nulla, anzi
non ne nomina neppure i possessori antichi o
presenti.
 
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