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sarà possibile meliore. II pittore quì accennato fu certamente Giovan-Antonio Licinio da Pordenone, il
quaìe da altri fu chiamato Curlicello e che venuto in Mantoa, a M. Paris gentiluomo colorì a fresco
una facciata di muro con grazia maravigliosa, come narra il Vasari. Iafatti esteriormente al palazxo mu-
rato da Paride Ceresara, oggi nominato del diavolo, tuttodi si veggono sotto la cornice reliquie delle dette
pitture eseguite dal Curticello, rappresentanli un fregio di lettere (che dinotano le parole: Ceresariorum
el amicorum domus), fra le quali come pure scrisse lo stesso Vasari, è un numero di fanciulli che pas-
sano frà esse in varie attitudini e tutle bellissime.

(46) — Dalla descrizione fatta può aversi che questa invenzione fosse la stessa che Giulio dipinse sopra
muro entro al palazzo del Tè rappresentanle il banchetto imbandito per le nozze di Psiche con Amore, ii
di cui disegno fu inciso da Diana Scuilori, Mantovana.

(47) — Intorno a questo quadro si vegga alla nota aggiunta al docum. N. 86.

(48) — Si vegga al documenlo N. 74.

(49) — Nome nuovo nella storia delle arti.

(50) — Marcello Venusti Mantovano, di cui abbiamo scritto al cap. I.° del libro 2.° nel primo volume.

(51) — Messis Quintino da Anversa valente piltore di cui parlò ii Sandrart.

j52) — Forse la bozza delia testa di Medusa dipinla dal Vinci.

(53) — Ambrogio Figino, milanese.

(54) — Angiolo Bronzino da Firenze, ricordato dal Vasari.

(55) — Un baccanale dipinto da Annibale Caracci.

(56) — Alcuni di questi furono poi posseduti dal duca d’Orleans, si vegga alla pag. 74 della nostra
storia di Giulio.

(57) — Forse il quadro che oggi si alloga in Vienna detto uno degli studii di Giulio per la sala
dei giganti.

(58) — Filippo Cesare pittore Ferrarese ricordato dal Baruffaldi.

(59) -— Dubitiamo che si avesse a scrivere Monsignore cioè uuo di quei tre fratelìi dei Monsignori
ehe operarono di pittura in Mantova.

(60) — Un dipinto eseguito da Dosso Dossi da Ferrara fu da noi accennato al Docnm. N. 101.

(61) — AI 1660 viveva ancora un Emanuale prete greco e jnttore che come scrisse iì Lanzi, nato in
Venezia vi esercitò la pittura imitando Ia maniera usata dai primi Greci venuti in Italia. Non ci è dato
però conoscere se il nominato Emanuele potesse esser quello cbe diede il disegno delle molte figure, vasi
et animali, quì ricordati cbe furono lavorali in scultura.

— N. 201. —

Inventario degli oggetti d’arte rinveimti nella Corte dei Gonzaga al 24 di gennajo del 1631,
redatto da Ottavio Piccolomini. (1) (Inedito)

L’Illustr. Sig. Piccolomini visitò il palazzo della corle di Mantova questo dì 24 gennajo 1631.

E prima entrò nell’appartamenlo dove abitava il Seren. sig. Duca Carlo (2), nel quale prima
nel salone grandc nell’intrare sono alcuni quadri grandi nel friso di sopra con l’effigie delli
Seren. duclii di Mantova armati a cavallo, et era apparalo di corrami d’oro con figure in piedi
della Seren. Casa d’Auslria bellissime.

Et nellc camere contigue vi erano, nell’ una apparata di corrami d’oro di Spagna con frisi
d’oro e pittura di varii paesi di mano del Tintoretlo; nell’altra con paramento di veluto cremesino
et brocato d’oro all’Indiana i quadri delle imprese fatte dal marchese Federico Gonzaga, grandi. (3)

Nella quinta camera di detto appartamenlo parata di veluto cremesino et telle di brocato
d’oro vi era nel friso molti quadri dal inezzo in alto di mano dcl Feti, cioe ritratti det nalurale,

Nella sesta con paramento simile come sopra vi erano quadretti ovati piccoli sopra il rame,
et nel friso di sopra diversi quadri di pìtture del naturale di donne fatte dal cavagliere Baglioni. (4)

Nelli camerini che seguono vi erano diversi quadri mezzani et piccoli di pillure diverse.

Nelli camerini della grolta vi erano apparamenti et diversi quadri et nell’allo tutlo indorato
erano diversi qnadri di parabole di N, S. fatti dal Feti. (5)
 
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