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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 5.1902

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Fasc. 3
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Bibliografica artistica
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https://doi.org/10.11588/diglit.24147#0364
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3i6

BIBLIOGRAFIA ARTISTICA

Bui lettino de ila Società filologica romana.N. 3.
Roma, 1902.

A. Venturi: Note di storia dell’arte medievale. —
Sono tre noterei le così concise che possono essere a
dirittura riprodotte integralmente.

1 Nel tesoro della basilica di Monza si conserva sopra un
piatto la gallina dai pulcini d’oro, ascritta dallo Zimmermann
al secolo XIII, dal Boek ad alta antichità. La rappresentazione
della gallina con i suoi pulcini, simbolo d’abbondanza presso
i popoli antichi e principalmente presso i romani, può ser-
vire a corroborare le ragioni desunte dalla tecnica per la
determinazione dell’antichità dell’oggetto. Probabilmente il
gioiello fu un dono augurale, come il piatto di cui è un
frammento al Museo d’Orange, nel quale entro un meda-
glione si vede una gallina con una spica nel becco e tre
pulcini e la scritta MIHI ET MEIS FELICITER. Il costume
romano, piuttosto che un rapporto tra quella gallina aurea di
Teodolinda e le leggende dei rumeni attuali nel basso Da-
nubio, donde passarono i Longobardi, si può vedere nell’og-
getto che fu consacrato ai celesti patroni della basilica di San
Giovanni di Monza.

2 Molti degli oggetti barbarici trovati a Nocera Umbra e
a Castel Trosino hanno identità con altri rinvenuti presso
Strasburgo (vedi Lindenschmit, voi. I, disp. I, tav. Vili,
nn. 7-9-10; id., disp. XII, tav. Vili, nn. 1-14, 17-20; voi. II,
disp. III, tav. VI, nn. 4-7; id., disp. X, tav. VI, nn. 1, 4,
13, 14; id., disp. XI, tav. VI, n. i; voi. Ili, tav. IV, n. 6;
id., tav. IX, n. i). 'Pale identità può lasciar credere che
parte dei Goti, quando furono costretti a ripassare le Alpi,
si rifuggiassero presso i popoli germanici fratelli, e può dar
modo a disegnare la via tenuta dai Goti fuggitivi dall’ Italia.

3 II Bradley, nel Dictionary of Miniaturists, discorre di
un Giovanni Eposio miniatore d’un Exultet della Vaticana
(n. 9820). Non è il miniatore, ma il preposto della chiesa
che ebbe VExultet. L’iscrizione male interpretata dal Bradley
è la seguente:

IÓÌIS PBR ET

[PRJEPOSI

[T]VS.

— Pag. 13.

Il prof. Fedele pubblica un’iscrizione inedita del
campanile di Gaeta dalla quale si rileva come il mo-
numento fosse opera del marmorario Niccolò romano
che noi sappiamo aver vissuto nel xn secolo.

— Pag- 15-

G. Focolari: La leggenda del martirio dei Scinti
Quirico e Giulitta in Santa Maria Antiqua. L’A. , de-
scritta la leggenda nella doppia forma in cui è perve-
nuta a noi negli Ada Apocrypha e in una lettera di Teo-
doro, vescovo di Iconio, illustra la serie di affreschi di
Santa Maria Antiqua con le storie del martirio del santo
fanciullo e di sua madre.

Mette in relazione codeste rappresentazioni col rac-
conto degli Acta Apocrypha e mostra come il pittore
si attenesse, meno nella scena della morte di San Qui-
rico, a questa forma della leggenda, condannata da
papa Gelasio, respinta dal vescovo Teodoro e scar-
tata poi dai Bollandisti.

Termina accennando alfe forme che la leggenda
assunse nei martirologi romani dell’xi e xn secolo,
fino al tempo in cui la versione del vescovo Teodoro
fu universalmente accettata.

— pag. 37.

F. Hermanin riporta l’iscrizione del tabernacolo
di Santa Cecilia, già riferita dall’Ugonio e venuta in
luce durante i recenti restauri, iscrizione che prova
come il monumento fosse eseguito da Arnolfo nel 1293
(voci 1283 come lesse 1’Ugonio). L’A. ricorda l’epi-
grafe del tabernacolo di San Paolo fuori le mura e
quella del distrutto sepolcro di papa Bonifacio Vili in
San Pietro; ambedue indicanti come autore un Arnolfo,
certo lo stesso del tabernacolo di Santa Cecilia e certo,
secondo dimostrò il Frey, un artista diverso da Arnolfo
di Cambio, architetto di Santa Maria del Fiore.

— Pag- 57-

F. Hermanin illustra brevemente un trittico di A11-
toniazzo romano conservato nella chiesa di San Fran-
cesco presso Subiaco e ricordato da G. Iannuccelli
nelle sue Memorie dì Subiaco. Il trittico rappresenta
la Vergine col Bambino tra San Francesco e Sant’An-
tonio e reca la scritta ANTONIVS DE ROMA ME
PINXIT 1464; risale quindi al primo periodo dell’at-
tività dell’artista.

— Pag. 61.

Fra le Notìzie si dà un cenno dei restauri alla casa
degli Anguillara e al palazzetto della Farnesina ai
Baullari, si reclamano provvedimenti a tutela dell’im-
portante chiesa di San Flavi ano a Montefiascone (fon-
data nel primo quarto del secolo xi, decorata di af-
freschi nel trecento), si parla brevemente, in fine, di
una grotta-cappelletta, presso il paese di Magliano
Pecorareccio, dalla vòlta e dalle pareti ricoperte di
affreschi con le storie dell’infanzia del Redentore (se-
colo xiti).

FanfulLa della Domenica. Roma, 5 gen-
naio 1902.

Stanislao Fraschetti vi ricordava le vicende della
costruzione del palazzo di Montecitorio, incominciata
come si sa dal Bernini e continuata da Carlo Fon-
tana, e indicava un documento dell’Archivio della fab-
brica di San Pietro dal quale si può dedurre che il
palazzo — destinato alla famiglia d’Innocenzo X —
era in realtà dovuto all’iniziativa della celeberrima co-
 
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