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ARCHEOLOGIA. E BELLE ARTI
ci menerà senz'altro preambolo ad una più decisiva con-
clusione, che cioè per quanto abbiansi a commendare i
nostri artisti de' tempi addietro, quasi tutti, tolte però
non molte, sebbene onorevolissime eccezioni, provennero
o da altre provincie italiane o da paesi di straniera dizione.
E questo intervento estranio al paese notasi special-
mente nel secolo XVII, a cui si riferisce la nostra me-
moria; secolo nel quale i nostri principi concorsero nella
nobile gara di chiamare d'ogni parte artisti, che senza
dubbio concorsero ad ingentilire il Piemonte.
Prima dell'epoca che descriviamo poco si ha ad accen-
nare in risguardo di arti ed artisti, e fra costoro si può
ritenere che abbiano primeggiato il noto Gaudenzio Ferrari
di Valduggia, e Defendente De-Ferrari da Chivasso, che
un distinto nostro collega rivendicava, non ha guari, da
ingiusta oblivione (i).
Egli è vero che Emanuele Filiberto col ricostituire la
monarchia, seppe farla risorgere a vita novella, e vi recò
sì bene tra noi i modi e le idee europee, che nella pic-
ciola proporzione , compiè quanto già aveva fatto in
Ispagna Carlo V, e quanto in Francia doveva farvi il
Richelieu, ma per questo appunto, e per bisogne di mag-
gior momento, ei poco poteva provvedere al lenocinio
delle arti. Invece è noto ai più, come quel campione di
eroismo e di politica sagacia, figlio a padre sventurato,
doveva anzitutto attendere al riordinamento della cosa
pubblica, rendere la monarchia indipendente da quanto
ne inceppava la libera azione, ed imbrigliare il feudalismo,
inciampo continuo all'azione spedita del reggimento.
(i) Vedi l'accurato lavoro del signor barone Gamba, L'Abbadia di
S. Antonio di Ranverso e Defendente De Ferrari da Chivasso, in
questi Atti a pag. 118 e seguenti.
ARCHEOLOGIA. E BELLE ARTI
ci menerà senz'altro preambolo ad una più decisiva con-
clusione, che cioè per quanto abbiansi a commendare i
nostri artisti de' tempi addietro, quasi tutti, tolte però
non molte, sebbene onorevolissime eccezioni, provennero
o da altre provincie italiane o da paesi di straniera dizione.
E questo intervento estranio al paese notasi special-
mente nel secolo XVII, a cui si riferisce la nostra me-
moria; secolo nel quale i nostri principi concorsero nella
nobile gara di chiamare d'ogni parte artisti, che senza
dubbio concorsero ad ingentilire il Piemonte.
Prima dell'epoca che descriviamo poco si ha ad accen-
nare in risguardo di arti ed artisti, e fra costoro si può
ritenere che abbiano primeggiato il noto Gaudenzio Ferrari
di Valduggia, e Defendente De-Ferrari da Chivasso, che
un distinto nostro collega rivendicava, non ha guari, da
ingiusta oblivione (i).
Egli è vero che Emanuele Filiberto col ricostituire la
monarchia, seppe farla risorgere a vita novella, e vi recò
sì bene tra noi i modi e le idee europee, che nella pic-
ciola proporzione , compiè quanto già aveva fatto in
Ispagna Carlo V, e quanto in Francia doveva farvi il
Richelieu, ma per questo appunto, e per bisogne di mag-
gior momento, ei poco poteva provvedere al lenocinio
delle arti. Invece è noto ai più, come quel campione di
eroismo e di politica sagacia, figlio a padre sventurato,
doveva anzitutto attendere al riordinamento della cosa
pubblica, rendere la monarchia indipendente da quanto
ne inceppava la libera azione, ed imbrigliare il feudalismo,
inciampo continuo all'azione spedita del reggimento.
(i) Vedi l'accurato lavoro del signor barone Gamba, L'Abbadia di
S. Antonio di Ranverso e Defendente De Ferrari da Chivasso, in
questi Atti a pag. 118 e seguenti.