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Atti della Società di Archeologia e Belle Arti per la Provincia di Torino — 3.1880

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Corno, Vittorio del: Le stazioni di Quadrata e di Ceste lungo la Strada Romana da Pavia a Torino
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https://doi.org/10.11588/diglit.11585#0240
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236

ARCHEOLOGIA E BELLE ARTI

tale luogo rinvenuto (1), il quale per la sua forma alquanto
si accosta ai piedi del famoso tripode d'Industria (2).

Nel 1880, dal signor Milano, conduttore del podere, mi
venne donato un frammento di oggetto di bronzo (tav. XXXI
n. 4), il cui uso è proprio ignoto, non a me solo, ma al-
tresì ad illustri archeologi, ai quali presentai esso oggetto
o ne inviai un disegno. Ha una patina verdognola; e ap-
partiene ai tempi romani, e più precisamente a quelli dello
impero. Recatomi allora immediatamente a vedere il luogo
in cui esso bronzo era stato rinvenuto, gli innumerevoli
frammenti di embrici e di grandi mattoni mi persuasero che
quivi esistesse un romano edificio. Ora questa persuasione
è certezza; poiché è stata posta allo scoperto una buona
parte delle fondamenta, le quali s'incontrano a cento metri
di distanza dall'attuale edificio del Quarino Bianco, prolun-
gandone verso occidente il muro meridionale.

Sarebbe necessario di scoprire per intiero esse fonda-
menta, onde poterci formare esatto concetto dell' edificio.
Nobile doveva essere senza dubbio: facendone prova i molti
frammenti di marmo bianco, che io trassi dalle macerie,
alcuni dei quali appartengono a quadretti per pavimento,
altri a sottili falde (dello spessore appena di millim. 7), di
cui i muri erano incrostati (3). Ne posso omettere di far
menzione di una specie di piccoli embrici, di forma però
rettangolare, quivi dissotterrati in gran copia, fatti con
non poca cura e, sembrami anche, con argilla assai più pur-

(1) Atti della Società di archeologia e belle arti per la Provincia
di Torino, vol. I, p.389, tav. XXIV, n. ir.

(2) Atti cit., vol. Ili, tav. XVI.

(3) Di queste incrostature, che i Romani chiamavano incrustationes,
parla Nicolas Bergier nella sua Histoire des grands chemins de
l'empire romain, Bruxelles, 1 728, p. 862.
 
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