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-( 5 )—

CAP. IL

MEDEA CHE FUGGE DA CORINTO.

I, $. Museo di Volterra n. 497; trovala negli scavi fatti nel 1874
vd. Bull. d. Inst. 1874 p. 235 (Cinci), Rivista Volterrana 1877 p. 79 ;
terra cotta, a stecco (l'unica urna di questo materiale trovata a Vol-
terra); 1. 0,62. Sopra un carro tirato da quattro serpenti alati si vede
Medea che con gesto appassionato agita la spada, con la quale ha ucciso i
propri figli. I loro piccoli cadaveri si vedono sotto il carro tra le spire
de'due serpenti di mezzo, mentre a d. ed a sin. negli angoli della compo-
sizione vi sono due figure di uomini, ognuno con un ginocchio a terra.
Quello a sin., nudo, all'infuori d'un leggero panno svolazzante dalla mano
sin., guarda in alto alzando la d. con gesto disperato; l'altro a d.? vestito
di esomide, di un mantello, che a guisa di cucullus pare gli cuopra anche
la testa, e di stivali, ha la faccia rivolta verso d. e con ambedue le braccia
fa un movimento come se volesse coprirsi il viso con il mantello, in atto
di chi spaventato cerca di sottrarsi ad uno spettacolo orrendo. Come il
vestito, cosi quest' atto indica chiaramente un uomo vile e di condizione
inferiore. Molto probabilmente questa figura originariamente, cioè nel-
l'originale greco, che dipendeva senza dubbio dalla celebre tragedia euri-
pidea, rappresentava Giasone, quella corrispondente a sin. il pedagogo
de'figli uccisi. ISeiropera dell'artefice etrusco esse sono divenute figure
piuttosto generiche, il cui significato originario può soltanto indovinarsi.
Imperocché nò quella a sin. ha l'apparenza di un re, ne quella a d. quella
d'un pedagogo, che dapertutto si rappresenta barbato.

Ne'fianchi dell'urna si vedono due demoni alati, assisi sopra una
specie di ara rotonda, dalle facce spaventevolmente brutte (quello a d. è
per di più anche calvo), cui perciò spetta il nome di Caronte, abbenchè
manchi l'attributo caratteristico del martello.
 
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