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-barili
■la quale ?ià
'Noi tot/
ffro'ProN>*
apressolapersoDadeJre.
^ : cheservivanoal-
ie » special dà
nagieriJIg
■ ri inani.
■"•iito jljllfr
presso ad nona,ili
■i, Il fate
altra Afa')
ti di «,011»
- trovansi Dei sepolcri,
-
;{T0i'"
maggior parte sono senza manico, il quale essendo
di legno, più di rado si conservò (1). Il più perfetto
che fìnor si conosca è quello che da me fu trovato
a Tebe, nella tomba della nutrice di una figlia del
Faraone Tahraka (2). Posava presso la cassa del-
la mummia, chiuso in una custodia, o stuccio di
legno, fatto esattamente per contenerlo, con il co-
perchio che per aprirsi girasi dall' estremità al ver-
tice (3): di legno è pure l'elegante manico; e le due
facce del metallo conservansi ancora abbastanza for-
bite e lucide da potervisi specchiare.
Il nome egiziano dello specchio (che non di ra-
do si trova scritto allato all'oggetto medesimo in
certe casse di mummia, delle quali sopra ho fatto
menzione (4)) è ^7 Ì "2 «J> , vale a dire, la
parola JJtere^ ~<^* *"* -^! I e il figurativo la
faccia, g,0^ o g,p£-; onde si fa una voce compo-
sta , secondo Y indole connaturale alla lingua egi-
ziana, JUtCTe-^O^ o JUteT6-g,p&; che significa
veder la faccia , o visione della faccia, appellazio*
ne conveniente allo specchio . Ho trovato ancora es-
ser preceduta la figura di questo utensile dalla voce
(1) Tav. M. C. n.° LXXXI, %g. 38, 39 e 40. È questo il
disegno di tre specchj, che io stesso trovai nelle tombe tebane?
e che ora appartengono al museo di Firenze. Nel museo di Pa-
rigi uno ve ne ha di cui il manico è tutto d'un getto dello stes-
so metallo, e figura F immagine dell' egizia Venere Athyr.
(2) Voi. 1 de' Monum. Cip. pag. 104 e seg.
(3) Veggasene il disegno, tav. M. C. n.° LXXXI, %. 87.
(4) Pag. 411, nota (i).
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-barili
■la quale ?ià
'Noi tot/
ffro'ProN>*
apressolapersoDadeJre.
^ : cheservivanoal-
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■ ri inani.
■"•iito jljllfr
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■i, Il fate
altra Afa')
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- trovansi Dei sepolcri,
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;{T0i'"
maggior parte sono senza manico, il quale essendo
di legno, più di rado si conservò (1). Il più perfetto
che fìnor si conosca è quello che da me fu trovato
a Tebe, nella tomba della nutrice di una figlia del
Faraone Tahraka (2). Posava presso la cassa del-
la mummia, chiuso in una custodia, o stuccio di
legno, fatto esattamente per contenerlo, con il co-
perchio che per aprirsi girasi dall' estremità al ver-
tice (3): di legno è pure l'elegante manico; e le due
facce del metallo conservansi ancora abbastanza for-
bite e lucide da potervisi specchiare.
Il nome egiziano dello specchio (che non di ra-
do si trova scritto allato all'oggetto medesimo in
certe casse di mummia, delle quali sopra ho fatto
menzione (4)) è ^7 Ì "2 «J> , vale a dire, la
parola JJtere^ ~<^* *"* -^! I e il figurativo la
faccia, g,0^ o g,p£-; onde si fa una voce compo-
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ziana, JUtCTe-^O^ o JUteT6-g,p&; che significa
veder la faccia , o visione della faccia, appellazio*
ne conveniente allo specchio . Ho trovato ancora es-
ser preceduta la figura di questo utensile dalla voce
(1) Tav. M. C. n.° LXXXI, %g. 38, 39 e 40. È questo il
disegno di tre specchj, che io stesso trovai nelle tombe tebane?
e che ora appartengono al museo di Firenze. Nel museo di Pa-
rigi uno ve ne ha di cui il manico è tutto d'un getto dello stes-
so metallo, e figura F immagine dell' egizia Venere Athyr.
(2) Voi. 1 de' Monum. Cip. pag. 104 e seg.
(3) Veggasene il disegno, tav. M. C. n.° LXXXI, %. 87.
(4) Pag. 411, nota (i).
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