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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 1,1): Testo — Rom, 1929

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https://doi.org/10.11588/diglit.1341#0186
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Capo IX. - / grandi privilr»;i ili Pietro

CAPO IX.

I GRANDI PRIVILEGI DI PIETRO.

Finora abbiamo trattato le rappresentazioni dell'apostolo
che per il loro carattere storico o la loro importanza s'impo-
nevano agli artisti senz'altro, specialmente il battesimo di
Cornelio tanto celebrato nell'antichità, poi la prima cattura, di
valore fondamentale per la futura Chiesa di Roma, t'annun-
zio della negazione, come allusione alla misericordia divina,
ma anche, e sopra tutto, al « confirma fratres! », e le scene
pastorizie, nelle quali Pietro fa addirittura le veci del Buon
Pastore. Tutti questi soggetti provengono direttamente dalla
sacra Scrittura, e furono perciò di buon'ora introdotti nel-
l'arte funeraria. Al contrario le rappresentazioni che illu-
streremo nel presente capitolo, appartengono alle composi-
zioni più tarde e sono effetto di meditazione, suggerita dai
grandi privilegi che Cristo conferì all'apostolo, e solo a lui.
Invero Pietro solo è lo a ianitor caeli », il fondamento
della Chiesa. Egli è il fondamento della Chiesa, perchè
Cristo gli comunicò la sua dottrina con l'obbligo di inse-
gnarla ai popoli, il che facendo l'apostolo suggellò l'inse-
gnamento col sacrifizio della sua vita.

§ I. - Pietro fondamento della Chiesa
e fondatore della Chiesa di Roma.

« Petra erat Cbristus >, dice s. Paolo, parlando della
l'onte miracolosa nel deserto '. Avrebbe potuto aggiungere,
sotto qualche riguardo, il nome di Pietro, perchè dopo la
solenne professione di fede- nella divinità di Cristo, fatta
dall'apostolo, il Figlio di Dio gli impose, quasi per pre-
miarlo, il nome di Petrus, facendolo pietra, fondamento della
Chiesa: » Beatus es Simon Bar Iona, quia caro et sanguis
non revelavit tibi, sed Pater incus, qui in caclis est. Et
ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram
aedificabo ccclesiam meam, et portae inferi non praevale-
bunt adversus eam. Et tibi dabo clavcs regni caelorum, et
quodeumque ligavèris super terram, erit ligatum et in caeiis,
et quodeumque solveris super terram, erit solutum et in
caeiis -'. I santi Padri, a cominciare da Cipriano, ammirano
questo immenso privilegio dell'apostolo, di essere il fonda-
mento della Chiesa. Essi, naturalmente, danno alle parole
di Cristo il senso comune ed ovvio. » Hic est », così s. Mas-
simo di Torino, « Petrus, cui Christus Dominus communio-
nem sui nominis libenter indulsiti. Ut enim, sicut apostolus
Paulus cdocuit, petra erat Christus, ita per Christum Petrus

factus est petra dicente ci Domino: " Tu es Petrus „ ecc.
Nam sicut in deserto dominico sitienti populo aqua fluxit
e petra, ita universo mundo perfidiae aridìtate lassatim de
ore Petri fons salutiferae confessionis emersit »3. Queste
parole furono pronunciate in un'omelìa diretta al popolo,
segno che il simbolismo era compreso fin anche dal volgo.
Lo attesta espressamente s. Agostino in un luogo già citato
di sopra, che per la sua importanza vogliamo ripetere: « Dixi
in quodam loco de apostolo Petro, quod in ilio tamquam in
petra fimdata sit ecclesia; qui sensus etiatn cantatur ore mul-
torum in versibus beatissimi Ambrosii; ubi de gallo galli-
nacio ait:

Hoc ìpse, petra Ecdesiae,

Cariente culpam diluii » '.

Ma dove il simbolismo trovò un'eco veramente entusia-
stica, è in una iscrizione monumentale poco conosciuta,
composta, insieme con due altre, nei primi decenni del
secolo V da Achille, vescovo di Spoleto, per una chiesa da
lui fabbricata in onore dell'apostolo sulla vìa che conduceva
a Roma. Eccone il testo:

Quidnam igitur mirimi, magno si culmina Petro r'

quolibet existant aedificala loco,

cum quae per totum celebratur ectasia mundum,

in fundamenlo fixn Petro maneal?

Namque i/li Deus ipse caput, qui corporis extat,

proplerea Petrae nomea habere dedit,

dìcens: esto Petrus, quoniam fundabo super te

quam nubi mine tutu mo/ior orbe dotnum;

in te per ettnetas consistit ecclesia gentes,

vinci! i-t inferni carcerìs ìmperium '.

Questo magnifico elogio dì Pietro, che il vescovo Achille
seppe fare in versi eleganti, un artista romano,io scultore del
sarcofago iatcranense 174, cercò di esprimere in rilievo;
tema arduo e pieno di difficoltà, che con pochi mezzi riuscì
a superare, scegliendo a tal uopo le due testate colle rappre-
sentazioni della fonte miracolosa, della Cananea e dell'an-
nunzio della negazione, alle quali dette come fondo una
ricca architettura composta di vari edifizì. L'opera è tutta sua;
non ebbe, per quanto ci sìa noto, né predecessori né seguaci,
malgrado che non sia raro incontrare sui sarcofagi fondi
architettonici (tav. CXXI, 2 e 3).

Tali fondi, per citarne gli esempi più frequenti, si tro-
vano sempre nella catechesi di s. Filippo diacono ' e nel pas-

1 / Cor., 10. 4.

; Matth., i'\ 1

■ S. Max., Hem. 68: Miche, P. /.., 57, 394.

' S. Auc, Rttract., 1, 20: Corpus Si. tcelet. ha., \XX\ 1

1 Similmente Eusebio (H. E., 11, 14, 6: Schwartz, p. <}&) chiama
ìctro: tò>' Kaprt/iùv unì iiéynr ràv [ÌttootóAiui'.
 
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