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Alberti, Leon Battista; Bartoli, Cosimo [Übers.]
Della architettura, della pittura e della statua — Bologna, 1782

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https://doi.org/10.11588/diglit.1558#0056
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16

DELLA ARCHITETTURA

Cui*, o all' eternità, o a tutte quelle lodi ; quale Albore metterai tu a para°o-
ne dell' Arciprelso ? Eglino assermano che J'Arciprelso non patisce puntole
di tarli, né di vecchiezza, né mai da per sé si fende. Né è maraviglia sé pet
quello Platone voleva che le leggi, & li staniti publici, si descrivelsmo in ta-
volale sacre d' Arciprelso ; perche e' pensava che elleno dovessero essere piu
durabili, che di rame. Quello luogo ne avertisce ch'io racconti quel che io mi
ricordo di haver letto, & veduto di elso Arciprelso. Affermano che in Efeso
Je porte del Tempio di Diana, elsendo d' Arciprelso, durarono quattrocento an-
ni ; & che mantennero la bellezza talmente che parevano del continuo nuove.
Io in Roma nella Chiesa di San Pietro, ho veduto nel ralsettar le Porte che
fece Papa Eugenio , che dove le mani de gli inimici non li havevano fatto in-
giuria per spogliarle de 1' argento , del quale erano coperte, che elle si erano
mantenute salde , & intere piu di cinquecento anni ; percioche sé noi andiamo
annoverando bene gli annali de' Pontesici di Roma, tanti ne furono dal tem-
po di Adriano Papa Terzo, che le fece, insino ad Eugenio Quarto . Et per
tanto nel fare le impalcature lodano 1'Abeto, & antepongongli 1'Arciprelso;
per quella sola forsè cagione, che egli è piu eterno ; ma è piu grave che 1' Abe-
to. Lodano il Pino, & la Picea: pensano che il Pino sia della medesima specie
che lo Abeto, quanto allo sforzarsi contro al pelo pollogli l'opra : Ma infra 1'Abe-
to , & il Pino ci sono sì altre differentie, sì ancora quella , che l'Abeto è man-
co offeso da tarli, percioche il Pino è di piu dolce sugo che 1' Abeto. Io penso
che il Larice non sia da posporre ad alcuno Arbore , perche io ho veduto che
egli ha retti pesi di edificii fermilsunamente, & lunghilsimamcnte (orientati, sì
altrove , sì in Venetia ancora in una antichissìma opera del Mercato : & tengo,
no per certo, che e' pretti di le tutte le utilitadi, come gli altri Alberi : egli è
nervoso, mantien le forze , fermilsimo contro le tempeste, non è offeso da tarli ;
Et è openione antica , che contro le ingiurie de fuochi, duri invitto , & quali
senza alcuna lesione : che più.' che e' comandano che da quel lato, onde si
dubiti che il fuoco non venga a nuocerti , tu vi contraponga Alse di Larice.
Ma io l'ho viilo acceso ardere, ma talmente però, che e' pare ch'egli sdegni
le fiamme, & eh'e' le voglia scacciar via. E' vero che egli ha un Ibi difetto,
che per le acque marine diventa facile allo intarlarli. Alle travi dicono che è
dii'utile la Rovere, & lo Ulivo, per elser gravi, & che si piegano l'otto il pe-
so, & quasi da per loro si torcono , oltre che quelli Alberi , che sono piu at-
ti allo lpezzarli, che al fenderli, sono per travi, disutili : come è 1' Ulivo , &
il Fico, & il Tiglio, & il Salicene, & {inaili. E' cola maraviglila quel che
e'dicono della Palma, che ella si sforza contro al peso, che ella ha a-
dolso, & si piega all' insuso . Per le travate, che hanno a star allo seo-
perto, & per tutte le coperture lodano grandemente il Ginepro; & Pli-
nio dice che egli ha la medesima natura che il Cedro, ma è piu lodo.
Dicono ancora che lo Ulivo dura eternamente, & infra i primi annoverano
il Bolsolo : Né ricusano per quello i Castagni, ancor che si fendino, & apri-
no ; per le opere che s' hanno da fare allo Icoperto. Lodano l'opra tutto lo
Ulivo salvarico per la medesima cagione che lo Arciprelso, che ei non intar-
la mai : nel qual numero sono tutti li Alberi , che hanno infusi dentro sughi
untuosi, & gommosi , & massimo sé sono amari. Nelli Alberi di quella tor-
te non entrano Vermi, & è manifesto che e' non accettano gli humori,
che di fuori li venissero. Contrarli a quelli pensano , che siano tutti i legni,
che hanno sughi di dolce sapore , & che ardono facilmente ; ma ne eccettuano
ero lo Ulivo dolce, & il salvarico. Dice Vitruvio che il Cerro , .& il Faggio»
.'on per natura deboli conrro le Tempelte, & che non invecchiano ■ Plinio
dice che la Quercia infracida presto . Ma lo Abeto, & quello massimo, che
nasee nelle Alpi d' Italia, per le altre opere di dentro nelle cale, come per
Porte, per Letti, per Tavole, per Panche, & per simili cole, è ottimo; Per"

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