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Alberti, Leon Battista; Bartoli, Cosimo [Übers.]
Della architettura, della pittura e della statua — Bologna, 1782

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https://doi.org/10.11588/diglit.1558#0394
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DELLA ARCHITETTURA

& in alcuni luoghi ne sono, che fanno altrui buono ingegno, & quasi in()0 •
no. In Cornea ancora è una fonte molto utile per gli occhi, sé alcuno Ud '"
negherà con sagramento il furto in presentia del furto & si laverà gli occhi r
accecherà subito . Di quelli sia detto a baslanza. Ultimamente in alcuni lu0»h'
non si troverà acqua né buona , né cattiva . Et però, & massimo in Puglia
sarono di serbarc le acque piovane nelle Citerne.
Che quattro fono le cofe da covjìderare circa alla cofa dell' acqua, ist dove tlU
Jì generi, o donde ella nasea, & dove ella corra .
CAP. III.



QUattro adunque sono le cose circa alli affari de le acque, che fanno a
nostro proposito: che elle si trovino, che elle si conduchino, che elle si
»• s -elghino, & che elle si mantenghino . Di quelle habbiamo a trattare.
Ma hibbia.no prima a raccontare alcune cose , che si aspettano all' uso univer-
sale de le acque . Io non penso che 1' acqua si possa tenere, sé non in vali, 8;
consento a coloro, che mossi da questo, dicono , & asfermano il Mare elsere
uno vaso grandisTimo, & a simile somiglianza , dicono il fiume elsere un vaio
lunghissimo ancora . Ma ci è quella disferentia , che in quelli le acque di loro
natura corrono, & si muovono, senza che alcuna forza di fuori ci si adoperi;
& le altre, cioè le del Mare, facilmente si fermerebbono , sé elle non rullino
agitate da lo impeto de venti. Io non andrò qui dietro alle cose de' Filosofi:
Se le acque vanno al Mare , quasi che a luogo di quiete , & sé e' nasee dal
raggio de la Luna, che il Mare per spatio di tempo cresea, & per spatio di
tempo seemi . Conciosia che quesle cose non conferiseono punto al nostro pro-
posito. Non è già da lasciare indietro, il che veggiamo con gli occhi noltri,
che la acqua di sua natura cerca di andare allo ingiù, ne può patire, che la
aria in neiluno luogo dia sotto di lei, & che ella ha in odio il mescolamen-
to di tutti i corpi più leggieri, & di tutti i più gravi di lei ; & che ella deri-
derà di empiere tutte le forme de le concavitati, nelle quali ella corra ; & che
ella si sforza con tutte le forze sue quanto più te gli contraponi, di far sorza,
& di contendere con più perfìdia, & contumacia, contro di te; né mai si
ferma sino a tanto che s-concio le forze sue ella conseguisea, & ottenga di an-
dare alla quiete, che ella desidera . Et giunta al luogo dove ella si ripoli, si
contenta soiamente di sé slelsa , & sprezza tutte le altre cose mescolate, & pareg-
gia con l'ultime sue labbra a l'ultima superficie sé slessa ad uguale parità di al-
tezza . Et mi ricordo di haver lerto in Plutarco quel che si appartenga alle ac-
que: Cercava Plutarco, sé cavato il terreno, la acqua surgesTe suso, come fa

il sangue ne le ferite, o più prello, sé come latte generato a poco a poco

nel-
le poppe de le Balie , scaturisse fuori . Sono alcuni, che affermano , che le ac-
que che corrono sempre , non eseono di un vaso , come raccolte in elso , ma che
di quei luoghi, onde elle nasrono continovamente , vi si generino di aria, non
d'ogni sorte aria, ma di quella finalmente, che sia più atta a diventare vapo-
re, & che la terra, & massimo i monti sono come una spugna piena di pori,
per i quali l'aria conceputa, diventa più serrata per il freddo, & si unisee in-
lieme : & penso che quello accasehi si per gli altri inditii , si per quello, cM
e' veggono che i gran fiumi naseono ne' gran monti. Alcuni altri non la inten-
dono coli, né (tanno contenti all'oppenione di colloro, percioche e'dicono,
che molti altri fiumi, & che il Piramo massime non piccolo (conciosia che e*
gli è navigabile) non nasee però ne'monti, ma nel mezo de la pianura. Per'1
che colui che dirà, che la ^terra succia gli humori de le pioggie, i quali me-
diante la loro gravezza, 6/la loro sottigliezza penetrano, & si diltillano, 8
caseano ne luoghi concavi, sarà forsè da non elser bialìmato. Percioche e «
può
 
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