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Alberti, Leon Battista; Bartoli, Cosimo [Übers.]
Della architettura, della pittura e della statua — Bologna, 1782

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https://doi.org/10.11588/diglit.1558#0472
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3 io

DELLA PITTURA

una tavola . Et ragionevolmente certo. Imperoche e;;Ii è di necessìtà sforzarli
di por tanta diligcntia nelle cose , quanta sia a bastanza, secondo il valore de io
ingegno. Ma il volere in ogni cosa più di quel che tu polla, o che si con-
venga, è cosa da uno ingegno più torto oltinato che diligente. Bisogna adun-
que por nelle cose una diligentia moderata, chiederne parere a gli amici, anzi
nel metter in atto detto lavoro, è bene Ilare ad ascolrare , & chiamare a ve
derlo di tempo in tempo quali ciaseuno. Et in quelto modo il lavoro del Pit.
tore è per dovere edere grato alla moltitudine. Il giudicio adunque & la cen-
sura de la moltitudine non sarà allhora sprezata , quando ancora tu potrai satis.
fare alle diverse opinioni . Dicono che Apelle si (oleva naseondere dietro alla
tavola, accioche coloro che la riguardavano potedero più liberamente parlare
& egli Ilare ad ascolrare più honellamente i difetti de suoi lavori, che elsi rac-
contavano. Io vorrei adunque che i noltri Pittori stessino seoperti ad udire
spessb, & a ricercare ogniuno che li dicede liberamente quel che le ne pare;
conciosia che quello giova ad intender la varietà de le cose , & ad acquilìarsi
molto una certa gratia . Conciosia che non è nesiuno che non lì attribuita a co-
sa honorata, lo havere a dire il parer suo circa le fatiche d'alrri. Oltra di que-
iìo non si ha punto da dubitare, che il giudizio di coloro che biasimano & che
sono invidiolì, porta detrarre punto de le lodi del Pittore. Stia adunque il Pit-
tore ad ascolrare ogniuno , & prima esamini seco stelTò la cosa & la emendi.
Di poi quando harà udito ogniuno , facci a modo' di quei che più sanno . Que-
lle son le cose che a me è parso haver da dire de la Pittura in quelli miei com-
mentarii . Et sé quelle cose son tali che elle arrechino a Pittori comodità , o u-
tilità alcuna, io aspetto per principal premio de le mie fatiche, che essi mi ri-
traghino nelle hillorie loro : accioche ei dimostrino per quella via a quei che
verranno, di elser flati ricordevoli, & grati del beneficio, & dimollrino che io
sia ltato lludioso di ella arte. Et sé io non ho satisfatco a quanto elsi aspettava-
no da me, almanco non mi biasimino che io habbia havuto ardire di mettermi
a tanta impresa . Imperoche sé lo ingegno mio non ha potuto condurre a fine,
quel che è lodevole di tentare, ricordinsi, che nelle colè grandiisime, suole
attribuirli a lode, Io haver voluto mettersi a quel che è difficilissimo . Seguite-
ranno forsè alcuni che soppliranno a quel eh' io haverti mancato, & che po-
tranno in quella eccelleiuirtima , & dignidima arte, giovare molto più a pittori:
i quali sé per aventura succederanno, io li prego , quanto più lo & pollo, che
piglino quelta fatica con lieto , & pronto animo , nella quale essi & esercitino
gl'ingegni loro, & conduchino quella nobilissima arte al colmo de la eccel-
lenza . lo nondimeno harò piacere di edere ltato il primo ad riavermi acquisi-
ta la pallia in edemi affaticato di scrivere sopra quella ingegnosissìma arte . La
quale veramente difficile impresa , sé io non ho saputo condurre a quella per-
fezione de la espettatione che ne havevano coloro che leggono , si debbe darne
la colpa alla natura più torto che a me , la qual par che habbi importa quella
legge alle cose, che ei non è arte neduna che non habbi presi i suoi principii
da cose difettose . Imperoche si dice , che nell'una cosa è nata perfetta . Et co-
loro che verranno dopo a me , sé alcuni ne verranno, che sieno di studio, &
d' ingegno più valenti di me , dovcranno forsè condur quella arte de la Pittura
alla iomma perfettione.

DELLA
 
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