E mostra al Lazio i salutevol rami (4^) •
Airarmonia di quegli eletti versi,
Ch’ ella stessa dettava , ed ei gli scrisse,
Tiene silenzio la foresta intorno ,
Nè l’aura mormorar, nè batter foglia,
Nè il garrir pur si sente d’un augello.
Marone, e Sannazzar pendono intenti ;
Cede già l’uno i primi onori, e l’altro
Novellamente a dubitarne impara .
Felice il mondo allor, che di natura
ï bei secreti ai culti carmi ordisti,
O fisico gentil, per cui divenne
IJtile e dolce insiem l’arte d’Apollo,
Picciol tempo fra noi ti vide il mondo,
Che di te posseder degno non era.
Ma forse anco dal cielo udir potesti
Con qual pianto, e quai grida all’aure, all’onde,
Alle stelle , agli dei, cigno canoro ,
Le cento figlie del padre Benaco
Del tuo ratto fuggir tiitte si dolsero .
Egli al Mincio negè l’usata vena,
E per lo dtiol sotto il profondo stagno
II glauco capo , e l’urna immensa ascose »
Te di Naco le rupi, e di Briano
Chiamaro i sassi, e te chiamar le selve i
Te la grand’ombra del dotto Catullo
Entro il sacro silenzio della notte
C s
Airarmonia di quegli eletti versi,
Ch’ ella stessa dettava , ed ei gli scrisse,
Tiene silenzio la foresta intorno ,
Nè l’aura mormorar, nè batter foglia,
Nè il garrir pur si sente d’un augello.
Marone, e Sannazzar pendono intenti ;
Cede già l’uno i primi onori, e l’altro
Novellamente a dubitarne impara .
Felice il mondo allor, che di natura
ï bei secreti ai culti carmi ordisti,
O fisico gentil, per cui divenne
IJtile e dolce insiem l’arte d’Apollo,
Picciol tempo fra noi ti vide il mondo,
Che di te posseder degno non era.
Ma forse anco dal cielo udir potesti
Con qual pianto, e quai grida all’aure, all’onde,
Alle stelle , agli dei, cigno canoro ,
Le cento figlie del padre Benaco
Del tuo ratto fuggir tiitte si dolsero .
Egli al Mincio negè l’usata vena,
E per lo dtiol sotto il profondo stagno
II glauco capo , e l’urna immensa ascose »
Te di Naco le rupi, e di Briano
Chiamaro i sassi, e te chiamar le selve i
Te la grand’ombra del dotto Catullo
Entro il sacro silenzio della notte
C s