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352 C A R I T E A,

che 1’ uomo nasca cieco nel modo che ab»
biam detto , o nel divenga poi ; un solo è
il rimedio al malor suo , e questo sta nel
deprimere o confinare in basso, ed anche
nello estrarre l’umor cristallino , che se
ne sta sospeso dinanzi alla pupilla. Non
potendo la medicina restituire a quell’umo-
re la sua trasparenza, ecco la chirurgia
che îo leya di mezzo , e toglie a’ raggi,
ch’ entrano per la pupilla , ciuell’ intoppo ,
che per giugnere sino alla retina incontra-
vano a mezza via: e cosi dentro alhocchio
del cieco si versa, al dire di un poeta ,
il dolce liquor della luce. Dagli altri due
umoii che rimangono nella cavità dell’oc-
chio , 1’ uno de’ quali dicesi acqueo , e vi-
treo l’altro, amendue meno densi del cri-
stallino e più densi dell’ aria, vengono i
raggi ad essere alquanto refratti ; cosicchè,
anclando quasi a concorrere insieme , pos-
sono dipinger sulla retina una tal quale
immagine degli oggetti. E a rendere ta-
le immagine clistinta , si piglia in ajuto una
lente cli occhiale , la quale al di fuori delF
occhio fa quelle veci, che faceva clentro
di esso la lente , o sia l’umor cristailino .

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