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D i A l o g o, 365

,gono sempre a corrispondersi nella retina,
e ad esser mossè di compagnia altre part’i
da quelle , che si corrispondono per noi.
Quell’assuefazione di giudicare e di vede-
re, che da noi si contrae in un modo ,
da esso loro si contrae in un altro ; mff
torna allo stesso, che è di apprendere un
solo quell’ oggetto , di cui negli occhi s’
improntano due immagini . E volete , Ma-
dama, che non vi resti scrujDolo alcuno
che la cosa stia cosi ? Sappiate, che fu os-
servato in Inghilterra , come un buono uo-
mo , a cui si era slogato un occhio , ed
era, coine potete ben credere, divenuto
anzi losco che no , vedeva sul principio
tutti gli oggetti doppj ; ma in processo di
tempo gli oggetti, che egli conosceva il
più, vale a dir quelli, coi quali per via
del tatto avea più abitudine , gli vide senu
plici ; e cosi pur vide di mano in mano
tutti gli altri, benchè la slogatura deli’ oc-
chio durasse tuttavia.

Gran vixtù, ripigliô Caritea , dell’abitu-
dine ! Troppe sono le prove che si hanno
deir imperio , ch’ ella ha sopra di noi. Ma
nel fatto del yedere si direbbe quasi, ch’

ella
 
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