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84 S A & G î O

10 che fa si, che ne’nostri versi, ancHe
senza la rima, senza quella magia di orec-
chio, le fattezze si ravvisino del poeta, An-
zi alcuni 1’ avrebbono voluta sbandire intie»
ramente da’versi italiani, dicendo, ch'ella
è cosa violenta e stomachevole .* e non per
altra ragione il maggior nostro poeta inven-
tò le terzine, che per nasconciere quanto
più poteva essa rima ; che in assai maggior
numero sono i mali che i beni, ond’ essa
è madre: e mettono in cielo il Trissino,

11 quale primo fra tutti ne mostrò I’esern-
pio di poterne far senza, e bravamente a
purgar ne venne la nostra poesia (i),

Certa cosa è, che secondo che le nazio-
ni ebbero maggior vanto di coltura, e del-
le isquisitezze della poesia furono più va-
ghe, non impedirono con soverchie difsicoT



che . Fauk-il s’ êtonner eju elle soit l’ êcueil
des traducteurs, coTrnne elle est ceiui des
'poetes.

M. d' Alembert M.elanges de litterature T.IIL
Observations sur 1’ art de traduire .

(l) Gravina nella Ragione jjoetica lib. II»
arU z, e art. 17,
 
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