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SOPRA LA Rima. g 1

cesse lecito di coniar nuove parole, e an«*
che di mutar la significazione e il valore
cli quelle che han corso, come dice un an-
tico comentatore, se pure se gli può pre~
star fede, aver fatto Dante, a cui egli as-
serisce aver udito dire : che mai la rima
nol trasse a dir altro, che quello ch/avea
in suo proponimento ; ma che egli molte
e spesse volte facea i vocaboli dire nelle
nelie sue rime altro che quello, ch’erano
appo gli altri dicitori usati di sprimere (1):
cosa troppo strana e difficile, di cui niuno
uomo al mondo, e sia egli pur dotto e te-
nuto in venerazione dalla moltitudine quan-
to si vuole, potrà venire a capo giammai.
Ciò vuol dire solamente, che di grandissi-
me licenze si prese Dante, come ognuno
in ìeggendo la sua Commedia se ne può
accorgere tuttavia: nel che noi avremmo
il gran torto a volerlo imitare^ non essen-

do

(1) Com. ant, Dant. Inf. 10. cod. 26. banc. 4°-
della libreria mediceo — laurenziana citato nel-
la pref. della parte seconda vol. IY. delle Pro-
se fiorentine.
 
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